video / Vesuvio, la meraviglia abbandonata

video / Vesuvio, la meraviglia abbandonata

perchè il vulcano è stato escluso dalle 7 meraviglie della natura

Angelo Forgione – Non è la lagna del giorno dopo, ma di ciò che stava accadendo avevo scritto manifestando un “fastidioso sospetto” a qualche ora dalla chiusura del concorso internazionale per la designazione delle nuove sette meraviglie della natura.
A soli cinque giorni dal termine, il Comitato organizzatore aveva dato il Vesuvio nella rosa delle prime dieci meraviglie in classifica ma nessuno da quel momento in poi aveva accelerato per spingere il vulcano negli ultimi giorni. Non i media da cui non si irradiava alcun servizio televisivo o videogiornalistico, e tantomeno la Provincia di Napoli che aveva fatto da madrina alla candidatura per poi sparire nel nulla.
Solo i cittadini si davano da fare attraverso il passaparola sui social network che investiva anche chi cadeva dalle nuvole, non sapendo neanche dell’esistenza del concorso partito nel 2007.
V.A.N.T.O. da allora si era attivato, e negli ultimi giorni coinvolgeva la trasmissione “La Radiazza” di Gianni Simioli su Radio Marte e la Rete di informazione della Due Sicilie di Alessandro Romano.

Questo piccolo-grande sforzo avveniva mentre in altre nazioni si muovevano calciatori, capi di stato e ministeri locali. In Italia, il silenzio. Eppure si trattava di un simbolo turistico italiano, del vulcano più famoso del mondo, per giunta anche parco nazionale.
Esclusione inevitabile, perchè la lotta era impari già in partenza considerando le densità di popolazione degli altri continenti. Ma la dinamica di come è arrivata lascia forti sospetti. Un governo che non spinge, i media che snobbano, la Provincia di Napoli che, dopo aver consentito la realizzazione di una mega-discarica sul Vesuvio (Parco Nazionale), realizza uno spot ingabbiato nel solo sito dell’ente locale. E nonostante questo, il Vesuvio, coi soli voti dei napoletani e dei suoi estimatori nel mondo, c’era. Poi è sparito.
Dunque il vulcano più famoso e più ritratto del mondo, ricco di una storia millenaria, resta una meraviglia di fatto, l’unica italiana,  senza certificazione, e ce lo godiamo noi campani.
E adesso, sotto con le preselezioni delle prossime 7 Meraviglie: le città. Noi, per la nostra amata Napoli, ci risiamo!

E ora anche Virgilio è un “terrone”

E ora anche Virgilio è un “terrone”
doppia gaffe dell’assessore al turismo del Comune di Mantova

Angelo Forgione per napoli.com «Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope». L’epitaffio in latino sulla tomba di Virgilio a Posillipo dice “mi ha generato Mantova, la Puglia mi ha strappato alla vita, ora Napoli mi conserva”. Il grande poeta fu a stretto contatto coi politici dell’antica Roma ma mai avrebbe potuto immaginare che questo messaggio ai posteri avrebbe scatenato i politici di due millenni dopo avversi a “Roma ladrona”.
È proprio una questione di cultura quella della Lega, o meglio, di mancanza di cultura. L’assessore al turismo del Comune di Mantova, il leghista Vincenzo Chizzini (foto), si è infatti scagliato contro le celebrazioni del poeta di casa alla mostra “Virgilio, volti e immagini del Poeta” aperta a Palazzo Te. «Virgilio se n’è andato a Roma, in Calabria, infine a Napoli, dove è sepolto. Ci ha traditi».
Doppia gaffe! Virgilio, dopo Roma, non si recò affatto in Calabria. Calabri, sull’epitaffio della sua tomba, indica il nome bizantino del Salento laddove morì (a Brindisi) durante il rientro da un viaggio in Grecia, mentre la Calabria si chiamava Bruzio. È evidente che l’Assessore Chizzini ha avuto difficoltà a tradurre dal latino quanto ha letto circa la vita del poeta mantovanapoletano, interpretando peraltro il tempo perfetto latino rapuere come rapimento emotivo e non fisico. Calabri rapuere non vuol dire “la Calabria mi rapì” ma “a Brindisi fui rapito dalla morte”.
La mostra, che espone un raro mosaico (in basso) raffigurante Virgilio tra le muse Clio e Melopomene ottenuto in prestito dalla Tunisia e proveniente da una villa romana di Hadrumetum, oggi Sousse presso Hammamet, si è trasformato in uno scontro su tutti i fronti a suon di brutte figure. Il parlamentare leghista Gianni Fava, all’inaugurazione con gli ospiti tunisini (console, ministro e sindaco di Cartagine) tra cui Afef Jnifen, ha detto: «non capisco perché Mantova debba essere ricettacolo di soubrette a fine carriera».
Ancora una dimostrazione di come la cultura e la storia siano bersaglio leghista da immolare sull’altare della demagogia e della propaganda. Stavolta è il turno di Virgilio che non fu solo un poeta epico d’epoca romana innamorato di quella culla di cultura che è Napoli e dell’intera “Magna Grecia”, ma della città partenopea anche patrono dopo Partenope e prima di San Gennaro, nonchè suggestivo mago.
I politici secessionisti si capacitino del fatto che il mantovano Virgilio, timido e riservato per natura, si spostò a Napoli in seguito ad una crisi esistenziale da risolvere apprendendo la dottrina di Epicuro alla scuola filosofica di Sirone e Filodemo. L’Epicureismo subordinava la ricerca filosofica all’esigenza della tranquillità dello spirito umano e divenne il riferimento del taciturno ragazzo del nord che trovò la cultura e il saper vivere al Sud, laddove aprì la sua mente conoscendo personaggi politici ed artistici di primario rilievo, tra cui Orazio. Napoli accolse più tardi anche la sua famiglia in fuga da Mantova a causa della confisca dei terreni di proprietà seguita alla “battaglia di Filippi”. E a Napoli diede sfoggio delle sue capacità letterarie componendo le Bucoliche, le Georgiche e l’Eneide, divenendo riferimento della popolazione e simbolo della libertà politica e della cultura della città che dopo la conquista romana conservò la sua estrazione ellenica.
I leghisti non accettano che l’uomo che onora il nome di Mantova è uomo di cultura di Neapolis, legato alle leggende di Piedigrotta, del Castell’Ovo, della Grotta di Posillipo e di tante altre testimonianze storiche della fortuna che un uomo del Nord trovò al Sud, come avveniva fino ad un certo momento della storia d’Italia in cui la cultura fu sottomessa alle armi e all’ignoranza. I leghisti non accettano che Virgilio amò Posillipo, dove si fece seppellire, perchè era il luogo incantevole della “pausis lype”, ovvero il riposo dagli affanni… di un’infanzia mantovana infelice. O forse i leghisti non riescono a capire che se non fosse sceso a Napoli, Virgilio non sarebbe diventato il Virgilio che da lustro a Mantova e non avrebbe ispirato la rivoluzione linguistica italiana di Dante. Ma di quale tradimento si parla?

Approfondimento sulla Napoli fannullona che non c’è

Approfondimento sulla Napoli fannullona che non c’è
per il Social Network Badoo, Napoli città più notturna d’Italia

Angelo Forgione – Vale la pena ritornare sulla questione “Napoletani e il lavoro“, nata dall’analisi dello spot Red Bull e sulle esternazioni di Calderoli, per approfondire il discorso con ulteriori elementi rafforzativi della teoria di demolizione di un luogo comune antipatico. Tanti lo sapranno bene ma forse a qualcuno sfugge che la città partenopea è una città nottambula, popolata di gente anche nelle ore buie. Probabilmente molto più delle altre città italiane. Lo sottolinea la guida turistica online 10cose.it che, tra le dieci cose da vedere e fare assolutamente a Napoli, elenca al punto nove “Uscire la sera a Napoli“. Lo conferma in qualche modo la singolare classifica delle città più notturne del mondo compilata sui dati forniti dai 122 milioni di utenti in 180 paesi iscritti al social network Badoo che hanno inconsapevolmente procurato degli indici di misurazione dei picchi di conversazioni online nell’arco delle 24 ore; Napoli risulta la “città più notturna d’Italia”, davanti a Torino, Milano, Firenze, Catania e Roma; 23esima al mondo, anche più tiratardi di New York.
Certo, stare davanti ad un computer non significa godersi la città, e spesso simili classifiche non indicano appieno il risultato annunciato, ma la statistica specifica comunque un’abitudine a prender sonno più tardi che altrove, con tutti gli annessi e connessi. Alzi la mano chi, girando per Napoli a tarda sera, non vede in più zone la città animata da gente che socializza consumando drink fuori qualche locale e, perchè no, mangia anche ad ora tarda. Si, perchè a Napoli si può entrare nei ristoranti a qualsiasi ora del giorno e della notte senza il timore che qualcuno ti chiuda la porta in faccia o ti maltratti al tavolo con la frase “la cucina sta chiudendo” come accade altrove. Per non parlare della Domenica in cui, se il frigorifero è vuoto, non è che sia un problema riempirlo.
Altri aspetti della laboriosità e dell’applicazione degli esercenti napoletani. E allora è il caso di proporre uno spezzone dello spettacolo di Simone Schettino “Dicette ‘o Pappece vicino a’ Noce…” (2004) che rafforza i temi già trattati e in cui aspetti e risvolti del rapporto tra i Napoletani e il lavoro vengono proposti con un misto di ironia e concretezza drammatica rimarcabile.

Fantasmi al museo tra cultura e verità

Fantasmi al museo tra cultura e verità
e ora l’architetto Albarano non sparisca

Angelo Forgione – Non sto dalla parte di chi strumentalizza per screditare la rivisitazione storica dei fatti risorgimentali, ma non sto neanche con chi offre assist per farlo, rischiando di screditare a sua volta se stesso e tutti coloro che lavorano con serietà per un nobile scopo culturale-identitario. È per questo che, dopo aver smontato coi dati la denigrazione borbonica del direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Marco Demarco, sento il bisogno di analizzare, seppur marginalmente, la posizione di chi ha innescato una reazione a catena dannosa e prevedibile con la scoperta del fantasma all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei più belli e importanti del mondo.
Oreste Albarano, architetto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, impelagato negli intoppi dei lavori di ampliamento del museo, ha tirato fuori la fotografia che mostra senza equivoci la sagoma di uno dei fantasmini disponibili sull’applicazione “Ghost Capture” per I-Phone (a lato), come dimostrato anche dal servizio del Tg3. Lui giura che la foto è autentica e che non possiede il noto telefonino di Apple.
Mi chiedo cosa ne guadagni l’architetto Albarano ad insistere su questa strada sbarrata, anzi murata. 
Eppure mi aveva fatto piacere sapere che proprio lui, un revisionista amante della storia di Napoli, voleva ripulire spontaneamente il Foro Carolino di Piazza Dante a Marzo scorso, quando comparve misteriosamente la vistosissima scritta “VIVA IL BRIGANTAGGIO”. In quell’occasione rimasi fortemente addolorato per aver visto un monumento di Napoli oltraggiato da qualcuno che ostentava una sorta di rivalutazione della storia della Napoli preunitaria. Arrivò Albarano a promettere che ci avrebbe pensato lui, spinto dalle sue idee revisioniste sull’unità d’Italia. Bene così, pensai; un meridionalista condanna l’atto e promette soluzione ad un autogoal. Ma col passare del tempo la scritta non andava via, e oggi è ancora li. Albarano invece è sparito proprio come un fantasma, per riapparire col fantasma e dire che quella scritta non l’ha potuta cancellare perchè è enorme e permea profondamente il supporto lapideo. Va bene, dico, ma la scritta non si è ingrandita rispetto a quando è stata fatta sullo stesso supporto, e un tecnico del Ministero può mai fare proclami con simile leggerezza?
Il tempo passava ed, essendomi occupato della vicenda, mi si chiedeva perchè mai la scritta permanesse nonostante le promesse di Albarano.
A distanza di cinque mesi è arrivato il fantasmino del museo made in Steve Jobs, e in genere 1+1 fa sempre 2. Forse il 2 lo ha fornito il sottosegretario ai Beni Culturali Riccardo Villari che si è felicitato della vicenda per l’ìnteresse suscitato intorno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. E così Albarano, magari, avrà forse fatto luce sulla vicenda commentando che «Solo Villari è stato intelligente, capendo che al Museo non faccio che del bene… in fondo a Ferragosto sono stati staccati solo tre biglietti».
E allora, alla luce di tutto ciò, una dichiarazione su tutte va evidenziata e sottoscritta; quella del Ministro della Cultura Galan che ha ben detto: «c’è poco da sorridere, la gloriosa storia dell’archeologia partenopea non merita certe irritualità, per il rispetto che va portato sempre e comunque a ciò che Napoli è ed è stata».
Non è facile analizzare la figura di Albarano che nel 2009 ebbe l’idea di accostare alcune poesie erotiche Napoletane del periodo borbonico allo show delle pornodive di “Erotica Tour“, che è piombato in soccorso del decoro di Piazza Dante senza dare seguito al proposito, che al Corriere del Mezzogiorno avrebbe dichiarato di aver preso più di 250 voti alle ultime Amministrative di Napoli col Partito del Sud mentre i dati ufficiali del Comune di Napoli dicono che ne ha presi 34.
Ad ogni modo l’architetto Albarano ha una sola opzione possibile, e cioè quella di far periziare la foto e dimostrare pubblicamente che sia autentica e non manipolata, senza sparire di nuovo come un fantasma. Per il rispetto che si deve alla grande storia e gli importantissimi musei di Napoli.
In conclusione, una considerazione è d’obbligo: se davvero il mondo del revisionismo storico vuole riaffermare la verità risorgimentale e ricostruire un rinnovato orgoglio sopito, non può consentirsi informazioni fantasmagoriche e fantasmi informatici. Verità e cultura, quelle a cui ogni meridionalista onesto deve attienersi, non vanno d’accordo con le domande senza risposta.

 (clicca per ingrandire)

Segnali “tecnologici” di civiltà da Napoli

Segnali “tecnologici” di civiltà da Napoli
la città che tenta di uscire dalla crisi con le sue forze

Angelo Forgione – Nella città che nel 1832 ha inventato la raccolta differenziata si tenta di ripartire in tema ambientale con la tecnologia. La società Napoletana RD ITALIA esclusivista per l’Italia della TOMRA ASA, leader mondiale per la produzione di macchinari che incentivano la raccolta differenziata, ha installato a Napoli delle macchine per la raccolta di bottiglie di plastica e lattine di alluminio.
A Via Filangieri n.75, all’esterno del Bar “La Torteria di casa Ferrieri”, con 30 bottiglie (tra plastica e alluminio) si ottiene un buono caffè da consumare all’interno del locale (guarda il filmato di napoliurbanblog), e si sa quanto il caffè a Napoli faccia gola. E anche a Piazza San Luigi si prende per la gola i ricicloni: 35 bottiglie per un trancio di pizza da “Elettroforno”. Altri punti di raccolta sono già installati altrove, come ad esempio all’Outlet di Marcianise dove per 25 bottiglie si riceve una shopping card per sconti sugli acquisti.
La RD ITALIA conta di estendere l’iniziativa nei locali pubblici, nelle sedi dei Comuni, nelle aree pubbliche ad alta affluenza come stazioni ferroviarie e aeroporto, nelle mense o anche nei semplici condomini. Secondo la «Rd» con questo sistema si riduce del 30% il volume occupato in discarica e si tagliano drasticamente i costi di trasporto. Il progetto prevede anche l’estensione nazionale in 12 città e, dopo il caffé a Napoli, si pensa a biglietti gratis per il cinema in quei multiplex che adotteranno la macchinetta.
Tecnologia al servizio della ripresa turistica anche per i servizi igienici, nel centro della città che ha sdoganato l’uso del bidet in Italia nella prima metà del settecento. Bagni pubblici hi-tech nei sottopassi di Piazza Trieste e Trento (guarda il filmato di TM News) dove, tra porte automatiche, gabinetto autopulente e carta igienica su comando da tastiera, l’automatismo trionfa con un occhio di riguardo ai disabili. Nuovo servizio vigilato aperto dalle 7 alle 17 e voluto dall’Assessore Comunale al Turismo Antonella Di Nocera in collaborazione con la Provincia di Napoli e la Camera di Commercio, dopo l’attivazione di quattro infopoint turistici.
Differenziata, servizi igienici, caffè, pizza, innovazione… ancora una dimostrazione che è col suo background storico che Napoli può farcela, senza aiuti esterni.

De Magistris sempre più lucidamente meridionalista

De Magistris sempre più lucidamente meridionalista
interessanti dichiarazioni al microfono di Luigi Necco

Evidenziabili passaggi nell’intervista di Luigi Necco andata in onda Venerdì 8 Luglio su Canale 9 a “L’Emigrante”.
Dopo aver parlato dei programmi per risolvere la crisi dei rifiuti, il sindaco esprime concetti da vero uomo del Sud consapevole.

minuto 5:56 – Napoli e la reazione alla sudditanza
«Noi saremo contenti quando Napoli riuscirà ad essere autonoma nel ciclo dei rifiuti come su tante altre cose (…). “Napoli normale” è la sfida politico-sociale-culturale che ci siamo preposti. Cioè basta lo stato di eccezione, basta emergenze, fare le cose ordinarie. “Napoli autonoma” è una sfida diversa, una sfida culturale e per certi versi antropologica: basta col meridionale che pensa che debba essere sempre qualcun altro ad aiutarci. Dobbiamo avere maggiore consapevolezza di autoemanciparci da soli, riscoprire la forza e la determinazione di essere meridionali e risolvere i problemi. Poi, se vorranno aiutare Napoli, bene… lo trovo addirittura doveroso, ma se non lo fanno perchè ci sono interessi ben precisi a lasciare Napoli in una situazione di sudditanza, noi sconfiggeremo queste logiche non solo politiche ma anche economico-finanziarie».

minuto 7:57 – Napoli e l’emigrazione
«Il motivo principale per cui mi sono candidato è che non tolleravo più che tantissimi giovani Napoletani e meridionali se ne vanno all’estero per cercare un posto di lavoro, che devono chiedere un posto di lavoro come privilegio o raccomandazione. La sfida è quella di fermare la fuga dei cervelli. Io punto tantissimo sui giovani che ho scelto attraverso internet, che mi accompagneranno a governare la città». 

minuto 10:27 – Napoli e le potenzialità inespresse
«Il Sindaco non può promettere alle persone che incontra un posto di lavoro. Però si impegna a dare il massimo per creare le condizioni affinchè ci sia lavoro in questa città che attraverso la cultura, la ricerca, le politiche industriali, la formazione, le università, il turismo ha prospettive straordinarie di lavoro, non solo per i giovani ma anche per quelli che non sono più tanto giovani».

guarda l’intervista integrale

Sfregio al colonnato di San Francesco di Paola

Sfregio al colonnato di San Francesco di Paola
Ancora umiliata la storia di Napoli Capitale

Un monumento non deve illuminare ma essere illuminato!

Intervento e denuncia a TeleCapriNews


La denuncia l’avevamo fatta lo scorso 20 Gennaio (leggi il post), quando avevamo capito che quei riflettori tra le statue delle virtù cardinali e teologali del colonnato della Basilica di San Francesco di Paola non erano un’installazione provvisoria utile ai festeggiamenti di Capodanno al Plebiscito ma una soluzione permanente.
Mentre la Giunta Iervolino spara gli ultimi fuocherelli, ci tocca portare le telecamere di TeleCapriNews sul posto per testimoniare questo ennesimo brutto lascito del sindaco e dei suoi uomini.

La più importante testimonianza italiana del periodo Neoclassico, che ha proprio Napoli come radice, umiliata da una soluzione senza alcun criterio estetico.
I monumenti non devono illuminare ma essere illuminati. È cervellotico tutto ciò! Non possiamo non riflettere sull’incapacità da parte delle persone che hanno realizzato questo scempio di rispettare la grande storia della città, e ci chiediamo come la Soprintendenza ai Beni Architettonici che ha sede proprio di fronte, a Palazzo Reale, possa tollerare una simile bruttura.

Le troppe competenze nella Piazza (ci risulta che Palazzo Reale sia sotto l’egida della Soprintendenza, il colonnato del Fondo per gli Edifici di Culto e la piazza di pertinenza del Comune) fanno in modo che non si possa definire delle responsabilità. Ma questo poco importa; ciò che conta è che il luogo simbolo di Napoli Capitale, pregno di una storia che poche città possono vantare, è ancora una volta offeso dagli stessi napoletani.

Ci chiediamo poi se questa gloriosa storia la conoscano. Ad ogni buon conto, gliela ricordiamo velocemente nell’intervista.

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.
(Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)