A Napoli il cinema prima del cinema

Angelo Forgione Étienne Jules Marey. Fisiologo, cardiologo e inventore francese. Se non conoscete questo nome (e non avete letto il mio Napoli svelata), vi interesserà sapere che si tratta del precursore della cinematografia, l’uomo che nel 1882, a Napoli, inventò quella che può considerarsi la prima cinepresa della storia.
Marey visse per circa vent’anni, sul finire del 1800, tra la casa di Parigi e la Villa D’Avalos a Posillipo. Sulla collina flegrea fece pre-cinema a scopo scientifico, ispirato alla natura della città partenopea, dove conobbe Anton Dohrn, che gli aprì le porte della nuova Stazione Zoologica alla Riviera di Chiaia affinché potesse studiare il movimento dei pesci, perché lui era affascinato dal movimento, degli uomini e degli animali.

I napoletani lo chiamarono “lo scemo di Posillipo”, poiché sembrava proprio uno squilibrato quando puntava ai gabbiani in volo con il suo “fucile fotografico”, e non sparava. In realtà lo faceva, ma erano scatti fotografici in sequenza ripetuta: dodici fotogrammi al secondo, non proiettili. È andava via soddisfatto, pronto a sviluppare le prime sequenze filmiche della storia, tredici anni prima del cinematografo brevettato dai fratelli Auguste e Louis Lumière.

Marey non voleva fare intrattenimento ma indagine scientifica. Tra i suoi tanti studi del movimento, mostrò per primo il volo degli uccelli, a beneficio della futura progettazione aeronautica, e il galoppo dei cavalli, dimostrando che vi fosse un momento in cui i puledri sollevavano tutte le zampe.
Nel 1888 si avvalse dell’invenzione della pellicola di celluloide di Kodak e creò il “cronofotografo a pellicola mobile“, con cui aumentò la quantità di fotogrammi. Nel 1891 riprese l’infranagersi delle onde del mare di Napoli su degli scuri ruderi. Una veloce sequenza di cinema ante-litteram prima che nascesse il Cinema, in anticipo rispetto alle future tecniche fotografiche che avrebbero poi permesso ai Lumière di realizzare il primo film della storia.

“La Vague” – mareggiata sul litorale di Napoli

Tutta la storia di Marey e del precinema e cinema a Napoli la leggete nei vari argomenti di Napoli svelata.

Due chiacchiere con Mariù Adamo su NAPOLI SVELATA a MattinaLive, negli studi di Canale 8.

NAPOLI SVELATA – Belle vicende della Storia partenopea dalle origini a oggi

Napoli e i suoi dintorni, luoghi di un popolo che da sempre sfida due vulcani distruttivi ma forieri di prosperità. Un territorio particolare e complesso per natura e umanità, unico per identità e assai ricco di storie perché possa essere capito con facilità. Un mondo a sé, custode di un immenso patrimonio intellettuale e storico, frutto dell’influenza di varie culture e delle molteplici vicende di cui è stato teatro nel corso dei millenni.
Napoli, città porosa proprio come il tufo su cui poggia, ha assorbito e poi restituito con linguaggio proprio e idee nuove. Qui, tra i tanti ingegni, sono fioriti la viticoltura italiana con i suoi vini, la vulcanologia e l’archeologia. Qui sono state stimolate l’igiene ambientale e personale. Qui sono stati sperimentati e affinati i primi vaccini. Qui sono state perfezionate eccellenti maestrie, qualcuna superata, qualcun’altra in via di estinzione e altre ancora, come la sartoria maschile, solidamente apprezzate nel mondo. Qui, tra particolari usanze alimentari, si è diffuso il mangiare e bere ghiacciato. Qui sono germogliati il cinema, la cultura sportiva e persino il dogma dell’Immacolata Concezione. Una città tra le più antiche d’Europa, fondamentale nella trasmissione della cultura greca alla società romana e di importanza sempre crescente dal Rinascimento in poi, fino a diventare una delle maggiori capitali d’Europa, prima di decadere nell’Italia politicamente unita. Una città da vedere prima di morire, ma anche da capire. Se ne saprà “qualcosa” in più dopo aver letto Napoli svelata, 15 grandi storie napoletane da conoscere a fondo, frutto di un lavoro lungo e davvero molto approfondito.

Indice

Introduzione
Il melodioso richiamo della Sirena
una terra da ascoltare

1 – Un popolo vulcanico
la vita attorno ai crateri nella patria della vulcanologia

2 – La terra del vino
storia della viticoltura italica e delle sue origini campane

3 – La culla dell’archeologia
la riscoperta della classicità e la Napoli di Canova

4 – Ai napoletani piace freddo
l’antica passione per il ghiacchiato, dal sorbetto al gelato

5 – Ai napoletani piace scuro
dall’usanza della cioccolata alla tradizione del caffè

6 – Il sacro dolce di Napoli
leggende ed evoluzioni di sua maestà la Pastiera

7- Una città acqua e sapone
complessa vicenda dell’igiene napoletana

8 – Grandi, grossi e vaccinati
Napoli protagonista nella scoperta dell’immunizzazione

9 – La Madonna li accompagna
la Fede di Napoli per la definizione del dogma dell’Immacolata

10 – L’irripetibile arte del piqué di tartaruga
un’estinta maestria di gran pregio alla corte di Napoli

11 – L’eleganza cucita addosso al mondo
l’eccellenza dell’alta sartoria maschile napoletana

12 – Le pelli si trattano con i guanti
principio e quasi estinzione dei rinomati guantai napoletani

13 – Napoli sana in corpo sano
la tradizione sportiva partenopea, dalla città greca a oggi

14 – Una vera cine-città
Napoli culla della cinematografia e primo set d’Italia

15 – Vedi Napoli e poi muori… giustiziato
origine incerta del popolare detto sulla Città

Monica Vitti, un talento germogliato nelle viscere di Napoli

Angelo Forgione  Monica Vitti scompare a 90 anni. L’Italia perde una grandissima attrice, protagonista del secondo Novecento, capace di interpretare le migliori espressioni del cinema e del teatro italiano.Nata a Roma, si spostò piccolissima con la famiglia a Messina. A guerra scoppiata si trasferì a Napoli, in una casa al Vomero dalla quale vedeva il mare. La notte la passava nei rifugi sotterranei dove ci si proteggeva dai bombardamenti aerei. Lì sotto, nelle antiche cave di tufo giallo della città, si divertiva un mondo a fare le voci dei pupazzi che il fratello Giorgio metteva in scena per intrattenere i rifugiati. Così, a dodici anni, scoprì la passione per la recitazione, il suo talento, e non se ne separò più.Il suo palazzo vomerese fu distrutto da un bombardamento mentre era a Roma per qualche giorno. Tornò dunque nella sua città natale, portandosi dietro il brutto ricordo di un viaggio in funicolare verso il Vomero, allorché capì che la guerra era davvero spaventosa. Fortunatamente non vide mai un cadavere, serbando sempre i bei ricordi di quei momenti dell’infanzia paradossalmente felici nelle viscere di Napoli che le avevano indicato la strada da percorrere. Finita la guerra, iniziò a studiare recitazione. Divenne Monica Vitti.

(video tratto dalle teche RAI)

Chiacchierata napoletana al ‘Mattin8’

«Quando parla Forgione di Napoli è una bella boccata d’ossigeno».
Lusinghiero complimento di Salvatore Calise durante una piacevolissima chiacchierata su Napoli, la sua cultura e la sua identità al Mattin8 (Canale 8).

Addio a Carlo Giuffrè

“Non credo che possa riemergere una cultura come quella che c’era fino alla metà del Novecento, quando Napoli era la capitale del mondo per i suoi grandi artisti”.
E perdiamo un altro pezzo.

Ai David di Donatello 2018 vince Napoli

Angelo Forgione Incetta di premi per film, registi, attori e maestranze napoletane e, se non napoletane, declinate alla napoletana nel galà del cinema italiano, concluso da Carlo Conti e i Manetti bros con un meritato «viva Napoli» a proclamare la vincitrice morale dei David di Donatello 2018.
Nelle ultime pagine di Napoli Capitale Morale, al capitolo “Verso il futuro”, scritto un anno fa, scrissi:

Tra tutto ciò che manca per far deflagrare un pur interessante incremento turistico affiora però un risveglio culturale, in una Napoli che offre al Paese una nuova importante generazione di scrittori, musicisti, registi, attori e produttori di animazioni, mentre la produzione culturale milanese, in ogni suo ambito, risulta in stallo. Tutto combacia con una nuova rilettura della storia partenopea, una sentita riscoperta identitaria […].

Provate a cassarla questa città, se proprio non volete valorizzarla, e avrete meno cinema, meno animazione, meno musica, meno teatro, meno letteratura e meno sapori. Avrete meno cultura italiana.

Addio a Pasquale Squitieri, napoletano libero

Angelo Forgione Scompare il regista Pasquale Squitieri, napoletano del rione Sanità, uomo libero e fuori dagli schemi. Tra i suoi lavori, ebbe il coraggio di raccontare, nel 1999, la colonizzazione del popolo meridionale con Li Chiamarono… Briganti!, film molto contestato e rapidamente ritirato dalle sale su pressione di certi settori occulti. In seguito, quella pellicola, nonostante l’assoluto ostruzionismo della casa produttrice, la Medusa Film, divenne scintilla vagante grazie alla viralità del web. E ancora lo è.
Nel corso dell’Ischia Film Festival del giugno 2015, Lina Sastri ed Enrico Lo Verso, protagonisti di quel cult, rimarcarono il boicottaggio subito. L’attrice disse che era stata osteggiata e oscurata da qualcuno di potente, risultando introvabile anche in versione home-cinema. Lo Verso ricordò che i manifesti e i trailer uscirono a film già bandito dalle sale. Il regista si era documentato all’archivio di Stato, ma la censura non gli concesse di continuare la sua battaglia culturale.
Squitieri fu anche il primo a contestare Saviano, in un’intervista, anche questa divenuta virale in rete, rilasciata al regista indipendente Walter Ciusa nel corso dell’edizione 2009 del Festival del Cinema di Venezia, poco dopo l’esplosione del successo di Gomorra.
Nel 2015 aveva annunciato il tema di un suo prossimo progetto. Voleva realizzare un film per raccontare lo splendore preunitario di Napoli  “lo splendore che tutto il mondo ci ha rapinato – disse – e che tutti gli artisti hanno utilizzato”. Non ha avuto il tempo di osare ancora.

Giambattista Basile ispira Matteo Garrone

Angelo Forgione S’intitola Il racconto dei racconti il nuovo film di Matteo Garrone in uscita a maggio, adattamento cinematografico de Lo cunto de li cunti, la raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana scritte dal giuglianese Giambattista Basile ed edite fra il 1634 e il 1636 a Napoli. Si tratta di un grande affresco in chiave fantastica del periodo barocco, prodotto dalla società di Garrone, Archimede, con Jean Labadie e Jeremy Thomas in collaborazione con Rai Cinema, e in parte finanziato dal MIBAC.
Lo cunto de li cunti, noto anche con il titolo di Pentamerone (cinque giornate), è una pietra angolare per il mondo occidentale delle fiabe. Nel 1822 fu pubblicato in Germania il terzo volume dei Kinder und Hausmärchen dei fratelli Grimm, in cui fu attribuito un posto di rilevantissima importanza al Basile, la cui opera fu riconosciuta come fondamento delle raccolte di letteratura popolare. Insomma, le fiabe nascono a Napoli. Non tutti sanno che i racconti più famosi della tradizione fiabesca arrivano ai giorni nostri dall’adattamento dei suoi racconti, capaci di favorire il lavoro di celebri favolisti come Perrault, Gozzi, Wieland e tanti altri. La sua fiaba Zezolla de La gatta cennerentola è divenuta la Cenerentola; Sole, Luna e Talia ha ispirato La bella addormentata nel bosco; Il Cuorvo è diventato Il Corvo; Le tre cetre è stata la fonte de L’amore delle tre melarance; Ninnillo e Nennella ha suggerito Fratellino e Sorellina; Cagliuso ha partorito Il gatto con gli stivali.
Il racconto dei racconti di Garrone è da accogliere quindi con molta soddisfazione e curiosità, anche perché è un progetto internazionale girato in lingua inglese che sarà proiettato anche all’estero, e darà spunto per approfondire la figura del letterato di Giugliano in Campania, colui che trovò grande risorsa nel vasto repertorio della tradizione orale napoletana e trasportò nel mondo fiabesco la realtà popolare e locale della città seicentesca. La specularità metaforica usata nel Pentamerone per raccontare la verità del mondo attraverso l’invenzione ha ispirato Garrone per un fantasy che partisse dal fantastico per arrivare alla realtà contemporanea.

(approfondimenti su G. Basile e Lo cunto de li cunti su Made in Naples)