Per Marco Esposito presidente della Regione Campania

Angelo Forgione mo_adesioneHo avvertito un sentimento e un richiamo interiore, in un momento difficilissimo del mio percorso di vita, e ho ascoltato i preziosi consigli del mio maestro Jean-Noël Schifano. Ho quindi deciso di sostenere la candidatura di Marco Esposito alla presidenza della Regione Campania. Ho scelto di prestare il mio nome alla lista civica meridionalista e apartitica MO!. Ho ceduto alla “corte” di persone corrette e pulite che vogliono il bene della Campania e del Sud, con intendimenti chiari e corretti (leggi il programma o guarda il video della  presentazione ufficiale).
Non sarà per me un’avventura politica e non andrò in giro a chiedere voti. Mi sono semplicemente convinto a supportare direttamente un candidato alla presidenza capace di difendere i diritti negati dei cittadini campani. Continuerò invece a comunicare come ho sempre fatto, nella certezza che alla diffusione della Conoscenza e alla costruzione della Coscienza debbano seguire, prima o poi, concreti tentativi di azione anche nelle sedi in cui si prendono le decisioni. Chi mi conosce sa chi sono, e sa che al mondo della politica non mi ci sarei mai accostato in condizioni diverse da quelle che MO! mi ha garantito.
Anche Pino Aprile garantirà per la lista dall’esterno. Quello che verrà sarà solo la diretta conseguenza di un sentimento popolare crescente a Napoli e in Campania (ma in tutto il Sud), sempre più intollerante alle logiche del partitismo politico e tanto più animato dalla necessità di riaffermare un’identità e una dignità [meridionale] sottomesse. Ci sono situazioni in cui puoi impegnarti con tutte le energie di questo mondo senza cavare un ragno dal buco. Ce ne sono altre in cui continui a essere spontaneo, senza particolari intendimenti e impegni, e finisci per ottenere risultati straordinari.

al minuto 54:48 il mio intervento di adesione alla lista civica meridionalista MO!

Campanello d’allarme in FIGC. De Laurentiis ritiri il sostegno a Tavecchio

Angelo Forgione – La frase sul fantomatico Opti Pobà pronunciata da Carlo Tavecchio, candidato alla presidenza della FIGC, è bene rammentarla: «L’Inghilterra individua dei soggetti che entrano, se hanno professionalità per farli giocare. Noi invece diciamo che Opti Pobà è venuto qua, che prima mangiava le banane e adesso gioca titolare nella Lazio, e va bene così». E la sua forte candidatura ha iniziato a scricchiolare.
Attenzione a non sottovalutare il problema, identico a quello creatosi con l’applicazione della norma sulla discriminazione territoriale. Tavecchio ha detto qualcosa di eticamente sbagliato e i suoi sostenitori, Galliani in testa, sono corsi ai ripari sostenendo che la frase, pur infelice, non è grave, e che Tavecchio non è razzista. Proprio come quando, sempre gli stessi (insieme a certa stampa), dicevano nel corso della scorsa stagione che i cori contro Napoli erano semplici sfottò. Il problema non è se Tavecchio sia razzista o meno, dibattito che andrebbe ignorato totalmente per dedicarsi piuttosto al suo non pulito curriculum di sindaco nel Comasco, ma se egli sia adeguato al delicato ruolo che chiede di ricoprire. Con che coraggio Tavecchio, in qualità di presidente della FIGC, potrebbe accodarsi alla campagna contro il razzismo di FIFA e UEFA? Con quale faccia potrebbe prendere le distanze da cori e striscioni razzisti e di discriminazione territoriale che abbiamo ascoltato e visto negli stadi di mezza Italia? Gli riderebbero tutti in faccia. Ecco perché il napoletano De Laurentiis dovrebbe ritirarne il sostegno. Tavecchio non è più credibile in questo senso ed è di fatto bruciato. Dopo la frase “infelice”, una Federazione in ginocchio e bisognosa di rinnovamento lo metterebbe alla porta, a prescindere dai programmi. È una questione etica, non personale, e tra le due cose c’è un netto confine, quando c’è serietà. Invece gli interessi in ballo tengono in piedi una persona ormai impresentabile. Se dovesse essere eletto sarebbe non solo l’ennesima conferma di irresponsabilità del “palazzo” ma un nuovo pericolosissimo segnale. Intanto abbiamo già capito che la morte di Ciro Esposito non ha insegnato nulla.

L’ammuina elettorale

Cosa non si fa in campagna elettorale!? Cosa si è inventato il Partito Democratico, per screditare i propri avversari politici? Ha rispolverato uno dei più abusati luoghi comuni antistorici e antinapoletani: il presunto articolo 27 della Real Marina delle Due Sicilie “Facite ammuina”.
Tocca ripetersi nuovamente e ricordare che l’articolo non è mai esistito e che fu creato ad arte (leggi la vera storia) per infangare la memoria storica napoletana e meridionale. Lo stesso accade oggi, per diversi fini. Stavolta, per sconfiggere Berlusconi l’illusionista… borbonico. Votate gente, votate!

d.gentile@partitodemocratico.it

Bravo Pino Aprile, scelta giusta!

lo scrittore al servizio del Sud con un giornale nazionale

Angelo Forgione – Sala consiliare del Municipio di Bari piena per apprendere della risposta di Pino Aprile circa l’appello sottoscritto da intellettuali, artisti e movimenti per il Sud affinchè lo scrittore assumesse il ruolo di guida dell’universo meridionalista in vista delle prossime elezioni politiche. In tanti speravano in un “si” ma Aprile ha cambiato il tiro, preso applausi ma anche deluso qualcuno, inevitabilmente.
«Le persone ordinarie fanno cose straordinarie», così ha esordito nella sua dichiarazione d’intenti, indiziando e indirizzando la sua risposta. «Il Sud non ha la possibilità di essere raccontato. Se si racconta, come dice Angelo Forgione, viene censurato. Il Sud deve poter parlare e non deve essere descritto attraverso una visione distorta e piena di pregiudizi come avviene nell’informazione di oggi». Quindi l’annuncio: «So cosa c’è al primo posto delle cose da fare: fondare un giornale quotidiano da Sud nazionale, slegato dai partiti e fatto da noi. Risponderemo a tutte le stupidaggini che ci vengono rivolte e faremo incazzare tutti. Da oggi in poi mi dedicherò a questo».
In tanti speravano che Pino Aprile si calasse nei panni del leader politico ma io non l’ho mai pensato e sin dal momento della mia sottoscrizione ho avvisato i promotori dell’iniziativa (fruttifera nel suo risultato) che non avrei mai spinto con insistenza la sua candidatura perchè la politica è una cosa seria e deve farla chi sente di farla, chi ne ha la vocazione, non chi è spinto a farla. Un vero movimento politico non può aggrapparsi ad un solo uomo seppur sia necessario che sia guidato da persone di valore e spessore. Sapevo che Pino non nutriva aspirazioni politiche e del resto lo si capiva anche solo leggendo i suoi libri. Certo, tutto può cambiare, ma nel corso del tempo neanche ho avvertito nascere un suo intento. Sono andato a Bari, pur sapendo che un Aprile partitico non sarebbe stato, per dirglielo con franchezza e serenità, ad esprimergli il mio pensiero davanti a tutti e non in privato come avrei potuto con una email e una telefonata. Da persona impegnata anche nella (contro)informazione e nella dura battaglia contro gli attacchi mediatici da Nord, gli ho espresso le mie perplessità sulla costituzione di un’entità politica in un contesto in cui il Sud non ha quotidiani e network televisivi che ne amplifichino la voce, anzi censurata. E Pino, da persona intelligente e umile, ha risolto brillantemente il suo conflitto interiore rimandando discorsi elettorali e convertendo la sua disponibilità in qualcosa di più consono ai tempi, più coerente con la sue attitudini e di più appagante per il sottoscritto.
Non è ancora tempo di partiti che finirebbero per essere scambiati per secessionisti. Men che meno di partiti su piattaforma ancora frammentaria in cerca di un collante per non sfaldarsi sul nascere. La rabbia ultracentenaria dei meridionali è tanta e si sta destando sempre più, ed è quindi comprensibile qualche delusione; ma va controllata. È ancora il tempo di seminare, accelerando certamente, per diffondere su tutto il territorio nazionale le istanze meridionaliste. Pino l’ha capito, sapendo come essere davvero utile alla causa e come veicolare davvero la voce del Sud, oltre i suoi libri. Le persone ordinarie fanno cose straordinarie, non la persona. Inutile dirlo, e lui lo sapeva riflettendo alla soluzione del dilemma, non sarà solo!

“Cento passi per la libertà”

“Cento passi per la libertà”
documentario sulla campagna elettorale di De Magistris

Lunedì 18 luglio, ore 20:00, al Caffè Arabo di piazza Bellini sarà proiettato il documentario “Cento passi per la libertà – viaggio nella campagna elettorale di Luigi de Magistris” realizzato da Marco Rossano.
La proiezione sarà preceduta da una discussione moderata da Eliana Capretti sul tema “Napoli Mediterraneo Europa” con la partecipazione del sindaco Luigi De Magistris, Andrea Balia del Partito del Sud, Omar Suleiman dell’Osservatorio Palestina, Carlo Iannello consigliere comunale e il regista Marco Rossano. Prevista anche la presenza di Angelo Forgione del movimento V.A.N.T.O. e del libro “Malaunità”.

trailer del documentario

Caro De Magistris, ora vai a sud! (?)

Caro De Magistris, ora vai a sud!
il nuovo sindaco faccia l’opposto del suo predecessore

di Angelo Forgione (Movimento V.A.N.T.O.)

Esce per sempre di scena la Iervolino senza lasciare un solo rimpianto che sia uno in città. Il peggior sindaco della storia, ormai da mesi un simulacro errante, e nemmeno tanto errante, che ha lasciato la città in balia delle sue dinamiche perverse e delle sue derive peggiori. Ieri, sotto Palazzo San Giacomo, l’antico palazzo dei ministeri borbonici, c’erano tantissimi giovani e questo la dice lunga sul sentimento di liberazione e sulle speranze che la gioventù partenopea nutre nel nuovo arrivato Luigi De Magistris. Tra quelli che mi salutavano c’era qualcuno che mi diceva «Auguri», a simboleggiare un capodanno napoletano accompagnato anche dai fuochi d’artificio. Un benvenuto a lui, uomo che ha saputo portare avanti una campagna elettorale quasi impeccabile sfruttando proprio l’insoddisfazione dei giovani e le incertezze del vento berlusconiano sempre più debole, a tal punto che lo stesso Lettieri aveva provato all’inizio a presentarsi senza il simbolo del PDL ma con un’immagine quasi neutra per poi sfociare nel populismo, nel nervosismo e nella rissa dell’ultima settimana pre-ballottaggio quando ha capito che le cose si erano messe male.
Una serie di autogoal, suoi e del suo leader, lo hanno messo fuori gioco. Partendo dalle accuse a Realfonzo, passando per quelle al rivale dopo il rogo del proprio comitato elettorale, arrivando alla squallida strumentalizzazione sportiva targata Hamsik e stadio San Paolo. La verità è che De Magistris questi autogol non li ha fatti, mettendo a segno il goal più importante attraendo la vera forza di questa città, quello strato spesso di giovani che verso Lettieri non sono mai andati se non in minima parte per prendersi la musica di Gigi D’Alessio.
Ora, per l’ex magistrato tocca un compito gravoso e comincia il difficile. La vittoria elettorale è solo il trampolino di lancio verso quel mare di problemi per cui una città intera chiede soluzioni. Quell’energia che ha saputo catalizzare non va dispersa ed è questa la principale responsabilità: canalizzarla e indirizzarla in direzione di uscita da ogni depressione, per non tradire il suo elettorato che non è stato titubante ma convinto e deciso. Il Comune di Napoli non è un approdo comodo ma una valle di lacrime, un’azienda da strappare al fallimento che necessita di una cambio di direzione, e appena Luigi comincerà a metterci mano avrà di che mettersi le mani nei capelli, anche se lui ha già cognizione di tutto avendo avuto già consigli dallo stesso Realfonzo. Aggiungiamoci poi che avrà molti bastoni tra le ruote.
Noi cittadini, quella parte sana che ha a cuore le sorti di questa città, siamo ora chiamati non solo a sostenere i propositi della vigilia del nuovo sindaco ma ad incalzarlo fino ad annoiarlo. Ha voluto la bicicletta e ora è giusto che pedali forte. De Magistris ha parlato tanto di un Palazzo San Giacomo trasparente e aperto, di coinvolgimento di tutte le forze sane della città, compresi i movimenti e ogni forma di cittadinanza attiva. Noi di V.A.N.T.O. che facciamo anche questo e con molto vigore, abbiamo captato questo segnale ed è per questo che io stesso mi sono presentato al nuovo sindaco qualche settimana fa al cinema “Modernissimo”, per metterlo già da subito di fronte alle responsabilità che stava caricando su di se con le sue parole-contratti verbali. Avevo capito già da allora, quando in pochi credevano in lui, che sarebbe diventato sindaco, perchè questo vuole Napoli: essere guidata per poter partecipare. La Iervolino non solo ha sbarrato Palazzo San Giacomo facendolo diventare un nuovo Vaticano ma ha anche evitato di guidare la città che inevitabilmente ha sbandato accartocciandosi.
Forse qualcuno non si aspettava una mia presa di posizione e ha sbagliato. Qualcun altro ha sperato che sostenessi l’altra corrente avendo contestato aspramente l’amministrazione uscente. Errore, perchè per me conta Napoli, non gli uomini che sono chiamati a guidarla. Chi si occupa della città e la ama non può non interpretarne i segnali e captarne i sentimenti. E quando un mese fa qualcuno vedeva Morcone vincente su De Magistris e perdente su Lettieri già ero convinto che invece Luigi avrebbe stupito tutti prendendosi la poltrona di primo cittadino. Già al primo turno avevo indicato il voto disgiunto per un nuovo modo di fare politica (vai al post del 14 Maggio) che oggi lo stesso De Magistris celebra, e proprio il voto disgiunto ha consentito la prima parziale affermazione dell’outsider. Li la gente ha capito il vento e in tanti, quelli che il nuovo sindaco chiama “quelli della seconda, terza e quarta ora” hanno rafforzato l’elettorato “arancione”.
Ora la partita è finita e lo scenario si trasforma. C’è un nuovo uomo a cui riferirmi, che se vorrà mantener fede alle sue parole potrà avvalersi dell’appoggio e confronto costruttivo nostro e di tutti gli altri movimenti attivi. Viceversa andrebbe come con la Iervolino che prima ho votato e poi ho combattuto con tutte le mie forze una volta avvertito il tradimento e il raggiro totale.
Un’ultima considerazione la faccio da meridionalista, che è uno stadio diverso da quello di uomo di denuncia e di attivismo. Napoli è morta prima per un regime straniero che l’ha colonizzata e poi per colpa della politica che l’ha tenuta in scacco servendosi della camorra per ovvi interessi. Se Napoli oggi è in ginocchio è colpa della politica! De Magistris è entrato in politica ed è a tutti gli effetti un politico. Ma se vuole dare una mano a Napoli sappia essere uomo del popolo perché Napoli (e tutto il sud) può risollevarsi davvero solo con delle dinamiche protezionistiche e attente ad un territorio fino ad oggi e da 150 anni colpito da inerzie nazionali fortemente squilibrate verso il nord. Solo così si potrà eliminare il bubbone della spazzatura, migliorare l’offerta di lavoro per evitare che i giovani impoveriscano il meridione a vantaggio del settentrione, e restituire ai Napoletani l’orgoglio di esserlo rispolverando e riconsacrando quella grande storia che ha fatto di Napoli la matrice della moderna società europea. Questo lo si fa ridando vita alla città con le forme di cultura di cui è capace per tradizione, e restituendo le strade alla gente aumentando la sicurezza. Senza andare a Sud non si va da nessuna parte!

Lettieri vs De Magistris, il boomerang Realfonzo

Lettieri vs De Magistris, il boomerang Realfonzo
Bertolaso, ancora tu?

Il confronto elettorale pre-ballottaggio tra Lettieri e De Magistris è entrato nella fase calda e continuiamo a seguirlo con grande interesse, vista la nostra massima attenzione per la città e per il suo futuro.
È chiaro che la politica ha abituato i cittadini a grandi illusioni e sappiamo bene, da meridionalisti convinti, che senza un’attenzione per le politiche meridionali da portare all’attenzione del governo, per Napoli e per il sud non ci sarebbe un futuro migliore dietro alle solite schermaglie elettorali a cui assistiamo. Lo sfascio Iervolino è sotto gli occhi del mondo intero.
Detto questo, è importante seguire quanto sta accadendo e monitorare la situazione per fornire indicazioni utili a chi è confuso dalle tante parole spese dai candidati, l’uno contro l’altro. Lo scontro si è spostato sulle compagnie, nel senso che De Magistris accusa Lettieri di farsi accompagnare da Cosentino e Bertolaso e Lettieri, di contro, accusa De Magistris di pensare ad una futura giunta comunale con assessori già al fianco della Iervolino, su tutti Riccardo Realfonzo.
Noi che abbiamo a cuore le vicende di Palazzo San Giacomo, che abbiamo accusato e attaccato l’amministrazione Iervolino come movimento civico ma anche raccontato i fatti in veste giornalistica, ci sentiamo in grado di poter fare chiarezza su un’accusa che può diventare un boomerang per Lettieri. Realfonzo, infatti, è un tecnico e nel 2009 ha sbattuto la porta dimettendosi dalla carica di Assessore al bilancio dopo aver accusato la Giunta, Sindaco compreso, di non averlo supportato nelle strategie di cambiamento per uscire dal dissesto e per abbattere quello che definì un sistema clientelare che bloccava la macchina comunale.
È verissimo, come dice Lettieri, che Realfonzo firmò l’aumento della TARSU dal 40 all’80 percento, ma va anche detto che lo stesso Realfonzo non ha fatto altro che applicare il decreto 61 varato nel 2007 dal Governo Prodi che introdusse per il 2008 l’obbligo per i Comuni della Campania di aumentare la tassa sui rifiuti fino a coprire integralmente il costo dello smaltimento. L’obbligo fu poi rinviato al 2009 dallo stesso Governo e Realfonzo ne chiese ulteriore rinvio o eventuale dilazione nel tempo al Governo Berlusconi da cui ricevette rifiuto, pena il commissariamento. Lo scandalo fu l’aver decretato l’aumento in se stesso, non chi lo ratificò. E semmai, a livello comunale, fu scandalo che l’aumento della TARSU scattò mentre il Comune di Napoli non predispose la raccolta differenziata, cosa che non competeva a Realfonzo.
Non esprimiamo giudizi sulla persona Realfonzo ma ci esponiamo semplicemente sul suo operato in Giunta Comunale, sapendo che è terminato spontaneamente per aver constatato di non riuscire a dare il proprio contributo nello svolgimento dell’attività nel rispetto della legalità.
Consigliamo pertanto a Lettieri di cambiare le armi perchè questo è un boomerang. Noi non inorridiamo al nome di Realfonzo e di chi come lui è contro l’illegalità e il clientelismo. Inorridiamo invece quando sentiamo il nome di Bertolaso (lasciando stare Cosentino) quale uomo a cui affidarsi per uscire dalla crisi dei rifiuti, già implicato nelle tristi vicende del recente passato, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Rompiballe” per traffico illecito di rifiuti e truffa ai danni dello Stato e capace di ridere e fare “ironia” sull’eruzione del Vesuvio.

Realfonzo nell’ambito del dissesto del Comune di Napoli nell’articolo per napoli.com: Comune di Napoli, una nave che va a fondo

Realfonzo parla della sua esperienza in Giunta e delle primarie del PD

Bertolaso “ironizza” sull’eruzione del Vesuvio

Napoli al voto. Diciamo basta alla vecchia politica!

Napoli al voto.
Diciamo basta a un vecchio modo di fare politica!

Dimostriamo una nuova coscienza,
sperando che arrivi una nuova politica.

Napoli si appresta a votare il nuovo sindaco nel momento in cui tocca il punto più basso della propria storia. Da più di dieci anni la città è senza una guida, e Palazzo San Giacomo è un bunker inaccessibile che non risponde alle richieste della gente. Dopo l’addio di Bassolino che per più di 15 anni ha tenuto le redini prima della città e poi anche dell’intera regione, ora è il turno del commiato del sindaco Iervolino, il peggior primo cittadino della storia di Napoli senza dubbio, incapace e inadeguata per dieci anni e due mandati, già da tempo defilata completamente. La città è stata negli ultimi mesi completamente “scoperta” e l’ultimo saluto è stato dato in perfetta sintonia con le uscite a cui siamo stati abituati negli ultimi due lustri, cioè definendo “incivile” il Cardinale Sepe che aveva a sua volta definito lo scandalo rifiuti “una vergogna”.

Ora è tempo di mettersi alle spalle questo periodo nero, buio e sperare di poter ripartire con speranza, quella che non deve mai mancare. Diciamolo subito: la politica nazionale dimostra da sempre di essere lontana dalla nostra città e di considerarla anzi un serbatoio da cui attingere anche in termini di voti e consensi da attrarre con le solite campagne elettorali intrise dei problemi di Napoli da risolvere e che nessuno hai mai mostrato di voler risolvere.
È dunque possibile una nuova politica? È possibile un nuovo voto? I Napoletani hanno una grossa responsabilità, qualora ci siano le condizioni e le opportunità per individuare un sindaco che davvero abbia a cuore le sorti della città.

Noi, in quanto attenti osservatori delle vicende della nostra città e soprattutto in quanto meridionalisti, non riponiamo alcuna fiducia nella politica nazionale che, pur essendo consapevole che Napoli è una grande risorsa del paese, la considera colonia insieme a tutto il meridione. Il segnale più forte sarebbe quello dell’astensionismo, ma non sarebbe corretto. E allora bisogna fare una scelta responsabile e di coscienza tenendo bene in mente alcune indicazioni: è necessario uscire dal partitismo sfrenato, ovvero dal bipolarismo di quella destra e quella sinistra che non sono altro che il rovescio della stessa medaglia. Nessuno dei due fronti ha fatto e farà il bene di Napoli, ne siamo più che certi. Pertanto, i candidati del PD e del PDL non avranno il nostro voto, pur nel rispetto di ogni espressione di voto che attiene alla coscienza individuale.

Dunque, è opportuno percorrere nuove strade, quantomeno per dare coerenza con gli atti alle nostre idee. Abbiamo trovato tracce di meridionalismo nella campagna elettorale e, pur consapevoli che di parole se ne fanno tante e di fatti nessuno per la nostra Napoli, non abbiamo la memoria corta e ci ricorderemo di chi ha parlato e come l’ha fatto.

Chiunque abbia preferenze per liste minori e ha perciò timore di disperdere la propria preferenza, sappia che esiste l’opportunità del voto disgiunto (esempio in basso). Basterà apporre una X sul simbolo della lista preferita e un’altra sul nome del candidato sindaco che si suppone possa avere più probabilità di arrivare al ballottaggio.

Diciamo basta a un vecchio modo di fare politica che ha fatto diventare una delle più belle città del mondo la più degradata d’Europa.
La faccia pulita della società civile Napoletana partorisca una nuova coscienza. Sperando che sia una nuova politica.

esempio di voto disgiunto contro il bipolarismo che ha affossato Napoli

La vergogna di “manifesto selvaggio”

Col “milleproroghe” manifesto selvaggio si può
art. 42-bis, una vergogna tutta italiana

Manifesto abusivo, fenomeno inarrestabile. A Napoli i volti dei candidati fanno a gara a chi sta più in alto, l’uno sull’altro, e non risparmiano neanche i monumenti. Ma cosa andiamo a guardare? Il pelo nell’uovo, in una città stuprata dai cumuli di immondizia che si sparge lungo le strade senza che neanche il minimo servizio di spazzamento argini lo scempio. Dove sono finiti gli operatori ecologici dell’ASIA?

Una vergogna senza fine, il peggiore dei biglietti da visita per chi è a caccia di voti, ma si sa, la società incivile non va molto per il sottile, guarda, passa e poi magari pure vota.

Nella corsa allo spazio migliore vince chi ha un po’ di creatività e al Vomero il favorito è venuto fuori a Piazza Leonardo laddove, sull’albero che fa da rotatoria, sono spuntati dei manifesti elettorali dalla sera alla mattina. Tre, per la precisione, ben posizionati per essere sbattuti in faccia a chi arriva da Via Girolamo Santacroce, Viale Michelangelo e Via Suarez. Complimenti davvero!

Protestare non serve a nulla e i cittadini che ancora si indignano devono rassegnarsi; meglio non uscir più di casa al mattino piuttosto, perché nottetempo accade di tutto, e qualche volta anche alla luce del sole. 

Ma non è che ci sia troppo da sforzarsi per capire il perché accada tutto ciò impunemente. Come si dice a Napoli, ‘o pesce feta d’a capa, e se il manifesto è selvaggio è perché chi vi è raffigurato lo vuole così. Le sanzioni per chi attacca fuori gli spazi elettorali sono previste e sono anche salate in relazione al cumulo di infrazioni, ma è come se non ci fossero. Il colpo di spugna è nel decreto “Milleproroghe”, una serie di provvedimenti relativi ad una serie sterminata di materie.

Tra le mille proroghe, appunto, se ne nasconde una che consente per legge un condono per le affissioni abusive. È l’articolo 42-bis per “Affissione e pubblicità”, una vera panacea studiata a tavolino per i partiti e per i candidati che possono serenamente violare le regole in materia. Chiunque può apporre il suo volto ovunque, dove vuole e come vuole, tanto poi si saldano i debiti pagando alla tesoreria del Comune e della Provincia di competenza soli mille euro per anno di infrazione. Perché tra l’altro la sanatoria è finanche retroattiva e quieta le infrazioni dal 2005 sin qui. 

Con una simile nefandezza, chiunque può “incartare” la città, imbrattare monumenti, muri, pensiline, cavalcavia, sottopassi, e persino gli alberi! Tutto al costo modico di soli euro 1.000. Migliaia e migliaia di euro diventano una piccola somma da devolvere ai servizi ecologici dei comuni. Il malcostume è così tollerato, anzi, alimentato con una sorta di licenza a delinquere. I cittadini insofferenti strappano i manifesti barbari che con la crisi dei rifiuti non vengono neanche alzati da terra e il Senato li condona; come dire che i partiti si autoassolvono dalle loro condotte immorali, illegali, incivili. È così che va in Italia.

Alcuni cittadini stufi si organizzano per staccare i manifesti; si arriva quindi al paradosso che loro fanno rispettare la legge e lo Stato fa il possibile per violarla.

Tutto ciò genera poi reazioni negative a cascata perché un aspetto che ne consegue è quello della delegittimazione dei Comuni nel contrasto al fenomeno.  L’azione delle squadre di controllo comunali ha evidentemente un costo e la certezza che la censura non comporti una sanzione equa fa si che il controllo stesso si allenti e diventi blando. Senza contare che il Governo, così facendo, sgambetta quelle amministrazioni comunali che inseriscono a bilancio le sanzioni e le spese per la defissione dei manifesti.

Gongolano anche le agenzie che forniscono servizi elettorali e che propongono senza pudore le cosiddette affissioni killer, come dimostrato da un servizio televisivo de “Le Iene” di qualche tempo fa.

Che paese è questo che foraggia l’illegalità? Che esempio dà ai cittadini? Come ci si può poi scandalizzare se un ragazzino imbratta un monumento con una bomboletta? Abituare il popolo italiano alla degenerazione del decoro e all’illegalità è il peggiore degli esempi che possa venire dall’alto. 

Lo Stato dice: “Sporcate gente… sporcate”. Noi urliamo la nostra vergogna per essere italiani in questa maniera!

Borghezio e l’autogoal del demagogo

Borghezio e l’autogoal del demagogo
comizio razziale in radio, ma non è tutta spazzatura

Ancora il nord contro Napoli, di nuovo Borghezio che lancia strali contro i Napoletani. In casi come questi in cui il secessionismo usato come arma politica è conclamato, è sempre difficile uscire dal conflitto storico-sociologico tra nord e sud del paese, ma è quanto mai opportuno evitare di cadere nella trappola del risentimento aprioristico. Riascoltando attentamente le parole di Borghezio si evince niente di più che la solita propaganda filo-leghista senza affondi razzisti più gravi di quanto non se ne siano registrati già in passato, con alternati concetti anche condivisibili e altri inaccettabili. Ecco la trascrizione testuale delle parole che hanno creato il caso: 

«I napoletani non fanno parte dell’Europa civile, buttiamo Napoli. Bisogna scappare da questo schifo. Noi vogliano essere liberi da questa Napoli che puzza di rifiuti e camorra. Napoli puzza di vecchia politica intrisa di camorra, bisognerebbe fare una pulizia radicale… MA I NAPOLETANI DOVREBBERO FARE LA LORO PARTE. Sono loro ad aver votato questi cattivi amministratori, vaste zone del nostro territorio puzzano di mafia e di camorra… Ogni sei mesi questi interventi: ne abbiamo le scatole piene di pagare le tasse per questi interventi. Purtroppo l’esperienza ci dice che per i Napoletani non è possibile cambiare. Spero di avere torto».

Filtrando il concetto e spogliandolo dalla dura dialettica tipica del buon leghista, viene fuori una sostanzialmente accusa alla politica napoletana “connivente con la camorra” secondo Borghezio che bacchetta i Napoletani in quanto responsabili di aver votato certi amministratori, sostenendo infine che il Nord sia stanco di assistere ancora una volta all’invio dell’esercito per tamponare i problemi di Napoli e affermando, da classico leghista razzista e ignorante (non sulla storia del risorgimento che conosce benissimo), che i Napoletani «non si fanno assoggettare» alla differenziata e che «non fanno parte dell”Europa civile»
E a quest’ultima considerazione che preferiamo opporci: dire che i napoletani “non si fanno assoggettare” significa che si oppongono a decisioni superiori, e trattasi di frase irriguardosa e tendenziosa poichè a Napoli la raccolta differenziata non è mai partita nonostante il dramma che la città vive da anni. I cittadini Napoletani sono vittime della camorra, di qualcosa troppo più grande di loro e attribuirgli con simile banalità anche delle colpe è esercizio demagogico-razzistico che non rispetta dolore e umiliazione per una condizione interiore di sofferenza cui a nessuno evidentemente importa. 
L’unica colpa dei napoletani è quella di essersi involontariamente fatti plagiare dalle strategie di minorità indotta che hanno trasformato una città che la differenziata l’ha inventata 179 anni fa (vedi immagine in basso) in un luogo di sporcizia che, va detto, anche i cittadini stessi contribuiscono ad alimentare in alcuni casi perchè ormai assuefatti all’esistenza in un ambiente sporco che nessuno si fa carico di mantenere pulito. Dunque, non solo non esiste opposizione, ma l’unico assoggettamento è alla volontà centocinquantennale di tenere Napoli sotto scacco; altro che “cca nisciuno è fesso”, in questo si che i napoletani sono colpevoli!

Quando invece Borghezio attacca la politica napoletana non ha torto. L’onestà intellettuale porta a scrollarci di dosso i contrasti ideologici e a considerare che la classe politica nostrana non solo sia stata fin qui incapace di dare risposte alla comunità locale ma abbia colpevolmente contribuito a mantenere lo “status quo” di uno squilibrio nazionale che pende a favore del nord, e la vicenda rifiuti ne è ampia dimostrazione. Anche a noi la classe politica che Napoli ha sin qui espresso non piace affatto!

Rispediamo dunque le accuse al mittente perché siamo vittime e non carnefici, vediamo la nostra amata e bellissima città imbrattata e offesa, e indifesa. Noi che la raccolta differenziata l’abbiamo inventata e che con la nostra cultura sette-ottocentesca abbiamo formato la civiltà occidentale, saremmo ben capaci di differenziare i rifiuti in bidoncini di colore diverso se ce ne dessero la possibilità.  
Siamo indifesi, e proprio noi possiamo affermarlo a gran voce se è vero che ogni volta che Napoli ha bisogno di essere protetta sovente ci ritroviamo a combattere da soli, spesso con successo, alzando e interpretando il sentimento dei cittadini, senza che mai un politico di spicco o un sedicente intellettuale accosti la sua voce per tutelare l’onorabilità di Napoli dagli attacchi esterni. Una voce alzata anche contro gli amministratori locali che certamente hanno inginocchiato Napoli più responsabilmente di coloro che l’hanno denigrata per ignoranza, asserviti come sono alle logiche di una politica nazionale che della “questione meridionale” ne ha fatto lo strumento di cicliche e sempre uguali campagne elettorali. Se i Napoletani sono diventati incivili non si può non tener conto che hanno smesso di ricevere un’educazione da parte degli amministratori locali. Perchè se in una classe manca un insegnante, gli allievi danno sfogo a tutta la propria indisciplina.
A Borghezio, ma anche ai politici e agli intellettuali di casa nostra ormai barricati nei loro ammuffiti salotti, diciamo che…

…i Napoletani sono “assoggettati” alla tassa sui rifiuti più alta d’Europa senza riceverne un servizio, e nel contempo subiscono l’umiliazione dei cumuli per strada fotografati dai pochi turisti che si avventurano in una delle città più belle e più sporche del mondo, le offese sui media e l’imposizione di un’amministrazione locale assente e incapace di assicurare persino lo spazzamento delle strade;

…l’inceneritore di Acerra, il più grande mostro anti-ecologico d’Europa, è stato costruito ed è gestito da aziende dal patrimonio incalcolabile di Torino, Milano e Brescia;

…le discariche della Campania, come abbondantemente dimostrato dalla magistratura, sono sature perché riempite con tonnellate di rifiuti tossici grazie all’accordo tra la camorra e aziende del nord che continuano indisturbate ad operare nel settore dello “smaltimento rifiuti”;

…i militari a Napoli li ha inviati per scopi elettorali il Premier Berlusconi il cui governo si regge sul sostegno fondamentale della Lega di cui Borghezio è esponente di spicco.

…non crederemo mai al populismo e alla demagogia della Lega Nord che per polarizzare consensi sbandiera la falsa intenzione di separarsi da un sud “palla al piede” che è mercato senza dazi doganali per le merci prodotte nelle aziende del nord, ancor più redditizio con la recente approvazione del federalismo municipale che arricchisce anche i comuni di provenienza di quelle aziende.

…abbiamo avuto fin troppe dimostrazioni del fatto che Borghezio e soci conoscono perfettamente le vicende che portarono alla conquista garibaldina/savoiarda di Napoli, e che, di conseguenza, sappiano bene quanto Napoli e il meridione hanno perso dall’unità d’Italia e come ne sono usciti perdenti, quindi colonia del nord.

Dunque, ok l’analisi della questione politica napoletana ma perchè figlia di quella nazionale, e giù le mani da Napoli; se Borghezio avesse evitato i soliti insulti, il suo discorso non avrebbe scatenato le polemiche. E invece ha fatto il più classico dei comizi come i tanti che tiene a Pontida, solo che li può urlare alla sua folla. La differenza che passa tra un politico e un ignorante prestato alla politica è che il primo propone soluzioni, il secondo invita l’Europa a buttare Napoli che l’Europa l’ha fatta.
Insomma, prima l’hanno voluta annettere al Piemonte e ora che l’hanno spogliata di tutto la vogliono staccare dal continente. Siamo seri!

Ecco perchè i Napoletani sono vittime di camorra e politica 

Quando Napoli era la città più pulita d’Europa (clicca per leggere l’articolo)