Consigliera leghista invoca la sparizione del Sud e il suo presidente la difende!

Angelo Forgione – La settimana scorsa una consigliera della Provincia di Monza e della Brianza aveva creato un ennesimo polverone razzista-leghista su Facebook. “Forza Etna, forza vesuvio, forza Marsili!!!”. Un’immagine dell’Italia dal satellite, ritoccata cancellando la parte di Penisola a sud della Toscana. Non una novità per certi esponenti politici perchè solo poche settimane fa il segretario della Lega di Bovisio Patrizio Ferrabue aveva scatenato l’inferno con un commento dopo il rogo al magazzino cinese tra Monza e Brugherio, costringendo il suo omologo provinciale Dionigi Canobbio a scusarsi.
Le proteste e le segnalazioni giunte alla posta di V.A.N.T.O. erano state tantissime, e lo sono ancora, ma da tempo ho deciso di non entrare in discussione diretta con esponenti leghisti che dimostrano continuamente un basso livello culturale e umano. I fronti culturali e sociali in cui coinvolgersi sono decisamente altri. E ho preferito segnalare la cosa al presidente della Provincia Dario Allevi e a quello del consiglio provinciale Angelo Di Biasio chiedendo provvedimenti.
Il primo ha esternato sdegno con un messaggio sulla pagina Facebook della Provincia MB mentre il secondo, anch’egli leghista, non solo non ha risposto ma ha persino difeso la Galli versando benzina sul fuoco: «Sono battute da bar che girano da trent’anni a cui stiamo dedicando anche troppo tempo. Ricordo quando a Napoli comparvero manifesti contro un ministro della Repubblica (Umberto Bossi, ndr) gravemente ammalato; in quei giorni negli stadi si sentivano persino cori contro di lui, ma non c’è stata alcuna sollevazione».
Difesa peggiore dell’attacco. Ed ecco che i leghisti continuano a dimostrare di non saper usare ciò che hanno tra le orecchie. Paragonare le “opinioni” popolari di reazione a ignominiose dichiarazioni identiche a quelle della Galli alle esternazioni di un esponente politico significa non usare il cervello.
Più che Donatella Galli, ora è giusto sottolineare l’atteggiamento ideologico del presidente del consiglio Angelo Di Biasio perchè difendere l’idiozia con peggiore idiozia è cosa veramente grave. Sono politici con delle responsabilità importanti e si comportano come tifosi delle peggiori curve!

contatto presidente della Provincia MB
contatto presidente del consiglio provinciale MB

«Napoli fuori, era l’unico modo per stare in Europa»

«Napoli fuori, era l’unico modo per stare in Europa»

il leghista Buonanno infila un’altra “perla”

Il cattivo gusto dei leghisti non ha confini. In aula alla Camera dei Deputati Gianluca Buonanno ha sputato veleno su Napoli strumentalizzando l’eliminazione della sua squadra di calcio dalla Champions League in occasione della discussione del decreto rifiuti.
«Allora, capisco che oggi i napoletani siano tristi perché ieri sono usciti dalla Champions league  ha detto Buonanno – e quindi sono anche un po’ più arrabbiati per quanto riguarda il tema della raccolta dei rifiuti visto che non hanno più modo di divertirsi dato che non sono capaci di stare in Europa neanche nel calcio. Era l’unico modo che avevavano per stare in Europa, ora neanche quello…».
Chi è il parlamentare Gianluca Buonanno? Colui che, di nonno pugliese,  porta il “Grana Padano” come prova inconfutabile d’esistenza della Padania indipendenteBuonanno è sicuramente attento ai “veri” problemi del paese e convinto assertore della superiorità virile dei settentrionali rispetto ai meridionali: «l’uomo che risiede al nord è più concreto, ama meno le chiacchiere e girare attorno alle cose. Insomma, va prima al sodo, per questo seduce di più. Noi del nord ce l’abbiamo più duro, come dice da sempre Bossi», disse alla trasmissione radiofonica di Klaus Davi. Forse è per ottenere il risultato che ha concesso nel 2003 uno sconto del 50% sul prezzo del Viagra ai cittadini di Varallo e gratuito ai prostatici ancora vogliosi.
Su Buonanno, che è juventino e l’Europa quest’anno l’ha vista solo alla tv, se ne potrebbero dire tantissime, continuando con le sagome di vigili cartonati per le strade, ma meglio fermarsi ai complimenti per essere meritevolmente tra i più presenti in aula: solo l’1,80% di tasso di assenza. Peccato però che nella classifica degli indici di produttività parlamentare è solo 483mo su 630 deputati. Va da sé che lui al parlamento ci vada eccome, ma a sprecare fiato. E si vede.

per proteste al Presidente della Camera, clicca qui

Caldoro vs Carroccio

Caldoro vs Carroccio

L’organo leghista: «Sud pirata». E il Governatore contrattacca

L’organo di stampa ufficiale “La Padania” ha dedicato un titolo di prima pagina alla Campania: “Allarme pirateria napoletana sul tesoro dei sindaci del Nord, i predoni del Vesuvio affamati di tesori padani”. Attacco frontale al Governatore della Campania Caldoro che vorrebbe un Fondo di garanzia nazionale per i pagamenti alle imprese, utilizzando le risorse inutilizzabili per il rischio di sforare il Patto di stabilità.
I leghisti gridano allo scippo ai “virtuosi” settentrionali e Caldoro si difende e rilancia in un video pubblicato sul suo blog con cui precisa che le risorse non sono del Nord o del Sud ma dell’intero Paese e invita ad evitare gli stereotipi negativi su un Sud sprecone. Il Governatore rimarca anche che i cittadini del Sud  pagano da anni per sostenere le pensioni di anzianità che vanno per 75% al Nord.

E ora anche Virgilio è un “terrone”

E ora anche Virgilio è un “terrone”
doppia gaffe dell’assessore al turismo del Comune di Mantova

Angelo Forgione per napoli.com «Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope». L’epitaffio in latino sulla tomba di Virgilio a Posillipo dice “mi ha generato Mantova, la Puglia mi ha strappato alla vita, ora Napoli mi conserva”. Il grande poeta fu a stretto contatto coi politici dell’antica Roma ma mai avrebbe potuto immaginare che questo messaggio ai posteri avrebbe scatenato i politici di due millenni dopo avversi a “Roma ladrona”.
È proprio una questione di cultura quella della Lega, o meglio, di mancanza di cultura. L’assessore al turismo del Comune di Mantova, il leghista Vincenzo Chizzini (foto), si è infatti scagliato contro le celebrazioni del poeta di casa alla mostra “Virgilio, volti e immagini del Poeta” aperta a Palazzo Te. «Virgilio se n’è andato a Roma, in Calabria, infine a Napoli, dove è sepolto. Ci ha traditi».
Doppia gaffe! Virgilio, dopo Roma, non si recò affatto in Calabria. Calabri, sull’epitaffio della sua tomba, indica il nome bizantino del Salento laddove morì (a Brindisi) durante il rientro da un viaggio in Grecia, mentre la Calabria si chiamava Bruzio. È evidente che l’Assessore Chizzini ha avuto difficoltà a tradurre dal latino quanto ha letto circa la vita del poeta mantovanapoletano, interpretando peraltro il tempo perfetto latino rapuere come rapimento emotivo e non fisico. Calabri rapuere non vuol dire “la Calabria mi rapì” ma “a Brindisi fui rapito dalla morte”.
La mostra, che espone un raro mosaico (in basso) raffigurante Virgilio tra le muse Clio e Melopomene ottenuto in prestito dalla Tunisia e proveniente da una villa romana di Hadrumetum, oggi Sousse presso Hammamet, si è trasformato in uno scontro su tutti i fronti a suon di brutte figure. Il parlamentare leghista Gianni Fava, all’inaugurazione con gli ospiti tunisini (console, ministro e sindaco di Cartagine) tra cui Afef Jnifen, ha detto: «non capisco perché Mantova debba essere ricettacolo di soubrette a fine carriera».
Ancora una dimostrazione di come la cultura e la storia siano bersaglio leghista da immolare sull’altare della demagogia e della propaganda. Stavolta è il turno di Virgilio che non fu solo un poeta epico d’epoca romana innamorato di quella culla di cultura che è Napoli e dell’intera “Magna Grecia”, ma della città partenopea anche patrono dopo Partenope e prima di San Gennaro, nonchè suggestivo mago.
I politici secessionisti si capacitino del fatto che il mantovano Virgilio, timido e riservato per natura, si spostò a Napoli in seguito ad una crisi esistenziale da risolvere apprendendo la dottrina di Epicuro alla scuola filosofica di Sirone e Filodemo. L’Epicureismo subordinava la ricerca filosofica all’esigenza della tranquillità dello spirito umano e divenne il riferimento del taciturno ragazzo del nord che trovò la cultura e il saper vivere al Sud, laddove aprì la sua mente conoscendo personaggi politici ed artistici di primario rilievo, tra cui Orazio. Napoli accolse più tardi anche la sua famiglia in fuga da Mantova a causa della confisca dei terreni di proprietà seguita alla “battaglia di Filippi”. E a Napoli diede sfoggio delle sue capacità letterarie componendo le Bucoliche, le Georgiche e l’Eneide, divenendo riferimento della popolazione e simbolo della libertà politica e della cultura della città che dopo la conquista romana conservò la sua estrazione ellenica.
I leghisti non accettano che l’uomo che onora il nome di Mantova è uomo di cultura di Neapolis, legato alle leggende di Piedigrotta, del Castell’Ovo, della Grotta di Posillipo e di tante altre testimonianze storiche della fortuna che un uomo del Nord trovò al Sud, come avveniva fino ad un certo momento della storia d’Italia in cui la cultura fu sottomessa alle armi e all’ignoranza. I leghisti non accettano che Virgilio amò Posillipo, dove si fece seppellire, perchè era il luogo incantevole della “pausis lype”, ovvero il riposo dagli affanni… di un’infanzia mantovana infelice. O forse i leghisti non riescono a capire che se non fosse sceso a Napoli, Virgilio non sarebbe diventato il Virgilio che da lustro a Mantova e non avrebbe ispirato la rivoluzione linguistica italiana di Dante. Ma di quale tradimento si parla?

Il meridionalismo legittimato da Presa Diretta (Rai Tre)

Il meridionalismo legittimato da Presa Diretta (Rai Tre)
ecco come Nord secessionista e governo fanno male a tutto il paese

Angelo Forgione – Il meridionalismo è una corrente di pensiero basata su accurati studi delle problematiche del Sud, della sua staticità economica, della “questione meridionale”. L’attività di ricerca dei meridionalisti, associata a quella di analisi e proposta, si basa sulla denuncia delle gravi responsabilità della politica di governo rispetto al mezzogiorno d’Italia da quando la nazione si è unita.
Tutto questo porta talvolta chi non approfondisce lo studio della questione e la osserva superficialmente dall’esterno ad etichettare gli esperti della questione (meridionale) come vittimisti a prescindere. Sta di fatto che le istanze meridionaliste portate avanti con maggior vigore e decisione in occasione delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia stanno fruttando una maggiore necessità di approfondire la faccenda in maniera sempre meno acritica e di verificare gli argomenti che i meridionalisti propongono.
La malaunità italiana che lascia il motore del Sud al “minimo”, l’esempio della Germania che in soli 10 anni ha raggiunto la vera unità tra est e ovest con investimenti e giuste tassazioni, la Lega Nord che governa il paese sostenendo il Federalismo per proprio miope tornaconto, il Nord che sottraendo risorse al Sud è destinato ad andare a fondo insieme ad esso, il Sud usato come mercato dei prodotti del Nord, la spoliazione del tessuto produttivo del meridione. Tutto questo, come per incanto, si è materializzato in una puntata di Presa Diretta (Rai Tre) di Riccardo Iacona dal titolo “Il popolo” che ha legittimato e dimostrato tutto questo.

Il videoclip racchiude in 15 minuti l’autorità della corrente meridionalista, gratifica tutti coloro che stanno lavorando con serietà e senza estremismi e fondamentalismi, e mette a nudo un paese sbilanciato e sbagliato, destinato ad andare sempre più a fondo fin quando esisteranno e governeranno leghe territoriali xenofobe e finché il Sud non sarà sviluppato con investimenti ordinari dopo quelli straordinari. Come la Germania. Con buona pace di alcuni settentrionali che credono alla demagogia leghista che spaccia il Sud per palla al piede, decretando inconsapevolmente anche la propria sventura.
Con un solo doveroso appunto: il Sud, 150 anni, fa non era arretrato rispetto al Nord. Questa è l’unica cosa che “Presa Diretta” non ha detto, e sarebbe stato utile a capire il perchè, dopo averlo spoliato, dopo 150 anni è in simili condizioni. Ma la sostanza del presente non cambia.

guarda l’intera puntata dal sito da rai.tv

Caldoro risponde a Calderoli

Caldoro risponde a Calderoli e al populismo leghista
poi in versione tifoso: «il Napoli ci riempie di orgoglio»

Il Governatore della Campania Stefano Caldoro, in diretta coi cittadini il 25 Luglio, sempre più insofferente alle esternazioni degli alleati di Governo del leader del suo partito. Prima risponde alle dichiarazioni del Ministro della Semplificazione Calderoli («a Napoli mai un Ministero del Lavoro perchè non sanno di cosa si parla») confermando quanto osservato nella nostra risposta, poi  accusa gli sprechi del nord e infine conclude ostentando la sua fede azzurra.

Calderoli: «Ministero del Lavoro a Napoli inappropriato»

Ministero del Lavoro a Napoli inappropriato?
Almeno quanto quello della Cultura al nord!

Lega Nord in piena propaganda per tenere buono il proprio elettorato. E così il Ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ieri sera a Brescia, si è dato alla sua folla con l’ennesima dichiarazione ad effetto contro Napoli nell’ambito dell’inaugurazione delle tre sedi distaccate dei ministeri. «Ci saranno ministeri distribuiti su tutto il territorio, anche nel Mezzogiorno. Penso che anche il Mezzogiorno debba darsi una bella svegliata.
Calderoli ha aggiunto: «Credo che un ministero debba stare vicino al territorio, adatto per quelle competenze. Ha senso che il ministero dell’Agricoltura stia a Roma, nel centro di Roma? Io credo proprio di no, mettiamolo in un territorio agricolo. Ha senso che il ministero dello Sviluppo economico stia a Roma? Per me avrebbe più senso che stesse a Brescia, perché sarebbe come mettere il ministero del Lavoro a Napoli, dove non sanno di cosa si parla».
Come dire, il ministero dell’Agricoltura sta bene in pianura padana, quello dello Sviluppo economico a Brescia, etc. Via i ministeri da Roma, e comunque non a Napoli. Men che meno quello del lavoro, che secondo Calderoli è città dove la gente non sa cosa sia lavorare.
Un Ministro della Semplificazione è forse portato a farla facile e a dimenticare che se esiste il fenomeno dell’emigrazione è perchè a Napoli la gente vuole lavorare.
È vero, Ministro Calderoli… e se il nord è diventato produttivo lo deve anche a quei Napoletani (e meridionali tutti) che chiusero i fagotti di cartone con lo spago in cerca di quel lavoro negato al sud, ai quali i settentrionali invece negarono il fitto. E se esiste la disoccupazione è perchè non c’è offerta, non certo domanda. E se esiste il lavoro nero è perchè la gente accetta di lavorare anche senza regolare contratto. Si chiama “sommerso”, caro Calderoli.
Lei sa, o forse no, che 150 anni fa da Napoli non emigrava nessuno e semmai era dal nord che vi si veniva a lavorare. Le racconto un aneddoto: Leopoldo I di Toscana non perdeva mai occasione per dare lezioni di governo al cognato Ferdinando di Borbone al quale un giorno chiese quante riforme avesse messo in atto nel Regno di Napoli. Il sovrano Napoletano rispose “nessuna”, ma poi in lingua Napoletana proseguì la risposta: «Ma non hai neanche un Napoletano al tuo servizio nei tuoi Stati, mentre io ho circa trentamila Toscani nel mio Regno e persino nel mio palazzo. Ci sarebbero se tu avessi insegnato loro a guadagnarsi il pane nei tuoi Stati?»
Era quello il tempo in cui i Ministeri erano tutti a Napoli, laddove a Palazzo San Giacomo si decideva per tutto il Mezzogiorno, prima d’esser declassato a palazzo comunale.
È solo un aneddoto di un tempo antico ma non troppo, certo, ma è pur sempre storia e cultura che dovrebbero insegnare ai popoli. Ma si sa, la storia insegna solo che i popoli non imparano nulla dalla storia. E allora, se proprio vogliamo proseguire sulla falsa riga della propaganda leghista, diciamo pure che un ministero del lavoro a Napoli è tanto fuori luogo oggi quanto lo è un eventuale Ministero delle Attività Culturali al nord.

Angelo Forgione 

Criscitiello a Mandorlini: «Essere meridionali è un VANTO»

Criscitiello a Mandorlini:
«Essere meridionali è un VANTO!»

ma la colpa è anche dell’incoerenza della FIGC

Dopo il coro razzista “Ti amo terrone” dell’allenatore del Verona Andrea Mandorlini indirizzato ai salernitani, il giornalista di Sportitalia Michele Criscitiello, nativo di Avellino, sfoggia il suo orgoglio meridionale con un termini a noi caro.
Intanto la FIGC ha aperto un procedimento di carattere disciplinare e nelle prossime ore Mandorlini sarà interrogato dagli uomini della Procura federale, che presto prenderà una decisione.
E qui casca l’asino! La Federazione Giuoco Calcio è incoerente e ha le sue colpe in tutto questo putiferio. Il perchè è presto detto: certo, Mandorlini è doppiamente colpevole perchè nel ruolo di chi dovrebbe educare allo sport e non all’odio, ma se durante l’ultimo anno i cori razzisti contro i meridionali, e non gli sfottò (è bene sempre sottolinearlo) fossero stati arginati dagli arbitri e dal giudice sportivo, oggi Mandorlini non sarebbe caduto nell’ingenuità di fare il capo-ultrà leghista, nella convinzione sbagliata che se certi cori li cantano i tifosi impunemente li possono intonare anche gli addetti ai lavori.
Saremo attenti, perchè a questo caso è legato tutto il razzismo anti-meridionali che gira attorno al mondo del calcio che V.A.N.T.O. denuncia da quando sono state introdotte regole, mai applicate, sul tema.

E sul sito dell’Hellas Verona è apparso un comunicato ufficiale dal quale è il caso trarre uno stralcio: “Spiace rilevare ancora una volta, che taluni fatti se accadono nella nostra città ed in particolare siano riconducibili alla nostra società, vengano frequentemente distorti e strumentalizzati unicamente al fine di screditarne l’immagine. (…) Invitiamo quindi a ridimensionare serenamente l’accaduto, riconducendone la portata al giusto valore onde evitare di denigrare pretestuosamente un’intera città e tifoseria come purtroppo già avvenuto in passato per circostanze talvolta rivelatesi di nessuna importanza o addirittura millantate”.
Verona e il Verona, dunque, sono ben consci di esserci ricascati e di essere nell’occhio del ciclone in tema di razzismo, ma non si scusano; anzi, si difendono. Nella maniera più puerile però: “Si rileva che due nostri giocatori, uno di origine calabrese e l’altro campano, nonchè altri di diverse etnie, hanno partecipato divertiti assieme alla canzone di mister Mandorlini e ciò a conferma del tono scherzoso ed inoffensivo che la stessa rivestiva”. Lo staff scaligero si nasconde dietro i propri calciatori che, come sottolineato nella prima denuncia, col loro comportamento hanno acuito la gravità del fatto e non certo legittimato.
Torna il Verona in serie B e la piazza fa subito parlare di se. Una città in cui anche le emittenti locali intavolano dibattiti politico-sociali all’insegna della denigrazione del meridione intero. Come a Telenuovo, tv nella quale ha mosso i primi passi un personaggio che abbiamo imparato a conoscere, quel David Parenzo spalla di Cruciani a Radio 24. Basta sentire i toni e i termini usati per descrivere i meridionali durante una discussione sui terremotati dell’Aquila: parassiti, scansafatiche… napoletani, siciliani e calabresi popoli senza onore. (video in basso)

Criscitiello risponde a Mandorlini

Dibattito razzista a Telenuovo Verona

Ancora cori razzisti, tutti zitti tranne che li urla

Ancora cori razzisti, tutti zitti tranne che li urla
Durante Milan-Napoli va in scena il solito copione

Sono costretto a ripetermi. Ancora razzismo verso i Napoletani, e non stupisce, ma anche stavolta chi dovrebbe (?) arginarlo fa finta di nulla.

Abbiamo perso meritatamente, e ci sta. Abbiamo preso una lezione di personalità, e ci sta. Quello che non è tollerabile è che uno stadio intero sfoghi la propria liberazione dal forte timore per il Napoli con cori razzisti. “Napoli colera, vergogna dell’Italia intera…” al terzo goal è stato cantato dall’intero Meazza, eccezion fatta per i 10.000 Napoletani che hanno dovuto ingoiare il boccone amaro, compresi i tanti bambini che abbiamo visto gioiosi e festanti sugli spalti con maglie e bandiere azzurre prima del tracollo. A loro chi glielo spiega che lo stadio è una zona franca diseducativa dove tutto può accadere? Non certo il leghista e milanista Ministro degli interni Maroni, non la Procura Federale, non il giudice sportivo Tosel che è un magistrato dello Stato, non l’arbitro Rocchi che avrebbe avuto il dovere di interrompere la partita per cori razzisti. E invece tutto ciò accade impunemente, costantemente, puntualmente, e persino rumorosamente.

Sul capitano del Napoli Paolo Cannavaro non riponiamo più speranze, è oramai palese che sia scarico o scaricato di questa responsabilità verso il suo popolo. Non ci resta che denunciare ogni volta la stessa cosa, rischiando di passare per petulanti, ma con la convinzione delle nostre idee e con la consapevolezza che un fenomeno razzista è pericoloso nella misura in cui è sottovalutato.

E nessuno ci venga a dire che si tratta di calcio, come se gli stadi non siano manifestazione amplificata della società italiana, come se lo sport non debba essere maestro di vita. Nessuno ci venga a dire soprattutto che si tratta “solo” di calcio quando un Presidente del Consiglio dei Ministri, che rappresenta trasversalmente tutti gli italiani in un periodo di retorici e ipocriti festeggiamenti dell’unità, fa proclami da condottiero del nord contro l’intero sud, mica contro il solo Napoli… non è “solo” calcio quando un Ministro degli Interni prima propugna leggi federali contro il razzismo e poi per i Napoletani diventa Ministro degli “esteri” di un paese straniero… non è “solo” calcio quando un Ministro della Difesa porta nel calcio la retorica risorgimentale dichiarando che “il pallone ha contribuito molto a rendere forte lo spirito di coesione e unità nazionale”.

Ricordo che al “San Paolo”, nel 1988, il Milan strappò uno scudetto al Napoli e uscì tra gli applausi di 80.000 Napoletani. Oggi non trovo più niente da applaudire.

Noi, meritatamente perdenti sul campo e colpevolmente in questa società, cosa avremmo poi da festeggiare il 17 Marzo?

Ma si, stiamo esagerando, forse è “solo” calcio.

Angelo Forgione

 

 

 

Cori razzisti a Milano, ancora regole infrante!

Comunicato stampa
Inter-Napoli, ancora cori razzisti a Milano, ma l’arbitro non “sente”.

articolo su napoli.com

Ieri sera al “Meazza” hanno riecheggiato i soliti cori razzisti rivolti ai Napoletani. Non le solite offese e schermaglie che anche i napoletani indirizzano ai tifosi avversari. E ancora una volta le regole introdotte quest’anno per arginare il fenomeno dell’intolleranza verbale verso le diverse etnie sono rimaste inapplicate. L’unico precedente resta quello dello scorso Cagliari-Inter quando la partita fu momentaneamente sospesa per ripetuti “buuuu” di stampo razzista indirizzati al camerunense Eto’o, seguendo la scia dei provvedimenti adottati contro i sostenitori della Juventus che lo scorso anno presero di mira un altro giocatore di colore dell’Inter, Balotelli.

Al “Meazza” non è la prima volta che si verificano certe manifestazioni contro i Napoletani, e non sarà neanche l’ultima. Due pesi e due misure, dunque, e bisogna accertare che in Italia il razzismo è codificato come sola avversione ai neri, mentre invece è possibile offendere tutte le altre etnie. Ignoranza nell’ignoranza, ma evidentemente c’è qualcosa che ci sfugge riguardo a certi poteri forti se è vero che il rispetto è riuscito sin qui a ottenerlo solo il Sig. Moratti, presidente dell’Inter, e il suo entourage sempre pronto a proteggere con successo i propri tesserati. Dopo la sospensione di Cagliari fu la sorella Bedy ad esternare tutto il compiacimento per il provvedimento. E dire che il patron interista, in un precedente Inter-Napoli famoso per reiterati cori e ancor più vergognosi striscioni (ciao colerosi, partenopei tubercolosi, Napoli fogna d’Italia), minimizzò l’accaduto e fece appello alla sentenza che lo costrinse al pagamento di 1.000 euro ad un tifoso napoletano che abbandonò lo stadio prima del fischio d’inizio, disgustato da quanto visto e sentito. Moratti l’ebbe vinta anche l’anno passato nella querelle con l’ambiente juventino, reo di aver preso di mira un suo stipendiato con un coro non razzista anche se certamente da censura qual’era lo squallido “se saltelli muore Balotelli”.

Nella partita di ieri si è assistito ad una nuova farsa: ancora cori razzisti, ancora “mamma che puzza scappano anche i cani stanno arrivando i napoletani… o colerosi o terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati… napoli colera…”. Se non è coro razzista questo?! Una farsa dunque, perché lo speaker del “Meazza” ha diffuso più d’una volta l’avviso ai sostenitori nerazzurri che esistono delle regole in merito e che, se rispettate, la partita poteva essere sospesa. Non una sola volta quindi, e si presume che se l’avviso è stato diffuso non sia stata un’iniziativa dello speaker ma sia partita una direttiva dal quarto uomo arbitrale. La partita è invece proseguita senza problemi e l’arbitro non ha fatto una piega, per cui c’è da chiedersi per quale motivo un membro della direzione di gara esterno al campo abbia rilevato un’infrazione che non sia stata punita dall’arbitro al secondo avviso.

C’è anche da prendere atto che il capitano del Napoli Paolo Cannavaro, napoletano, ha avuto più volte l’opportunità di far valere la fascia che porta al braccio, non solo verso la sua gente ma anche in difesa del compagno di colore Zuniga, bersagliato a Brescia senza che neanche fosse diffuso alcun avviso. È allora da assodare che i Napoletani non vogliono e non sappiano difendersi,  il buon nome della propria città all’insegna del mai tanto fuorviante “Ccà nisciuno è fesso” da smontare una volta e per sempre. Ed è altresì da assodare che le regole contro il razzismo introdotte quest’anno sono una messa in scena che non tutela nessuno se non i giocatori di colore dell’Inter di Milano. Città da cui parte l’esempio di Salvini e dei suoi colleghi in verde. Memorabile il suo coro ad un raduno leghista, lo stesso più volte sentito durante la partita Inter-Napoli. Un esempio pericolosissimo che andava arginato immediatamente, quando lo stesso Salvini, colto in castagna, fu costretto a recitare un parziale mea culpa senza convincere nessuno. In quell’occasione dichiarò: «Mi dispiace se il mio coro possa essere preso come esempio, ma questi cori sono normali e sono solo sfottò che si ripetono da 50 anni». È vero, di certi cori se ne sentono da sempre, ma da quest’anno ci sono delle regole sportive richieste proprio dal collega Maroni, e quindi forse da interpretare; e quando un regola è da interpretare non è regola ma caos che confonde ancora di più le idee. E il coro, già ampiamente diffuso e atavico, è divenuto paradossalmente lecito perché cantato da un eurodeputato del nostro paese. Il peggiore degli esempi in un paese che si dice civile ma che vive di profonde divisioni tra nord e sud in ogni suo aspetto.

Noi non ci stupiamo di fronte ai fatti, ma non ci arrenderemo a denunciarli. Quantomeno per dare un senso al presuntuoso e inconsistente “Ccà nisciuno è fesso”.

Prendiamo atto infine che il Senatore Antonio Gentile, ex Presidente del Napoli Club Parlamento, ha rilevato offesa etnica e razzismo, così come da nostra denuncia che segue le tante da quando sono state introdotte le regole, chiedendo spiegazioni al Presidente Abete (leggi qui). Anche in questo caso si tratta di un calabrese, non di un Napoletano. Riflettiamo tutti!

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)
Responsabile per la città di Napoli del Parlamento del Sud