L’ignoranza fa sbandati figli

ugo_russoAngelo Forgione Vedo fare distinzione tra bene e male dopo la rapina finita in tragedia a Napoli, dove si sono incontrati tre ragazzi, e non per la ricreazione. Due rapinatori in erba e un giovane carabiniere rapinato, il microcrimine e lo Stato, incrociatisi a Santa Lucia, a due passi dalla vista delle meraviglie del Golfo, nell’assenza pressoché totale di forze dell’ordine per garantire la serenità di tutti nella Napoli del piacere. Non a un posto di blocco ma nel luogo fatale di una tragedia in cui un ventitreenne ha tolto la serenità a se stesso e la vita a un quindicenne.

Già, un quindicenne, che il sabato sera dovrebbe andare a mangiare un panino con gli amici, ronzare intorno alle ragazzine, e rincasare per tempo, piuttosto che montare su uno scooter con targa contraffatta e andarsene a rapinare qua e là come un pistolero impavido.
Un quindicenne dovrebbe andare a scuola, non svolgere lavoretti in nero e fare il perdigiorno in strada; dovrebbe essere seguito nel percorso di crescita dai genitori, non sguinzagliato allo sbando.
Essere genitori non è un dovere ma un impegno che va assunto con coscienza, e mantenuto finché i figli non spiccano il volo. La prolificazione, nella città più giovane d’Italia, è in parte fenomeno derivante dall’ignoranza diffusa. Ugo era figlio dell’ignoranza di chi crede di risolvere le proprie problematiche esistenziali con la gioia della prole, senza avere i mezzi per sostenerla; figlio di chi mette al mondo e viene immediatamente meno alla responsabilità genitoriale; figlio di chi non sa assumersi le responsabilità di un fallimento e devasta un presidio sanitario cittadino in un momento critico per la salute di tutti, tra le percosse al personale medico e ai congiunti di altri infermi.
Genitori e figli, nell’habitat di una certa sottocultura, sono terminali di una spirale che non si arresta, entrambi frutto della dispersione scolastica, che in certi quartieri tocca picchi inaccettabili, crea malerba e inibisce la fioritura sociale.

Manca la famiglia nella cura dei figli come manca lo Stato nella cura del popolo. Quando tutto manca, ognuno sceglie arbitrariamente il suo destino, proprio come il carabiniere, che ha scelto la divisa, e la sua vittima, che ha scelto la delinquenza. Due giovani della stessa città con strade opposte che si sono incrociati per caso, l’uno con una pistola vera e l’altro con una replica. Solo così, nelle zone difficili, lo Stato e il disagio sociale vengono a contatto, e le conseguenze non sono mai piacevoli.
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“Lo Stato è una gran famiglia. Di qui seguita, che come nelle ben governate famiglie non si pensa solamente ad avere numerosa prole, ma a’ mezzi altresì di bene educarla, istruirla, e mantenerla con comodità: a quel modo medesimo è necessario, che nello Stato col promuovervi la popolazione, si studj di bene educar la gente per la parte dell’animo e del corpo, e procacciarle proporzionevolmente i mezzi di sostenersi.”

Antonio Genovesi
Delle Lezioni di Commercio o sia d’Economia Civile, 1765

Pistole puntate sui calciatori

Angelo ForgioneL’attaccante del Napoli Milik rapinato del Rolex in zona Varcaturo, solita storia di incursioni predatorie ai danni dei calciatori e solito clamore quando accade a Napoli e dintorni, come se si trattasse di un inferno a parte. Ho visto la solita sfornata di servizi televisivi e giornalistici che mai ho il dispiacere di vedere quando simili episodi si verificano altrove. Tutti a sottolineare che è assai lunga, lunghissima, la lista di calciatori del Napoli, un tempo idoli intoccabili e poi improvvisamente e stranamente finiti nel mirino dei banditi, che sanno perfettamente chi vanno a colpire e spesso fanno ritrovare la refurtiva. Uno dei rapinatori di Insigne, dopo averlo spaventato con la pistola, gli dice “La prossima partita dedicami un gol”.
Nessuno però a evidenziare che la sequela si verifica, non casualmente, da quando è iniziata l’era De Laurentiis, precisamente dal ritorno in Serie A, dopo che il presidente ha tagliato ogni laccio tra il club e certi soggetti delle curve imponendo un decalogo col quale ha “consigliato” ai suoi di sciogliere l’abbraccio e di non partecipare più alle iniziative dei gruppi organizzati. Il collaboratore di giustizia Salvatore Russomagno, nel corso del processo per la rapina di un orologio a Behrami nel 2012, disse in aula che esisteva una strategia di un gruppo ultras della Curva A per punire i calciatori azzurri che, su divieto della SSC Napoli, non presenziano più ai loro eventi. La Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli aprì un procedimento, senza però riuscire a produrre prove. Fatto sta che certe intimidazioni al club esplosero con una pioggia di petardi “cobra” voluta da alcuni soggetti della Curva B nel corso della partita Napoli-Frosinone al San Paolo del dicembre 2006. Le intemperanze durarono diversi minuti e costrinsero l’arbitro Orsato a sospendere più volte la gara. Le indagini scoperchiarono un fenomeno estorsivo ai danni del Napoli e appurarono che il club di De Laurentiis aveva tagliato la fornitura di biglietti alle sigle ultras capeggiate da pregiudicati. Per tutta risposta, gli “esagitati” avevano deciso di intervenire in maniera coatta, prima dando fuoco al “dirigibile” dello stadio destinato alla stampa e poi “manifestando” nella gara contro i ciociari. Uno dei responsabili così aveva minacciato un dirigente partenopeo: «Ho campato con il Napoli (di Ferlaino) per 50 anni, anche tu e Pierpaolo Marino (ex Dg) tenete i figli. Mi sono fatto quattro anni di galera, se ne faccio altri quattro non succede niente». Gli arrestati finirono a processo e condannati per associazione a delinquere, incendio doloso, lancio di esplosivi, minacce e tentata estorsione. E pagarono anche i danni al Napoli, che li chiese costituendosi parte civile.
Tutto finito? Neanche per idea. Il Napoli chiuse il campionato con la promozione in Serie A, e dal ritorno nella Massima Serie, coincidenza che sia, sono iniziate le rapine ai suoi calciatori e alle loro compagne.

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E mentre le rapine ai calciatori del Napoli si susseguivano come mai in passato, Andrea Angelli e altri dirigenti della “restaurata” Juventus violavano le norme federali intrattenendo rapporti con ultras (mafiosi), agevolando – secondo la sentenza di colpevolezza – “le perduranti e non episodiche condotte illecite” nella gestione dei tagliandi dello Stadium. Ancora avvolta nel mistero la morte dell’ultrà Raffaello Bucci, ex collaboratore della Juve, morto suicida, o così pare. Ne sapremo forse di più il 22 ottobre, grazie all’annunciata inchiesta di Report.
Ma il giornalismo all’acqua di rose difetta ampiamente di approfondimento e trova molto più congeniale parlar di rapine continue ai calciatori del Napoli, come se si trattasse di un problema esclusivo di una città più sudamericana che europea. Poi ci sono i sensazionalisti della radio e della tivù, magari imposti da qualche ufficio comunicazione davvero influente, quelli che Napoli la detestano e sguazzano in certe notizie, definendola l’unica città dove si puntano le pistole in fronte ai calciatori. “Non succede da nessun’altra parte la stessa cosa, in nessun’altra città!”, tuona il solito Cruciani, per il quale è goduria piena poter cavalcare il clamore che si genera ad arte quando accade a Napoli, ma non quando accade anche lì, e là pure.
A Milano, per esempio, dove Icardi si è visto puntare al volto una pistola, nei pressi dell’Arena Civica.
A Roma, dove Panucci è stato rapinato davanti casa con pistola puntata alla tempia. Come Mexes, al quale hanno addirittura portato via la figlia piccola.
A Torino, dove l’impavido Bonucci ha pure reagito a un uomo a viso scoperto che gli ha puntato una pistola ad altezza del viso.
A Madrid, dove Koke è stato rapinato con pistola in volto nel parcheggio di Plaza de Olavide.
E potremmo continuare con gli scippi senza minaccia o i furti negli appartamenti dei bersagliati calciatori, di cui le cronache sono piene ad ogni latitudine, ma l’elenco l’ho già fatto più volte e mi stufa fare il copia, incolla e aggiungi. Se mi ripetessi ancora sarebbe come dire che non esistono più le mezze stagioni. Ce n’è una sola, quella degli stereotipi, e dura tutto l’anno.

PadovaOggi e la discriminazione. Ma ci cascò anche la RAI

padovaoggiLa scorsa settimana, il sito Padova Oggi ha commentato la notizia di una rapina così: «I tre giovani responsabili intercettati da una pattuglia di militari sono un italiano e un serbo entrambi di vent’anni e un napoletano 19enne. I carabinieri li hanno sorpresi ancora in possesso della borsa rubata». Notizia poi corretta, ma nella discriminazione territoriale cadono in tanti, e qualche anno fa capitò persino al Tg2 Rai (leggi).

Il destino di un mendicante che impatta con uno scippatore

Ancora giudizi sommari su un video muto

Angelo Forgione – Lo scippo nei pressi di piazza del Gesù sta facendo parlare (come al solito) di una Napoli indifferente e senza reattività di fronte alla micro e macro criminalità. Un fondo di verità c’è, perché la gente non si sente tutelata e non può e non vuole farsi giustizia da sola, ma forse siamo al ricamo. Condanna sui napoletani perchè il caso ha voluto che sia stato un extracomunitario a diventare, suo malgrado, protagonista degli eventi. L’africano è lì in quel momento, si trova sul punto preciso dello scippo, seduto su una fioriera mentre passa la donna che incrocia lo scippatore. È travolto dalla dinamica e ne diventa parte per inerzia. La sua azione fa perdere l’equilibrio al reietto e lentamente accorre un capannello di gente, anche dai negozi, attirata dal trambusto, ed è plausibile che non capisca che si tratti di scippo ma di incidente (vedendo lo scooter a terra), e soccorre il colpevole. L’extracomunitario non parla bene l’italiano ma ha la borsa della donna in mano. Dunque, non si può sapere se tutti abbiano compreso che si sia trattato di rapina, e infatti qualcuno alza persino lo scooter. La donna, sotto shock, fa capire con lentezza che è stata aggredita. Un uomo si avvicina allo scippatore e gli dice qualcosa, toccandogli il braccio “affettuosamente”. Ma non si può sapere cosa. Lo scippatore appare intimorito, anche inesperto, e prova a fuggire appena possibile, ma viene spinto dall’extracomunitario. Sopraggiunge un altro signore con cappello e nota che la targa del motoveicolo è coperta, probabilmente cercando di leggerla. Presumibilmente, l’uomo di cui sopra si sbraccia per richiamare l’attenzione di qualcuno nei paraggi (forze dell’ordine in piazza del Gesù?), ma inutilmente. Quando lo scippatore riparte, l’uomo sembra fare un gesto come per dire «non si muovono!».
Fermo restando che l’encomiabile Benjamin è stato il più risoluto, anche perché è quello che ha capito bene cosa sia successo essendone rimasto coinvolto, e che gli altri avrebbero potuto fare certamente molto di più, il vero colpevole del video è l’uomo che, mentre accade il fatto, cammina in alto e fa finta di non vedere nulla, tirando dritto. Peggio dell’altro testimone oculare che entra da destra e lo si vede solo indicare il malvivente. Va bene analizzare il disagio dei napoletani e i loro timori, ma ricamare sull’indifferenza e addirittura sul favoreggiamento mi sembra l’ennesimo atto di sciacallaggio mediatico che ingigantisce i pur gravi problemi sociali di Napoli comuni ad altre città. La manipolazione è forzata a puro scopo sensazionalistico, e di precedenti pure ce ne sono (guarda qui). Il malvivente è stato poi identificato ed arrestato dai Carabinieri, ma presto sarà libero, perché così funziona in Italia. Questo è il vero problema su cui si dovrebbe discutere.
Non ho alcuna voglia di difendere nessuno ma solo l’esigenza di dire quello che ho percepito con obiettività in un filmato muto. Se mi sarà sfuggito qualcosa, me lo si perdoni. Certo è che se la prossima volta si eviterà al malfattore di svignarsela avremo fatto un passo avanti. Questi miserabili agiscono in pieno giorno e tra la gente proprio perché sanno che la reazione non è mai troppo decisa. A me non piace questa Napoli e preferisco concentrarmi sulle parole di Benjamin dopo l’accaduto dette a Fanpage, una vera e propria lectio magistralis di vita di una persona povera che non va a rubare ma chiede aiuto alla gente.

Rapina ad Hamisk, dibattito a “La Radiazza”

Angelo Forgione – “Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità”. Stendhal scriveva così nell’Ottocento alla sorella in procinto di partire per l’Italia che era la meta indiscussa dei colti e facoltosi turisti del “Grand Tour”, invitandola a non mettere in mostra soldi e gioielli per evitare di essere derubata. Era il consiglio di chi quel viaggio l’aveva fatto partendo da Parigi, restando peraltro abbagliato dalla bellezza di Napoli che definì “senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”.
È lo stesso consiglio che, ancora una volta, ritengo che vada rivolto non solo alle persone ricoperte di notorietà ma a tutti coloro che non hanno capito che far sentire l’odore della carne agli squali significa rischiare di farsi sbranare, in un mare senza alcuna protezione. I predatori dei rolex non guardano in faccia a nessuno, per loro conta solo notare auto di lusso per avvicinarvisi e verificare cosa ci sia al polso del conducente. Che si tratti di Hamsik piuttosto che del signor Esposito. Non è più il tempo di rimarcare, come tante volte ho fatto, i casi analoghi avvenuti a Parigi, Milano, Roma piuttosto che in cittadine più a misura d’uomo. La povertà aumenta, ed è strettamente proporzionale l’aumento dei reati predatori. Senza tutela da parte delle forze dell’ordine, anch’esse a corto di fondi, tocca alla gente capire come difendersi. È triste, ma è realtà.
Su Radio Marte, alla “Radiazza” di Gianni Simioli, ricco dibattito col sottoscritto, Francesco Borrelli e Cecilia Donadio, oltre alla testimonianza di Daniele “Decibel” Bellini.

Scippo a lady Ibrahimovic, dov’è la novità?

Parigi pericolosa, storicamente ladra. Ma Napoli paga.

Solo ieri Ezequeil Lavezzi ha detto ai microfoni di SkySport che la scelta di andare a Parigi è tutta sua, dettata dalla voglia di fare un’altra esperienza al culmine di un ciclo col Napoli considerato finito. Vero o no, a Napoli in molti attribuiscono la scelta alla compagna Yanina Screpante, modella in cerca di prestigiose passerelle e tranquille passeggiate. Le prime magari arriveranno, per le seconde è un po’ più difficile perchè Parigi non è diversa da Londra, Roma e Napoli. Non avrà più tra i piedi la fastidiosa ressa quando camminerà mano nella mano col “pocho” ma da sola farà bene a tener viva l’attenzione. Subito se ne è accorta la compagna di Zlatan Ibrahimovic, Helena Seger, scippata nel pomeriggio di ieri mentre faceva shopping nella capitale francese. Uscendo da una nota boutique è stata affiancata da due individui su uno scooter che le hanno strappato la borsa con cinquemila euro. Chissà come avrà reagito Yanina alla notizia, e come l’agente di Ibrahimovic Mino Raiola che aveva recentemente detto che ai calciatori il Sud-Italia fa paura.
Si dice che a Napoli capiti più spesso ma sono tanti anche i recenti precedenti di Nadal, Pastore e Sirigu che a Parigi hanno subito disavventure di diverso genere, e peggio è andata al giornalista leccese Sergio Vantaggiato che ha trovato la morte sotto la Torre Eiffel; Parigi è da tempo una delle capitali degli scippi e dei borseggi e persino l’ambasciata statunitense mette in guardia i propri cittadini dal problema dei “pickpockets”, i mariuoli della Senna. Si racconta che nel quartiere degli ChampsElysées, per esempio, falsi poliziotti in borghese esibiscano una tessera fasulla e dicono di voler fare un controllo per combattere la falsificazione di banconote: chi ci casca e tira fuori i soldi resta fregato. Leggende o no, sta di fatto che solo al Louvre vengono denunciati ogni giorni una cinquantina di furti ai turisti, per non parlare della metrò che è una vera e propria trappola.
Qualche tempo fa il noto sito per viaggiatori Tripadvisor ha stilato una classifica delle 10 città europee più pericolose per i turisti. La classifica ha messo in fila Barcellona, Roma, Parigi, Madrid, Atene, Praga, Alicante, Lisbona, Tenerife e Londra. Quattro città spagnole nella “top ten” e Napoli non è tra le altre sei. Non si conoscono i criteri che hanno generato la speciale graduatoria che potrebbe anche essere falsata e basata su dati non proprio fedeli alla realtà, ma vero è che Napoli non è l’inferno descritto dai media. E per rendere l’idea di come questa percezione venga alimentata all’interno dei confini nazionali basta prendere le pagine dei quotidiani sportivi che si occupano di certe vicende extra-calcistiche quando accadono ed evidenziare lo spazio dedicato (in basso). Se il fatto accade a Napoli, ed è pur vero che accade troppo spesso come altrove, gli si dedica l’intera pagina (tranne spazio pubblicitario) mentre se accade in città più “patinate” c’è solo un trafiletto privo di enfasi e senza i precedenti, dove per enfasi si implicano conseguenze emotive di un calciatore del Napoli in procinto di abbandonare la città come piacerebbe a qualcuno. Non tutti gli scippi sono uguali e la permanenza di Ibrahimovic a Parigi non è in dubbio perchè la differenza la fanno gli ingaggi, non le condizioni di vivibilità di questa o quella città. Si chiama sciacallaggio che si somma alla cattiva informazione e fa danni enormi a una città che è da sempre sbattuta nell’elenco delle città invivibili mentre Parigi è nell’elenco mentale, e solo mentale, delle città incantevoli. Vedremo cosa Yanina Screpante dirà o scriverà di Parigi il giorno in cui si renderà conto personalmente che tutto il mondo è paese.
“Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità”. Stendhal scriveva così nell’Ottocento alla sorella in procinto di partire per l’Italia che era la meta indiscussa dei colti e facoltosi turisti del “Grand Tour”, invitandola a non mettere in mostra soldi e gioielli per evitare di essere derubata. Era il consiglio di chi quel viaggio l’aveva fatto partendo da Parigi, restando peraltro abbagliato dalla bellezza di Napoli che definì “senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. È lo stesso consiglio che diamo a Soledad Cavani e Yanina Screpante, in qualsiasi città (di m…a) esse si trovino, lo stesso che la saggia Caterina Aronica mette in pratica ogni giorno senza dimenticare mai che in ogni posto bisogna difendersi dalle negatività per prendersene le positività. Del resto, diciamolo pure a gran voce che l’inglese William Hamilton, ambasciatore di Gran Bretagna presso i Borbone di Napoli, rifornì i musei inglesi di classicità depredando Napoli e dintorni a man bassa; diciamolo che Napoleone, il più grande ladro della storia, fece razzie dei tesori italiani tra cui le antiche statue greche e romane provenienti da Napoli e da Pompei per mano del generale Etienne Championnet, “amico” dell’Italia e soprattutto di Napoli. Da una sua lettera al ministro dell’Interno del Direttorio, inviata da Napoli il 25 febbraio 1799 e rinvenuta in Francia, si legge: “Vi annuncio con piacere che abbiamo trovato ricchezze che credevamo perdute. Oltre ai Gessi di Ercolano che sono a Portici, vi sono due statue equestri di Nonius, padre e figlio, in marmo; la Venere callipigia non andrà sola a Parigi, perchè abbiamo trovato nella Manifattura di porcellane, la superba Agrippina che attende la morte; le statue in marmo a grandezza naturale di Caligola, di Marco Aurelio, e un bel Mercurio in bronzo e busti antichi del marmo del più gran pregio, tra cui quello d’Omero. Il convoglio partirà tra pochi giorni”. Era così che la Francia esportava la rivoluzione e fu così che Parigi è divenuta la Parigi della “grandeur” e Napoli è divenuta la Napoli del declino. Ma i Napoletani lo capirono e in soli sei mesi si ripresero la città. Poi toccò ai Savoia portar via altre ricchezze a Torino e a Roma, e il saccheggio non si arresta neanche oggi che spariscono i tesori della biblioteca dei Girolamini.
Partire dai piccoli scippi alle compagne dei calciatori e arrivare ai grandi furti della storia potrebbe sembrare fuori luogo ma in realtà serve eccome a far capire come Napoli, che era la Parigi dell’Ottocento, sia stata spogliata e sia divenuta città povera incapace di camminare con le proprie gambe. E dove c’è la povertà abbonda la delinquenza. È tutta qui la differenza tra Napoli, Parigi e Londra: una povera e le altre ricche. Eppure uguali nel pericolo ma inevitabilmente diverse nell’immagine proiettata da una condizione sociale ben diversa oltre che dai media. La storia qualcosa dovrà pur insegnare ma, come ben disse Aldous Huxley, “il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”.

Orologi e libri scomparsi, luoghi comuni sempre a posto

Orologi e libri scomparsi, luoghi comuni sempre a posto

storie (s)legate di Nadal, Yanina, Brachetti, De Caro e Gianello

Angelo Forgione – Rafael Nadal derubato di un orologio da 300.000 euro a Parigi; lui va su twitter e scrive “Parigi città di m…a”. Solo la prima parte del racconto è vera, la seconda no; o meglio prende in prestito un altro scenario, quello di Yanina Screpante, fidanzata di Lavezzi, derubata del suo orologio a Napoli lo scorso inverno. Il gioiello di Nadal pare sia stato ritrovato, almeno così dice la polizia francese. L’avrebbe sgraffignato un 38enne dipendente dell’albergo, francese, nella stanza del tennista maiorchino durante lo svolgimento del Roland Garros. Ma tant’è, il bene e il male sono dappertutto e l’arte di far proprio ciò che è degli altri è anche parigina, da sempre; ma almeno i parigini perbene non devono subire anche le offese dei derubati. Nemmeno quando il furto, anzichè con destrezza, è con scasso… chiedere a Pastore. Neanche quando un calciatore viene aggredito in strada… chiedere a Sirigu. Nulla persino dopo l’omicidio colposo di un turista straniero nella metrò di Parigi.
Strano che Napoli non sia stata chiamata in causa da Nadal come fece Arturo Brachetti quando denunciò il furto del portafogli a Lugano scrivendo su Facebook che “manco a Napoli”. È il “simpatico” vizietto di considerare la città partenopea capitale del reato mondiale quando non lo è neanche in Italia. Già, la nostra cara Italia che prende i nostri antichissimi libri dalla biblioteca dei Girolamini e li sperde in giro per il mondo in cambio di soldi. Ricettazione per cui Marino Massimo De Caro, residente a Verona, è in carcere per averne trafugati circa 2.200. Era solo il vertice di un’organizzazione criminale veronese con strategia pianificata finalizzata al lucro nel pozzo “infinito” del patrimonio e della cultura napoletana. Ma tant’è, il bene e il male sono dappertutto, e allora è meglio tornare allo sport e distrarsi gridando tutti insieme “forza Italia” dimenticando i cori razzisti, la questione meridionale nel calcio, le vicende storiche, la recessione e il calcioscommesse dell’ex terzo portiere del Napoli che ha confessato di aver tentato invano la combine. Matteo Gianello, secondo il quale sarebbe stato sdegnato dagli integerrimi Paolo Cannavaro e Gianluca Grava. È la confessione di un veronese che non riesce a corrompere un napoletano e un casertano, vero o falsa che sia. In ogni caso l’esempio di lealtà di Fabio Pisacane dai quartieri spagnoli è salvo, come i luoghi comuni che esistono se esistono il bene e il male, dappertutto… ma anche no.

A proposito della rapina a Panucci…

A proposito della rapina a Panucci…

Dopo la rapina a mano armata subita da Christian Panucci nei pressi della sua casa sull’Anagnina a Frascati, la compagna dell’ex calciatore si è molto adirata per non aver sentito la notizia in tv e per questo ha deciso di richiamare l’attenzione dichiarando su twitter «Napoli città di m…a».

Mi sia consentita la battuta, ma ormai siamo all’evidenza dei fatti, alla barzelletta… stavolta denuncio così, e valorizzare la Napoletanità è anche evidenziare certe dinamiche sociali con l’ironia che ci contraddistingue. Questa notizia, come tante altre, avrebbe avuto diffusione solo se preveniente da Napoli, o se i malviventi avessero avuto accento campano.
Angelo Forgione 

Napoli città di m…? Forse perchè qualcuno ci defeca.

Napoli città di m…? Forse perchè qualcuno ci defeca.

Furti a Cavani, Hamsik e Lavezzi. I tre tenori colpiti trasversalmente, e gli ultimi colpi giungono puntuali nei giorni delle partite contro Manchester City e Atalanta. E così, la città è andata di nuovo sotto la lente d’ingrandimento nella domenica calcistica. Promosse la “Domenica Sportiva” (RAI) e “Che Domenica” (Sportitalia), bocciato “Controcampo Linea notte” Mediaset.
In RAI, Paola Ferrari mostrava chiaramente il frutto dello scambio privato di pensiero col sottoscritto, pronunciando quanto cercato di farle capire con documentazione di casistica, e cioè che “accade ovunque”, mentre tutto il parterre si dimostrava obiettivo, con Fulvio Collovati che chiosava con un «Napoli è una città meravigliosa».
A Sportitalia ci pensava Emiliano Mondonico a evidenziare che quando allenava a Napoli la moglie non ha mai avuto alcun problema e ha invece potuto apprezzare la disponibilità dei napoletani che le facevano credito nei bar dei quartieri spagnoli quando si accorgeva di non avere soldi con se.
Noti dolenti invece a “Controcampo”, orfano di Abatantuono ricordato da una sagoma alle spalle di Cruciani che non perdeva occasione per fare la domanda del secolo all’ospite Schelotto: «Avresti paura di andare a giocare a Napoli?». La risposta: «Quello che succede al di fuori non conta, in tutte le parti del mondo succedono queste cose, non è una bella cosa ma capita».
È vero, capita anche altrove, come è vero che la ristrettezza cronologica dei tre fatti ai tre giocatori più rappresentativi può far pensare ad un disegno prestabilito. La vendita dei biglietti online e il contrasto del bagarinaggio possono significare qualcosa, ma non spetta a noi dirlo. Le rapine, a Napoli come altrove, sono ormai all’ordine del giorno a prescindere che si tratti di personaggi noti e loro familiari o di semplici cittadini. E questo da l’esatta dimensione di un paese in cui alle forze dell’ordine sono stati tagliati drasticamente i fondi con conseguente consegna del territorio alla micro/macro criminalità. E sparare su Napoli, come sempre, è esercizio antico quanto comodo che non è utile alla discussione del reale problema.
Resta la frase violenta della fidanzata di Lavezzi Yanina Screpante che è da prendere come uno sfogo di una persona shoccata, perchè di questo si tratta. L’unico errore è stato quello di esternarlo su Twitter, regalandolo agli strumentalisti dell’informazione, ovvero coloro che non riportano una notizia ma la danno in pasto all’opinione pubblica ricamandoci sopra e tirando fuori pedissequamente da Wikipedia il dato statistico dell’Istituto Meridionale delle Scienze Forensi che parlò di 88 omicidi nella provincia di Napoli del 2005, periodo in cui la faida tra il clan camorristico dei Di Lauro e gli “scissionisti” di Secondigliano provocò 50 morti in pochi mesi. Sono passati sei anni e quella faida si è placata, le statistiche si sono evidentemente modificate e l’ultimo dato dell’Associazione Nazionale Forze di Polizia riporta Milano e Roma come maglie nere dei reati, seguite da Torino e solo dopo Napoli. Dati del 2010, e quelli del 2011 inchioderanno Roma al triste primato, con più di 30 morti per le strade della capitale, cosa evidenziata anche dallo stesso De Laurentiis. Ho già scritto più volte che, dall’ultimo rapporto sulla criminalità del Ministero degli InterniNapoli è dietro Catania in quanto a numero di scippi in rapporto al numero di abitanti, ma se parliamo di borseggi è ben dietro Venezia, Roma, Firenze, Torino, Genova, Milano e la capofila del borseggio Bologna. Classifiche confermate anche da “Il Sole 24 Ore” che confermano il dato degli scippi e modificano quello dei borseggi a favore di Napoli e a sfavore di Milano che si prenderebbe lo scettro scalzando Bologna e Genova. Con ciò non bisogna nascondere i problemi di Napoli ma dargli certamente la giusta dimensione, e chi fa un discorso diverso è in malafede.
Premesso che è dunque comprensibile, lo sfogo di Lady Lavezzi pecca solo di stile è arriva da una persona che è comunque ospite in una città ospitale dove il suo compagno riceve soldi e fama. La vera vergogna sono i commenti di alcuni cittadini alla sua reazione impulsiva, gente non shoccata in quel momento che sosteneva la frase della malcapitata. È questo ciò che i napoletani devono temere più di furti e rapine.
Chiudo con la dichiarazione del filosofo Domenico De Masi, che non si capisce perchè quando si parla di Napoli spunti fuori lui che è nato in provincia di Campobasso, si è laureato a Perugia e vive a Roma. Non perchè ha fatto il liceo a Caserta e ha avuto un ruolo di assistente di sociologia all’Università di Napoli deve essere per forza considerato un pensiero napoletano. De Masi ha chiuso il suo intervento a Repubblica.it dicendo che i napoletani che vogliono un cambiamento vanno via. Ebbene, De Masi non rappresenta lo spirito di Napoli che non rappresenta rassegnazione; e la rassegnazione non rappresenta l’uomo.
Ricordo che il pericoloso “fujitevenne” di Eduardo fu smentito da Eduardo stesso con il suo “ha dda passà ‘a nuttata”. Delle due l’una… mettiamoci d’accordo.

Solidarietà per Martina Franova Hamsik

Solidarietà per Martina Franova Hamsik

Il Movimento V.A.N.T.O., sponsor culturale dell’USCA ATELLANA PALLAMANO per cui è tesserata MARTINA FRANOVA HAMSIK, ha contattato i dirigenti del sodalizio sportivo affinchè facciano pervenire alla giocatrice la solidarietà della vera Napoli dopo la triste rapina a mano armata di stamane fortunatamente conclusasi solo con uno spavento. Un atto da condannare con decisione, non perchè ai danni della moglie di un calciatore famoso e amato ma perchè ai danni di una donna ospite nella nostra città, per giunta in gravidanza.
La carenza di mezzi da parte delle forze dell’ordine sta consegnando sempre di più l’intero paese alla criminalità e all’illegalità, trasformando i dati nazionali in uno sterile terreno di scontro tra sindaci e amministratori locali.
Da tempo V.A.N.T.O. si batte per evidenziare le positività di Napoli senza tralasciare la denuncia delle sue brutture, con spirito critico costruttivo e approccio moderato ma diretto. La denuncia è però anche verso la diversa entità attribuita agli accadimenti negativi della città partenopea rispetto ad altri di diversi luoghi come ad esempio quello ai danni di Bettarini a Milano e Hernandez a Palermo (l’episodio di oggi è in provincia di Napoli). Pertanto, prendiamo sin d’ora le distanze da qualsiasi strumentalizzazione del pur vergognoso fatto da parte di chi non aspetta altro che gettare la croce addosso alla città piuttosto che far sentire la propria vicinanza alla vittima dello spiacevole episodio.