NAPOLI SVELATA – Belle vicende della Storia partenopea dalle origini a oggi

Napoli e i suoi dintorni, luoghi di un popolo che da sempre sfida due vulcani distruttivi ma forieri di prosperità. Un territorio particolare e complesso per natura e umanità, unico per identità e assai ricco di storie perché possa essere capito con facilità. Un mondo a sé, custode di un immenso patrimonio intellettuale e storico, frutto dell’influenza di varie culture e delle molteplici vicende di cui è stato teatro nel corso dei millenni.
Napoli, città porosa proprio come il tufo su cui poggia, ha assorbito e poi restituito con linguaggio proprio e idee nuove. Qui, tra i tanti ingegni, sono fioriti la viticoltura italiana con i suoi vini, la vulcanologia e l’archeologia. Qui sono state stimolate l’igiene ambientale e personale. Qui sono stati sperimentati e affinati i primi vaccini. Qui sono state perfezionate eccellenti maestrie, qualcuna superata, qualcun’altra in via di estinzione e altre ancora, come la sartoria maschile, solidamente apprezzate nel mondo. Qui, tra particolari usanze alimentari, si è diffuso il mangiare e bere ghiacciato. Qui sono germogliati il cinema, la cultura sportiva e persino il dogma dell’Immacolata Concezione. Una città tra le più antiche d’Europa, fondamentale nella trasmissione della cultura greca alla società romana e di importanza sempre crescente dal Rinascimento in poi, fino a diventare una delle maggiori capitali d’Europa, prima di decadere nell’Italia politicamente unita. Una città da vedere prima di morire, ma anche da capire. Se ne saprà “qualcosa” in più dopo aver letto Napoli svelata, 15 grandi storie napoletane da conoscere a fondo, frutto di un lavoro lungo e davvero molto approfondito.

Indice

Introduzione
Il melodioso richiamo della Sirena
una terra da ascoltare

1 – Un popolo vulcanico
la vita attorno ai crateri nella patria della vulcanologia

2 – La terra del vino
storia della viticoltura italica e delle sue origini campane

3 – La culla dell’archeologia
la riscoperta della classicità e la Napoli di Canova

4 – Ai napoletani piace freddo
l’antica passione per il ghiacchiato, dal sorbetto al gelato

5 – Ai napoletani piace scuro
dall’usanza della cioccolata alla tradizione del caffè

6 – Il sacro dolce di Napoli
leggende ed evoluzioni di sua maestà la Pastiera

7- Una città acqua e sapone
complessa vicenda dell’igiene napoletana

8 – Grandi, grossi e vaccinati
Napoli protagonista nella scoperta dell’immunizzazione

9 – La Madonna li accompagna
la Fede di Napoli per la definizione del dogma dell’Immacolata

10 – L’irripetibile arte del piqué di tartaruga
un’estinta maestria di gran pregio alla corte di Napoli

11 – L’eleganza cucita addosso al mondo
l’eccellenza dell’alta sartoria maschile napoletana

12 – Le pelli si trattano con i guanti
principio e quasi estinzione dei rinomati guantai napoletani

13 – Napoli sana in corpo sano
la tradizione sportiva partenopea, dalla città greca a oggi

14 – Una vera cine-città
Napoli culla della cinematografia e primo set d’Italia

15 – Vedi Napoli e poi muori… giustiziato
origine incerta del popolare detto sulla Città

E don Carlos disse «acqua per tutti!»

acquedotto_carolino

Angelo Forgione22 marzo, Giornata Mondiale dell’Acqua. Sensibilità circa gli sprechi e necessità di fornirla a tutti. Questi i temi sollecitati, e non posso non ricordare che Napoli è stata la prima città al mondo a dotarsi di acqua corrente nelle case. E poi l’esempio dell’Acquedotto Carolino, la più imponente opera di ingegneria idraulica del Settecento, quando l’acqua mancava alla bellissima piana casertana ai piedi dei Monti Tifatini scelta da Carlo di Borbone per il nuovo Real Palazzo, quella che il Goethe avrebbe definito qualche anno più tardi “la più lussureggiante piana del mondo”.
Luigi Vanvitelli andò a prendersi l’acqua a una quarantina di chilimetri di distanza, alle sorgenti del Monte Fizzo, nel Beneventano, e realizzò un’impercettibile pendenza di poco più di un millimetro ogni metro per condurre l’acqua oltre la Valle di Maddaloni e compiere il lungo percorso idrico, tra grosse difficoltà costruttive e scetticismo di chi non aveva creduto che l’acqua sarebbe arrivata dal Taburno del Beneventano ai Monti Tifatini del Casertano.
Molto critici furono i lavori per i trafori, a causa delle esalazioni di anidride carbonica. Gli operai, galeotti musulmani del Nord-Africa catturati durante le scorribande piratesche lungo le coste, venivano assicurati con delle brache di cuoio in modo da essere tirati fuori in caso di soffocamento. Con il supporto dei più stimati studiosi e matematici del Regno di Napoli, le cassandre furono smentite tra lo stupore dei presenti all’inaugurazione, quando, dopo circa quattro ore di attesa, improvvisamente, le cascate iniziarono a prendere vita.
Solo un capriccio lussuoso? Macché! Vanvitelli, per volontà sovrana, assicurò la duplice utilità tipica delle realizzazioni borboniche: quella estetica, per lo straordinario giardino della Reggia, e quella sociale, per l’approvvigionamento idrico del Casertano. Non solo acqua salubre per i sofferenti villaggi attorno al distretto reale ma anche energia idraulica necessaria per le emergenti attività reali e private tutt’intorno, a partire dalla seterie di San Leucio. A Marcianise, il villaggio forse più assetato, fu in seguito realizzata una fontana di ringraziamento nella piazza centrale, la cosiddetta “Fontana dei Delfini”, opera dell’architetto Gaetano Barba, allievo dello stesso Vanvitelli.
Con la vita poteva svilupparsi, oltre alla cittadella amministrativa reale, anche una moderna cittadina, pensata e disegnata nel progetto urbanistico vanvitelliano, ma purtroppo cresciuta nel tempo con aspetto ben differente rispetto ai precisi dettami estetici originali. E inoltre, l’Acquedotto Carolino fu allacciato all’Acquedotto del Carmignano che, insieme a quello della Bolla, serviva Napoli, per rafforzare l’approvvigionamento idrico della Capitale.
Tutto frutto delle incredibili competenze ingegneristico-idrauliche di Luigi Vanvitelli, affinate collaborando alla realizzazione della Fontana di Trevi a Roma al fianco dell’amico Nicola Salvi, “Architetto dell’Acqua Vergine del Salone e suoi acquedotti e fontane”. Una fontana bellissima ma utile solo ad abbellire il centro della città papalina.
Pochissimi sanno che già nel 1836 i napoletani avevano a disposizione una media di 26 litri d’acqua al giorno, più di Parigi, che nello stesso periodo era afflitta dal sudiciume della sua gente, abituata a lavarsi nella maleodorante Senna o a non praticare alcun tipo di abluzione. Così come i londinesi nel Tamigi, dove venivano riversavati escrementi e rifiuti di ogni sorta, in una città che quell’acqua la beveva e in cui nel 1858 scoppiò la “Grande Puzza”.
Oggi, secondo i campioni analizzati da Altroconsumo, l’acqua del rubinetto più buona si beve proprio nella provincia di Caserta. L’abbondante fornitura è assicurata dall’Acquedotto della Campania Occidentale, che alimenta in parte anche i serbatoi di Capodimonte e Scudillo dell’Acquedotto di Napoli ed i serbatoi dell’Acquedotto Campano di S.Clemente e di Melito.
E la storia continua.

La vera storia della Pizza Margherita a ‘Domenica Luna Live’

La vera storia della pizza margherita, ma anche del pomodoro e delle mozzarella, alla trasmissione Domenica Luna Live (Tv Luna) condotta da Paola Mercurio.

contributo tratto da History Channel

Felicori: «la Campania metta insieme la grande ricchezza creata dai Borbone»

Angelo Forgione Ospite ad Alle Falde del Kilimangiaro, il direttore della Reggia di Caserta, Mauro Felicori, ha illustrato i buoni risultati conseguiti nell’ultimo anno dal monumento vanvitelliano: da 490mila visitatori a 650mila, +33%.
Felicori ha fatto intendere di apprezzare profondamente la grande opera culturale dei Borbone di Napoli, auspicando che tutte le Reali Delizie borboniche possano essere raggruppate in un’unica idea comunicativa «di quella grande ricchezza che i Borbone sono riusciti a costruire».

Caserta, “la più lussureggiante piana del mondo”

Angelo Forgione – “[…] La posizione [della Reggia di Caserta] è di eccezionale bellezza, nella più lussureggiante piana del mondo, ma con estesi giardini che si prolungano fin sulle colline; un acquedotto v’induce un intero fiume, che abbevera il palazzo e le sue adiacenze, e questa massa acquea si può trasformare, riversandola su rocce artificiali, in una meravigliosa cascata. I giardini sono belli e armonizzano assai con questa contrada che è un solo giardino. […]
Napoli è un paradiso dove ciascuno vive in una sorta d’ebbrezza obliosa. Così è per me; non so riconoscermi, mi par d’essere un altro. Ieri pensavo: “O eri matto prima, oppure lo sei adesso. Mi sono recato da qui anche a visitare le antiche rovine di Capua e i relativi annessi. Solo in questo paese si può capire cosa sia la vegetazione e perché si coltivino i campi. […] La regione intorno a Caserta è tutta pianeggiante, i campi sono lavorati con un nitore uniforme, simili ad aiuole di giardini. Ovunque s’innalzano pioppi cui si allaccia la vite, che pur ombreggiando il suolo non impedisce la messe più rigogliosa. Che mai avverrà al prorompere della primavera! […]
Così Johann Wolfgang Goethe, in Viaggio in Italia, descrisse il territorio casertano, visitato in occasione dell’incontro col pittore di corte Jakob Philipp Hackert tra il 14 e il 16 marzo 1787. Aggressione edilizia e inquinamento delle terre avrebbero violentato la lussureggiante pianura campana, che lotta per conservare il suo fascino. La tavola allegata, del 1826, mostra il percorso dell’Acquedotto Carolino che donò prosperità a tutto il territorio e implementò l’approvvigionamento idrico di Napoli, dalle sorgenti del Fizzo presso il Taburno, nel tenimento beneventano di Airola, alle fontane della Reggia di Caserta.

Il nuovo Euro? Molto meridionale

euro_europaAngelo Forgione per napoli.com – Arriva il restyling dell’Euro, la tanto discussa cartamoneta che Mario Draghi sta per sdoganare rinnovata in tutto il Continente, più per un’operazione simpatia che per una vera esigenza anti-contraffazione. La curiosità, un po’ beffarda, è che la nuova banconota avrà una forte connotazione di Meridione e Grecia, proprio le due aree più povere dell’Eurozona. L’Eurosistema ha infatti deciso di apporre nella filigrana e nell’ologramma dei nuovi biglietti un ritratto di Europa, figura della mitologia greca. La sua effige è tratta da un vaso del 360 a.C., Europa e il toro, rinvenuto a Taranto e custodito dal 1825 al Louvre di Parigi. È ascritto al Pittore dell’Iliupersis, artista attivo proprio a Taranto nel secondo quarto del IV secolo a.C.
Nella mitologia greca, Europa era la figlia del re fenicio Agenore. Zeus, dall’alto del Cielo, notò la bella principessa insieme alle Ore, sue ancelle, sulla riva del mare e se ne innamorò. Per non intimorire le fanciulle, assunse la forma di un toro bianco, mettendosi a pascolare l’erba del prato. Le fanciulle, vedendolo calmo, lo accarezzarono ed Europa gli salì in groppa. Allora il toro prese a correre, con la spaventata principessa che si tenne aggrappata forte, e dopo ore di corsa giunsero nell’isola di Creta, dove il toro ritornò alle sembianze di Zeus, dichiarando il suo amore e facendo scendere da Cielo le ancelle, per celebrare l’unione. Questo mito ha indotto gli antichi Greci a utilizzare “Europa” come termine geografico. Per tutto il IV secolo il mito di Europa fu raffigurato in gran numero nei vasi prodotti nell’Italia meridionale.
euro_1L’impronta del Sud-Italia era già presente nella grafica del biglietto da 5€. I diversi tagli ripercorrono sin dal 2002 i periodi della storia dell’architettura europea, mostrando sul fronte porte o finestre, che simboleggiano l’apertura, e sul retro ponti, che rappresentano il collegamento tra le varie nazioni. Non costruzioni specifiche, euro_2ma costruzioni con elementi tipici del periodo architettonico rappresentato disegnati con la consulenza di ingegneri e storici dell’arte, per non creare disparità all’interno dei paesi dell’Unione Europea. Ebbene, il biglietto meno “ricco” è dedicato all’architettura classica, quindi all’antichissimo stile greco e romano, poi recuperato nel secondo Settecento partendo dalla Napoli degli scavi vesuviani e dalla rivoluzione neoclassica di Luigi Vanvitelli che, in tutt’Europa, mandò in soffitta il Barocco e il Rococò. Nella banconota si riconosce qualcosa di molto somigliante al Pont du Gard, l’acquedotto romano sul fiume Gard realizzato nel sud della Francia nel 19 a.C., modello d’ispirazione vanvitelliana del formidabile Acquedotto Carolino della valle di Maddaloni di trentasei secoli più tardi.
Qualcuno, in Italia, ha detto che con la cultura non si mangia. Il Sud-Europa, che di cultura ne ha evidentemente da vendere, perde sempre più potere d’acquisto. Che strana quest’Europa.

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La strada delle acque che partiva da Marcianise

ponti_maddaloniAngelo Forgione per napoli.com L’acquedotto Carolino è parte del patrimonio Unesco della provincia di Caserta, un’opera di somma ingegneria idraulica, completata nel 1770, con cui l’architetto Luigi Vanvitelli dimostrò grandissime competenze nel ramo. Oltre a porsi come nuova meta del Grand Tour, la sua realizzazione servì ad approvvigionare d’acqua il parco della reggia di Caserta, i torcitoi delle seterie di San Leucio e la Tenuta di Carditello. Poi, con una modifica voluta da Ferdinando IV di Borbone, anche la città di Napoli fu servita dalle acque sorgive del Monte Fizzo che andarono ad implementare il già esistente acquedotto del Carmignano, in un’epoca in cui nel resto d’Italia la fornitura idrica era scarsa o nulla. La capitale potè godere di una rete idrica sufficiente al fabbisogno urbano, contando anche sull’antico acquedotto della Bolla. Con il vanvitelliano nacque anche la strada “dei Ponti della Valle”, ancora esistente (Strada Statale 265), anche se modificata nel percorso. Il tracciato storico partiva ben oltre il territorio di Maddaloni, in prossimità del centro abitato di Marcianise (località Torrino), attraversando il centro abitato di San Marco Evangelista. E proprio a Marcianise, al centro di una rotatoria di confluenza delle vie Evangelista, Gemma, Misericordia, Gandhi e della Pace, è presente una stele gigliata d’epoca borbonica, recuperata e restituita alla cittadinanza nel 2000, con cui era marcato l’originale principio dell’arteria stradale.
Anche Marcianise fu allacciata all’acquedotto carolino nel 1791 da Ferdinando e Carolina che ordinarono, a qualunque costo, di rimediare alla penuria di acqua salubre dei sofferenti cittadini marcianisani. La fornitura derivante da Caserta fu allacciata al villaggio di Recale e, da qui, attraverso cunicoli, a Marcianise. In ringraziamento, fu eretta nel 1794 la monumentale fontana coi delfini di piazza Umberto I, allora piazza del Mercato, di cui fu autore Gaetano Barba, allievo proprio del Vanvitelli.

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Lesa maestà alla Reggia malata

monumento emblema dell’oscurantismo moderno

di Angelo Forgione – Era il Giugno del 2009 quando la piazza Carlo III di Caserta, l’immenso slargo ellittico ai piedi della reggia che si rifà a Piazza San Pietro a Roma, si avviava a compimento di un imponente e costosissimo restyling. Scattai delle fotografie ai nuovi lampioni d’illuminazione (clicca sulle immagini per ingrandire) perchè alla loro vista un senso di disgusto mi prese il ventre. Elementi di arredo urbano futuristici di forma essenziale e fin troppo moderna per essere contestualizzati nella piazza simbolo del neoclassicismo vanvitelliano, troppo forte il contrasto per restarne indifferente. Mancanza di sensibilità da parte di chi è chiamato a decidere nel presente di una testimonianza del passato e della nostra storia, ma anche della gente comune che devasta il patrimonio. Inutile dire che la piazza, la più grande d’Italia, è oggi un luogo deserto occupato e reso impraticabile da clochard e vandali.
Cosa dire per esempio dei furti d’acqua alle cascate della reggia di Caserta? Succede ogni maledetto Agosto! Allarme siccità? E allora via coi prelievi abusivi da parte dei soliti ignoti che si agganciano alla condotta del mirabile Acquedotto Carolino vanvitelliano, patrimonio dell’umanità, per attingere acqua a uso personale. Un reato che minaccia anche i pesci delle vasche e favorisce lo sviluppo incontrollato delle dannose alghe di eutrofizzazione. L’Acquedotto Carolino, nei 38 chilometri di percorso, perde così pressione e l’acqua non riesce ad arrivare dalla fonte alla destinazione ultima. Fontane asciutte e delusione dei turisti che arrivano per ammirare anche quelle meraviglie dell’ignegneria idraulica vanvitelliana e si ritrovano di fronte solo liquami. Niente acqua, niente tuffi. Si, perchè altro malcostume estivo dei giovani senza sensibilità è il lancio nelle vasche della cascata immortalato in passato, manco si trattasse di un acquapark, col rischio di danneggiare le sculture e le proprie ossa sulle rocce.
Spegnere la scenografica cascata che dai monti tifatini riversa acqua verso i giardini della Reggia equivale a deturparne l’architettura, ma questa deduzione è troppo lontana dalla comprensione degli insensibili. Vaglielo a spiegare che la navata centrale dell’edificio è detta “il cannocchiale” per la visione che attraverso di essa si ha dell’asse centrale del parco culminate nella cascata e nel torrione senza interruzione della prospettiva. Vanvitelli pensò anche a questo quando disegnò la Reggia come elemento architettonico lineare che non precludesse la vista della natura, simboleggiando l’osmosi tra potere e territorio, natura e conoscenza, divino e terreno.
E se le cascate languono “il cannocchiale” non sta meglio. Bancarelle e ambulanti di ogni tipo, persino distributrici di numeri del lotto, umiliano la maestosità del tempio, ma questo è problema cronico e non stagionale. E poi lampioni rotti (quelli storici), degrado sparso, automobili del personale che sfrecciano tra i turisti, cortili adibiti a parcheggi. Tutto documentato da Marco Bariletti per l’edizione serale del Tg1 del 25 Agosto (in basso) che ha posto la lente di ingrandimento anche sulle richieste dell’UNESCO disattese dal governo italiano. Il World Heritage per i patrimoni dell’umanità chiede da anni che dal monumento sia sfrattata l’Aeronautica Militare affinché eviti di essere un potenziale obiettivo militare e mostri invece tutto il suo splendore, a cominciare dal teatrino di corte inaccessibile e altri appartamenti oltre il solo piano nobile aperto al pubblico.
Responsabilità del governo centrale ma anche dell’amministrazione locale per arrivare agli strati sociali travolti dalla povertà e dall’ignoranza. Nessuno sembra avere la minima sensibilità per rispettare il sito e la sua storia. I soldi mancano, la sorveglianza non può essere garantita e il degrado avanza indisturbato. Il sindaco di Caserta Pio Del Gaudio ha commentato il servizio del Tg1 sulla sua pagina Facebook ma le parole non bastano più. La reggia è un complesso unico al mondo che ha nella sola Versailles un opera di pari livello, ma perde progressivamente pezzi e visitatori. E poco più in la, il dramma della reggia di Carditello che stiamo contribuendo dalla primissima ora a tenere alta in classifica nel censimento de “I luoghi del cuore” FAI (magari bisogna portare in alta classifica anche la più maestosa reggia?). Il delegato dell’ufficio del curatore fallimentare della più riservata tenuta borbonica di San Tammaro Tommaso Cestrone, una sorta di angelo custode della piccola reggia, ha riferito che sul posto si sarebbero recati nel mese di Agosto centinaia di visitatori, principalmente settentrionali e spagnoli, accontentandosi di sbirciare dai cancelli sbarrati.
Meglio fermarsi qui perchè la lista è infinita e sottolineare l’oscurantismo moderno quando si parla di luoghi simbolo dell’illuminismo napoletano, cioè europeo, è per chi scrive un autentico supplizio.