È nata “Unione Mediterranea”

“Unione Mediterranea”. È questo il nome del nuovo movimento politico nato alla Stazione Marittima di Napoli, nel corso di un’assemblea con oltre 600 presenti. Dopo una selezione tra oltre cento proposte è stato battuto al fotofinish il nome “Primavera Mediterranea”. L’assemblea ha votato e definito la Carta dei principi basati sul ripudio del razzismo, della difesa dei valori meridionali e della verità storica, e un Coordinamento provvisorio con 44 componenti tra indipendenti e una ventina di gruppi e movimenti organizzati. Alle votazioni hanno partecipato anche 200 persone collegate via web.
Il movimento guarda con attenzione al giornale annunciato da Pino Aprile, intervenuto in assemblea, e vedrà nella difesa degli interessi del Sud il campo d’azione fondamentale. Tra i promotori di Unione Mediterranea lo scrittore Lino Patruno, l’assessore alle Attività produttive del Comune di Napoli Marco Esposito e gli artisti Eugenio Bennato e Mimmo Cavallo con il supporto morale di Fiorella Mannoia. All’assemblea è intervenuto il sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ha sottolineato l’importanza che il cambiamento dell’Italia parta da Sud.

 

Made in Sud, confronto radiofonico tra Gigi Esposito e Angelo Forgione

Angelo Forgione – Confronto radiofonico a “la Radiazza” con Gigi Esposito del duo “Gigi & Ross” sui luoghi comuni ravvisati nella prima puntata di “Made in Sud” della settimana scorsa. Confronto, non scontro, pur nella convinzione delle rispettive idee, anche se il mio interlocutore ha provato a descrivermi contraddittoriamente come un capopopolo che condiziona gli altri ma condizionato dalle proteste altrui. E, soprattutto, dall’opinione di Bocca su “l’Espresso”, confutandosi subito dopo affermando che le persone hanno protestato nei loro confronti perchè hanno letto il mio blog «molto molto molto seguito». Chi ha condizionato chi?
Sono iscritto all’albo dei giornalisti e ragiono sempre con la mia testa, con le idee che porto avanti da anni, anche a costo di vedere Gigi Esposito fare gesti di fastidio per la mia perseveranza. Ho stretto amicizia personale con artisti che alla facile risata sui napoletani non ci stanno per principio. Il problema dei napoletani, e sono d’accordo con Gigi, è il non sapere far squadra, cosa che ha delle motivazioni (e lo sto mettendo nella scrittura del mio libro); e di conseguenza, non voler discutere la critica perchè si è prevenuti al contrario e si vede sempre il prossimo come un nemico da cui difendersi. Ma un personaggio dello spettacolo deve accettare la critica e capire da quale fronte arriva, soprattutto se è volta a migliorare insieme. Ho sempre lavorato per fare squadra con tutte le realtà napoletane e meridionali con cui ho avuto a che fare e Mercoledì scorso ho invitato tutti a sintonizzarsi su Rai Due laddove la risata napoletana stava facendo ritorno a casa. I commenti al post inviato sui social network dimostrano che l’articolo de “l’Espresso” non mi ha condizionato ma semmai confermato una certa delusione. In tema di umorismo, in passato ho contestato anche Enrico BrignanoAntonio Cornacchione, Giacomo “Ciccio” ValentiGene Gnocchi e tanti altri, colpiti dalla protesta, e bene ha fatto Gianni Simioli a rimarcare che se sono critico è solo per il bene di Napoli, a prescindere da chi c’è da criticare. Analizzare il comportamento di un napoletano è sempre più difficile che analizzare quello altrui, si sa, ma l’esagerazione non mi appartiene e la mia onestà e il mio equilibrio credo che siano riconosciuti. Questa è una tematica che divide e che non ha un’opinione univoca ma, semmai questa sia una polemica, per me è già finita. C’è l’UNESCO alle porte ed è giusto impegnarsi in battaglie più importanti.
Ciao Gigi, ciao Ross… quando volete, ne riparliamo con serenità. E forza Sud.

De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

i pilastri della campagna elettorale sgretolati dal monolito arancione

Angelo Forgione per napoli.com
Cosa sta succedendo alla giunta De Magistris? Il rinnovamento procede spedito, si è arrestato o non è mai partito? A poco più di un anno dall’avvio della rivoluzione arancione gli interrogativi iniziano a farsi strada. La defenestrazione di Raphael Rossi dal ruolo di presidente dell’ASIA, l’azienda partecipata per la raccolta dei rifiuti del comune di Napoli, e la rinuncia di Roberto Vecchioni al Forum delle Culture hanno fatto da preludio agli addii di Pino Narducci prima e Riccardo Realfonzo poi. La super-giunta si è “scassata”, via uomini che hanno lavorato sul principio assoluto di legalità, sul quale De Magistris aveva costruito la sua vittoria nella corsa a Palazzo San Giacomo. Il fatto che siano usciti due suoi stimati amici dalla giunta sbattendo la porta non può non preoccupare. L’assessore alla sicurezza Narducci veniva dalla sua esperienza da Pubblico Ministero con le credenziali di importanti indagini sulla criminalità organizzata e del suo importate ruolo nel processo su “Calciopoli”. Doveva essere il garante assoluto della legalità per la città, ruolo per cui l’amico De Magistris aveva sfidato anche il parere contrario del CSM e del Presidente Napolitano, e invece è andato via con una gran voglia di tornare al suo lavoro di magistrato, denunciando nel suo comunicato di commiato il disgusto per una visione politica, non solo del sindaco, secondo la quale «i comportamenti illegali esistenti possono essere tollerati e accettati poiché sono comunque regolatori di equilibri del vivere civile e, senza di essi, si apre la strada al disordine sociale», criticando «una concezione regressiva e subalterna allo stato di cose presenti» e «una linea di assoluta continuità con vecchie logiche del passato». De Magistris gli ha risposto che era intransigente e si accaniva coi più deboli. Insomma, lo scontro tra l’inflessibile uomo di legge e l’indulgente, e ognuno scelga in questa vicenda dove inserire la legalità e il cambio di mentalità. Poi è toccato a Riccardo Realfonzo, assessore al bilancio, su cui il sindaco aveva costruito la sua campagna elettorale. Era stato uno dei primi a sostenerlo, reduce dalla sua esperienza in giunta con la Iervolino ed era ad un certo punto divenuto inconsapevolmente l’ago della bilancia nella disputa con Lettieri. Il candidato del PDL si buttò la zappa sui piedi quando disse che l’avversario voleva portarsi appresso un ex-assessore della Iervolino che per giunta aveva aumentato la TARSU. In realtà Realfonzo aveva fatto un figurone sbattendo la porta in faccia alla sindaco dimettendosi dopo averla accusata di non essere stato supportato nelle strategie per uscire dal dissesto e per abbattere il sistema clientelare che bloccava la macchina comunale. E la tassa sulla spazzatura l’aveva semplicemente applicata dopo che il Governo Prodi nel 2007 l’aveva innalzata obbligando i Comuni a coprire interamente il costo dello smaltimento. Anche qui si sono scontrati approcci diversi, con un assessore che lavorava per abbattere gli sprechi in maniera intransigente entrando «in conflitto con la politica degli eventi da organizzare in città, e con una visione della spesa pubblica scarsamente consapevole dei problemi e non molto diversa da quelle del passato», come lo stesso Realfonzo ha scritto nel suo comunicato stampa. De Magistris ha parlato di scelta sofferta che lo ha turbato sul piano umano sostituendo il professore sannita che tagliava le spese con Salvatore Palma, presidente del collegio dei revisori dei Conti, uomo utile a mitigare il buco in bilancio percorrendo strade meno pratiche e più politico-diplomatiche.
Anche Raphael Rossi era stato mandato via da ASIA in circostanze simili, denunciando di essere entrato in contrasto col sindaco per aver rifiutato di avallare 23 assunzioni. Nel 2006 il manager aveva rifiutato la corruzione con 125.000 euro a Torino e denunciato l’AMIAT, l’azienda dei rifiuti del capoluogo piemontese di cui era vicepresidente, il cui presidente cercava di imporgli l’acquisto di un macchinario ritenuto inutile al costo di 4,2 milioni. De Magistris ha deciso di fare a meno di lui, lasciando che andasse a occuparsi dei rifiuti di Foggia lasciando una Napoli non più in crisi ma sempre costantemente sporca.
E poi c’è anche la questione più velata del presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano che era a capo di ACN, il consorzio che si occupa dell’organizzazione della Coppa America a Napoli, che ha avuto qualche screzio con il sindaco: i due si sono beccati in occasioni di uscite pubbliche quali la presentazione della Coppa Davis e l’assemblea annuale degli industriali. Le polemiche su costi e ricavi dell’evento hanno lasciato il segno (a proposito, che fine ha fatto il concerto di Francesco Renga rinviato per pioggia che sarebbe stato pagato comunque?) e le inchieste aperte dai magistrati napoletani sui lavori per le World Series hanno portato a una rottura dopo mesi di collaborazione stretta. Rottura anche con il maestro Roberto De Simone sul progetto del museo delle tradizioni napoletane e qualche stilettata anche dal sindaco di Caserta Pio Del Gaudio che non ha gradito le lezioni di buona amministrazione del collega napoletano ai cittadini casertani. Ma il primo scontro fu con l’ex amico Beppe Grillo, a colpi di punture velenose, col comico genovese che accusò il candidato sindaco di abbandonare l’europarlamento tradendo la fiducia degli elettori.
Sembra evidente che personalità forti e dritte sulla schiena non riescano a convivere col sindaco di Napoli. Fin troppo diretto Realfonzo nel sottolinearlo: «il sindaco sviluppa un astio verso chiunque, anche nel tentativo genuino di aiutarlo, esprime un punto di vista diverso su qualche argomento». L’ormai ex assessore preconizza il crac finanziario e si dice preoccupato: «un avvicendamento all’assessorato, in questa fase, con le enormi difficoltà che il Comune continua ad incontrare, è un vero e proprio salto nel buio, che rischia di portarci rapidamente in una condizione di crisi finanziaria irreparabile. Ma lui ha ritenuto di assumersi queste responsabilità». Bisogna sperare che Realfonzo si sbagli ma c’è un dato evidente che rende le preoccupazioni ancor più concrete. La rivoluzione arancione poggiava su due cardini, la legalità e la democrazia; la prima mostra grossi segnali di fallimento, la seconda sembra essere già fallita. De Magistris aveva urlato alle piazze che avrebbe aperto le finestre di palazzo San Giacomo e che avrebbe contato sulla democrazia partecipativa. Di fatto prende decisioni improvvise e se ne assume la responsabilità, non dialoga con i movimenti e neanche con le forze politiche di maggioranza. L’ultimo rimpasto è avvenuto senza confronto con chi in consiglio comunale aveva chiesto una verifica e con la stessa autorità il sindaco decide di questioni che riguardano la città. Sono nate così le ZTL che non hanno visto una consultazione preventiva con i commercianti e le associazioni di categoria. Così è nato il bellissimo lungomare “liberato”, decisione giusta ma senza creare prima le condizioni urbanistiche che lo potessero sostenere. Tutto accade senza avviso e successivi chiarimenti, che si tratti
di smontare una monumento in Villa Comunale piuttosto che di trivellare a “Bagnoli Futura” senza un Piano di Emergenza di protezione civile.
Napoli spera ma sa anche essere facilmente disillusa. Come non ricordare la stagione d’oro di Bassolino con le sue sacrosante pedonalizzazioni e i suoi eventi isolati? Oggi il lungomare è splendido ma non può restare com’è, immobile come è rimasto il Plebiscito; e non può neanche nascondere dietro una nuova vetrina tutti gli altri problemi. Bagnoli è ancora una miniera di ricchezza sprecata e Napoli-est resta un nodo irrisolto. La grande emergenza dei rifiuti è un brutto ricordo ma la città resta complessivamente sporca e sciatta. De Magistris ha fatto e sta facendo, ma da ora si tratterà di capire con quali reali risultati in prospettiva. 
Le questioni sul tavolo sono tante ma le risposte non arrivano, il coinvolgimento è negato e tutto, nel bene e nel male, è competenza dell’ex-magistrato. I Social Network diffondono messaggi del sindaco, cioè del suo staff che fa da scudo, e interfacciarsi è impresa quasi impossibile. Legalità e partecipazione potrebbero rivelarsi un doppio boomerang per il sindaco arancione che preannuncia per Settembre anche il movimento politico per ricompattare da Napoli il centrosinistra e avviare un’altra corsa, stavolta al Parlamento. Si chiamerà “Movimento Arancione” e potrebbe portare con sé un tradimento (e chi lo sentirebbe a Grillo?) del patto coi suoi elettori napoletani. Che furono tanti se ci si riferisce al 65% di preferenze ottenute da chi credeva nella sua rivoluzione. Ma anche pochi se non si dimentica che a Napoli votò solo il 50.57% degli aventi diritto. Tradotto in soldoni, il primo partito in città è quello di chi non crede nella politica e De Magistris ha l’onere di ridare fiducia ai disinteressati. L’unica maniera per farlo è quella di essere sindaco per Napoli, dedicandosi anima e cuore al rilancio della città senza altri obiettivi. Le premesse erano ottime ma il “conto arancio”, oggi come oggi, non sta rendendo quanto promesso.

Trivellazioni Campi Flegrei, parla il Prof. Mastrolorenzo

Trivellazioni Campi Flegrei, parla il Prof. Mastrolorenzo

rischi e omissioni di un progetto senza sicurezza e informazione

L’omissione di informazione sul “Deep Drillng Project” ai Campi Flegrei necessita di chiarezza e l’abbiamo cercata ascoltando un luminare della materia, il Professor Giuseppe Mastolorenzo dell’Osservatorio Vesuviano – INGV, vulcanologo di fama mondiale, al quale abbiamo chiesto se il progetto serve, se è pericoloso e se è corretto. Assenza di un piano di emergenza nazionale e locale; assenza della comunicazione alla cittadinanza delle finalità del progetto e dei suoi eventuali rischi; assenza di condivisione della scelta di autorizzare le perforazioni. Tutto ciò rende l’operazione un forte azzardo. C’è da chiedersi che fine abbia fatto la democrazia partecipativa annunciata in campagna elettorale dal Sindaco De Magistris.

Rischio chiusura Villa Floridiana bene comune

Rischio chiusura Villa Floridiana bene comune

Comunicato Stampa

La Regione invita la Sovrintendenza al Polo Museale di Napoli a chiudere definitivamente la Villa Floridiana per mancanza di fondi per la manutenzione. La prospettiva è tragica e la città non può consentirsi quest’ulteriore sconfitta.
Come lo scorso anno, siamo pronti a radunarci insieme ad altri movimenti e associazioni all’ingresso di via Cimarosa per protestare fortemente e sin d’ora chiediamo al Sindaco De Magistris di non defilarsi e a interessarsi alla vicenda. Lo scorso Gennaio il Comune di Napoli ha promosso il Forum per i beni comuni. Ebbene, la “Floridiana” è un bene comune di tutta la città nonchè un frammento di storia di Napoli.

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.
(Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)

Cazzullo incontra l’identità napoletana

Cazzullo incontra l’identità napoletana

guarda il reportage sul Corriere.it

Angelo Forgione – “Una città, un Paese”, questo è il titolo della rubrica di Aldo Cazzullo per il Corriere.it che ha pubblicato un reportage sul mondo meridionalista avanzante, quello di chi si batte per la (vera) storia dell’Unità d’Italia: “Neoborbonici, un movimento senza Re”. Il titolo è centrato, perchè per statuto i Neoborbonici non sono un movimento filomonarchico, e neanche separatista ma molti lo dimenticano o fingono di dimenticarlo.
Il viaggio nel meridionalismo (neoborbonici sono intesi tutti i movimenti meridionalisti anche se si tratta di un errore grossolano) comincia da Gennaro De Crescenzo, storico presidente del movimento nato il 7 Settembre (non per caso) del 1993 su ispirazione di Riccardo Pazzaglia, che spiega la “mission” finalizzata all’orgoglio e al senso di appartenenza nonchè alla creazione di una nuova classe dirigente locale. Giuseppe Genovese, presidente del parlamento delle Due Sicilie, esprime il suo scetticismo sull’attuale scenario politico italiano. Il noto artista contemporaneo Mimmo Paladino filtra le giuste rivendicazioni per un periodo storico che ha anche molte luci dalla retorica di un ritorno alla monarchia (che i Neoborbonici non vogliono, n.d.r.). Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris mostra (e lo sappiamo) di aver tastato il polso al movimento che ben inquadra nell’orgoglio, e non in una contrapposizione alla politica del Nord, e nella consapevolezza di come il Sud sia stato tenuto lontano da un progresso che ancora oggi non può esserci realmente senza Meridione. Lo storico Rosario Villari è messo in contrapposizione con lo stesso Gennaro De Crescenzo circa i numeri e le stime di morti meridionali che generano il risentimento storico derivante dalla comunque feroce repressione del brigantaggio. Nino D’Angelo si dichiara ignorante e fa riferimento ad un episodio che lo ha visto protagonista in una recente edizione di Sanremo quando fa oggetto di un “richiamo generale” per alcune affermazioni improvvisate per cui fece marcia indietro. Conclude il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco che taglia le gambe al movimento ripercorrendo il suo noto pensiero sul “Terronismo-romanticismo sudista” usato come alibi di una società meridionale incapace di darsi un avvenire diverso.
Il reportage non poteva che chiudersi così, con un noto parere dal fronte avverso, nonchè caro a Cazzullo che appare disponibile ad accogliere opinioni per proporle agli spettatori, ma che solo due giorni prima, nella prima parte del reportage, aveva definito i meridionalisti degli “orgogliosi sterili e rancorosi”. Forse, sul piatto della bilancia del giornalismo napoletano sarebbe stato corretto ascoltare anche Gigi Di Fiore, ma Napoli paga comunque nel confronto storico-sociologico la mancanza di un Pino Aprile, di un Lorenzo Del Boca o di un Lino Patruno da contrapporre a Demarco.
Cazzullo una posizione e un’opinione ce le ha rispetto a chi punta storicamente il dito sulla sua terra, e non è certamente neutrale. Ma apri i suoi microfoni a coloro che ritiene i picconatori dell’unità nazionale costruita dal suo Piemonte senza capire, o voler capire, che i meridionalisti picconano il Piemonte allargato che è concetto diverso dall’Italia unita in quanto valore da preservare se solo la si ottenesse. Cazzullo continua a dire da ogni proscenio televisivo nazionale che i meridionalisti sono in procinto di mettere in piedi una lega del Sud di contrapposizione a quella del Nord che sfascerà l’Italia, e ne vede a capo Aurelio De Laurentiis (perchè “decisamente” meridionalista in molte uscite) nei panni del Bossi del Sud che non sarà mai, addirittura in opposizione a De Magistris con cui in realtà assiste amabilmente alle partite del suo Napoli.
Cazzullo spinge da tempo per questa Lega del Sud che nessuno ha in mente. Cazzullo vuole trasformare un movimento culturale e identitario non federalista, non separatista e non monarchico, in movimento politico. Cazzullo non capisce che il Sud è capace anche di questo, di ideali da preservare e ridistribuire, di gente che ci rimette soldi e tempo senza “finalizzare” col cinismo politico deleterio per l’unità nazionale di cui è stato capace il Nord ma tentando di rimettere insieme i cocci di un’identità e una cultura distrutta dai suoi antenati.

I due difetti dei napoletani

I due difetti dei napoletani

Blandizzi e le battaglie per i diritti

di Tania Sabatino per “IL DENARO” di Sabato 4 Febbraio 2012

La forza della musica serve anche a parlare dei problemi dell’attuale società e delle possibilità di sviluppo e di rilancio del capoluogo partenopeo.
È stata un’occasione anche per fare questo il miniconcerto live acustico del cantautore partenopeo Lino Blandizzi, svoltosi martedì 31 gennaio alla Mondadori Centro Napoli della storica piazza Trieste e Trento, angolo via Nardones.
A ripercorrere, assieme al cantautore, le varie tappe della sua carriera ultraventennale Piero Antonio Toma, giornalista, scrittore, saggista e anche autore insieme a Blandizzi di brani come “Acqua” (diventata la colonna sonora della battaglia, condotta da padre Alex Zanotelli, contro la privatizzazione di un bene così prezioso) e “Vieni donna del Sud”, una denuncia dei diritti negati alle donne in tante parti del mondo.
“L’appello che lanciamo con questo brano – sottolinea Tomaper la salvaguardia e l’affermazione dei diritti non è rivolto direttamente alle donne, che pure sono le protagoniste del pezzo, ma alle istituzioni che si occupano dell’accoglienza”.
I brani che hanno animato la serata sono riuniti nell’album “Il mondo sul filo”, frutto della collaborazione con l’etichetta Clapo/Edel. A contraddistinguerli un comun denominatore: la denuncia “dell’incomprensibile indifferenza”, come la definisce lo stesso Blandizzi, che attanaglia quest’epoca, dove si è “impassibili di fronte ad un mondo che va in malora” spogliato di ogni valore. Per “scuotere le coscienze”, quindi, arrivano questi undici brani, caratterizzati da toni duri, che non utilizzano metafore e giri di parole.
Emblematica, poi, la canzone “Il mondo scoppia”, che appare rappresentativa di tutto l’album quando dice “Scoppia il mondo scoppia… lo stiamo lasciando cadere a pezzi… il rispetto per se stessi non c’è più…”.
Unica canzone in dialetto “Vierno Vattenne”, una poesia di Luigi Compagnone, musicata dal cantautore. Un modo per promuovere la cultura e valorizzare l’autentica napoletanità.

Una napoletanità che, per riscoprire la sua anima più vera ed autentica e per declinare il suo futuro secondo la voce sviluppo, deve liberarsi da due mali: “l’individualismo ed il pagnottismo”, come ribadisce, durante la serata, il giornalista Angelo Forgione che “quotidianamente prova a combattere tutte le ingiustizie che Napoli subisce”, come sottolinea Blandizzi.
Intenso l’omaggio all’amico Sergio Bruni con “Ma dov’è”, romanza interpretata in duetto con lo stesso Bruni ed ultimo lavoro discografico del maestro.

.

.

Sulle tracce dell’orologio storico di P.zza VII Settembre

Sulle tracce dell’orologio storico di P.zza VII Settembre

intervista per CapriNews sul mistero dell’orologio scomparso

Angelo Forgione – Dopo la denuncia del 19 Dicembre circa la scomparsa dell’orologio storico di Piazza Sette Settembre liberata finalmente del cantiere della metropolitana, ecco un’intervista per TeleCapriNews in cui si fa il punto della situazione partendo dai carteggi del 2008 custoditi all’epoca della “battaglia” per il recupero dei 12 esemplari, allorchè furono tutti rimossi.

p.s.: nell’intervista non si fa riferimento al fatto che gli orologi restaurati, una volta detti “dell’ora unica” e sempre puntualissimi, non sono più sincronizzati a tal punto che non prevedono neanche il cambio d’ora solare/legale (basti vedere l’esemplare in Piazza Duca D’Aosta/Funicolare centrale). Di questa situazione stiamo collaborando, come in passato per gli orologi, con Assoutenti Napoli.

intervista del Dicembre 2011

intervista del Dicembre 2008, prima che orologio e lampioni tornassero a mostrarsi…

Degrado Plebiscito: VANTO, Treves e Comune al TGR

Degrado Plebiscito: VANTO, Treves e Comune al TGR

Angelo Forgione – Continua l’infinita battaglia per dare soluzioni minime ai problemi di decoro del luogo simbolo della città.
Ai microfoni del TG3 regionale, con Rino De Martino della libreria Treves, solleviamo vecchie questioni alla nuova amministrazione dopo averle già poste per anni alla vecchia. Tenta di  rispondere il vicesindaco Tommaso Sodano.

Comiche lezioni padane di differenziata a Giggino

Comiche lezioni padane di differenziata a Giggino
due ridicoli professori mischiano alluminio e carta

Angelo Forgione – La prendiamo per quella che è la pagliacciata di Telepadania che si rivolge a “Giggino” per insegnare ai Napoletani a fare la differenziata. Ossia una pagliacciata! È inutile fare discorsi seri quando una produzione televisiva ha il pregio di commentarsi da sé, come del resto le parole e la mimica dei due simpatici “professori di civiltà” che intendono insegnare alla città che ha inventato la differenziata nel 1832 come si separano i rifiuti. Il sarcasmo sugli scontrini napoletani e sui televisori nel Vesuvio è serietà al cospetto del ridicolo errore della nostra bionda padana che prima inserisce una lattina d’alluminio nel contenitore più chiaro per poi inservi di li a poco, nello stesso contenitore, anche carta di giornale e cartone di pizza. Ma il Consorzio Nazionale Imballaggi-Conai è chiaro: “Sappi che la carta sporca (di cibo come i cartoni della pizza, di terra, di sostanze velenose come solventi o vernici), i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta; e che il loro conferimento peggiora la qualità della raccolta differenziata di carta e cartone” .
E poi il tovagliolo di carta sporco nell’indifferenziato invece che nell’umido. Ma che differenziata è?
Ogni mattina un imprenditore padano si sveglia e sa che deve fare tre cose: produrre merce da vendere al Sud, alimentare l’evasione fiscale e sversare rifiuti tossici in Campania. Agli amici di Telepadania che perdoneranno il sarcasmo consigliamo di protestare indirizzando i loro siparietti a Montecitorio, visto che le sanzioni sono all’Italia e non al Comune di Napoli o alla Regione Campania, e anche ai titolari delle fabbriche del loro territorio che hanno sversato in Campania servendosi della Camorra e dell’indulgenza dei magistrati che hanno fatto cadere in prescrizione i reati accertati. Ma ora diventiamo troppo seri. Magari se Giggino ci darà una buona volta la differenziata anche i programmi di Telepadania si alzeranno di livello… forse.
Grazie comunque per l’inutile lezione, ma cambiate i professori perchè questi sono da mandare in discarica. Ma per cortesia!

clicca qui per la trasmissione completa