Alfonso d’Aragona, le dita saranno riattaccate

Alfonso d’Aragona, le dita saranno riattaccate
la Soprintendenza rassicura sulla custodia dei frammenti

Dopo solleciti e carteggi vari, finalmente la Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici per Napoli e Provincia comunica con il protocollo n. 21923 del 12 Settembre 2011 che il particolare danneggiato della statua di Alfonso d’Aragona sulla facciata di Palazzo Reale è in possesso dei restauratori e che nell’ambito del prossimo restauro della stessa facciata è previsto il ripristino dell’opera e il recupero di tutte le statue.

Lo scorso Giugno, va ricordato, sono stati stanziati dal Ministero 2,5 milioni di euro per gli interventi generali alla reggia di Piazza Plebiscito.

 

Statua di Alfonso d’Aragona, 8 mesi per un sollecito

Statua di Alfonso d’Aragona, 8 mesi per un sollecito
seconda nota della Direzione Regionale ai B. C. 

Ottobre 2010: V.A.N.T.O. denuncia il danneggiamento della statua di Alfonso d’Aragona sulla facciata di Palazzo Reale. Dopo 50 giorni, la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania indica all’allora Ministro Bondi che la segnalazione di V.A.N.T.O. è relativa al Palazzo Reale di Napoli e non alla Reggia di Caserta (leggi la nota).
Luglio 2011: la stessa Direzione Regionale, con una nuova nota (clicca sull’immagine per ingrandire), sollecita riscontro alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e alla Soprintendenza Speciale, restando in attesa.
Otto mesi per una rettifica e un sollecito… e nessuna risposta. Restiamo in attesa anche noi, che prima o poi…

Calderoli: «Ministero del Lavoro a Napoli inappropriato»

Ministero del Lavoro a Napoli inappropriato?
Almeno quanto quello della Cultura al nord!

Lega Nord in piena propaganda per tenere buono il proprio elettorato. E così il Ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ieri sera a Brescia, si è dato alla sua folla con l’ennesima dichiarazione ad effetto contro Napoli nell’ambito dell’inaugurazione delle tre sedi distaccate dei ministeri. «Ci saranno ministeri distribuiti su tutto il territorio, anche nel Mezzogiorno. Penso che anche il Mezzogiorno debba darsi una bella svegliata.
Calderoli ha aggiunto: «Credo che un ministero debba stare vicino al territorio, adatto per quelle competenze. Ha senso che il ministero dell’Agricoltura stia a Roma, nel centro di Roma? Io credo proprio di no, mettiamolo in un territorio agricolo. Ha senso che il ministero dello Sviluppo economico stia a Roma? Per me avrebbe più senso che stesse a Brescia, perché sarebbe come mettere il ministero del Lavoro a Napoli, dove non sanno di cosa si parla».
Come dire, il ministero dell’Agricoltura sta bene in pianura padana, quello dello Sviluppo economico a Brescia, etc. Via i ministeri da Roma, e comunque non a Napoli. Men che meno quello del lavoro, che secondo Calderoli è città dove la gente non sa cosa sia lavorare.
Un Ministro della Semplificazione è forse portato a farla facile e a dimenticare che se esiste il fenomeno dell’emigrazione è perchè a Napoli la gente vuole lavorare.
È vero, Ministro Calderoli… e se il nord è diventato produttivo lo deve anche a quei Napoletani (e meridionali tutti) che chiusero i fagotti di cartone con lo spago in cerca di quel lavoro negato al sud, ai quali i settentrionali invece negarono il fitto. E se esiste la disoccupazione è perchè non c’è offerta, non certo domanda. E se esiste il lavoro nero è perchè la gente accetta di lavorare anche senza regolare contratto. Si chiama “sommerso”, caro Calderoli.
Lei sa, o forse no, che 150 anni fa da Napoli non emigrava nessuno e semmai era dal nord che vi si veniva a lavorare. Le racconto un aneddoto: Leopoldo I di Toscana non perdeva mai occasione per dare lezioni di governo al cognato Ferdinando di Borbone al quale un giorno chiese quante riforme avesse messo in atto nel Regno di Napoli. Il sovrano Napoletano rispose “nessuna”, ma poi in lingua Napoletana proseguì la risposta: «Ma non hai neanche un Napoletano al tuo servizio nei tuoi Stati, mentre io ho circa trentamila Toscani nel mio Regno e persino nel mio palazzo. Ci sarebbero se tu avessi insegnato loro a guadagnarsi il pane nei tuoi Stati?»
Era quello il tempo in cui i Ministeri erano tutti a Napoli, laddove a Palazzo San Giacomo si decideva per tutto il Mezzogiorno, prima d’esser declassato a palazzo comunale.
È solo un aneddoto di un tempo antico ma non troppo, certo, ma è pur sempre storia e cultura che dovrebbero insegnare ai popoli. Ma si sa, la storia insegna solo che i popoli non imparano nulla dalla storia. E allora, se proprio vogliamo proseguire sulla falsa riga della propaganda leghista, diciamo pure che un ministero del lavoro a Napoli è tanto fuori luogo oggi quanto lo è un eventuale Ministero delle Attività Culturali al nord.

Angelo Forgione 

Floridiana riaperta, ma condizioni allarmanti

Floridiana riaperta, ma condizioni allarmanti
apertura bluff, condizioni di sicurezza inesistenti

Dopo il sit-in di protesta del 26 Marzo contro la chiusura della Villa Floridiana, Sabato 16 Aprile i rappresentanti di alcune associazioni e movimenti cittadini si sono ritrovati al cancello del parco dopo che la data di riapertura fissata per il 15 Aprile non era stata rispettata.
Si è così constatato che il sito era stato riaperto in quelle ore. Angelo Forgione (V.A.N.T.O.), Antonio Pariante (Portosalvo), Gennaro Capodanno (Valori Collinari) e Maria Teresa Ercolanese (Residenti Piazza Fuga) hanno quindi verificato le condizioni del parco che sono risultate veramente pessime e in evidenti condizioni di sicurezza non garantita.
Molti gli alberi tagliati senza un ripristino delle aree interessate dai lavori, diversi i viali transennati così come tutta l’area del Belvedere e privi di un efficiente servizio di vigilanza, auto stranamente parcheggiate nelle stesse aree interdette laddove erano presenti allegramente anche bambini e ragazzi. Questo lo scenario che si è presentato.
Angelo Forgione è scioccato: «Mai vista la Floridiana in simili condizioni di degrado. L’apertura è un evidente bluff ed è probabilmente funzionale alla mostra delle “Porcellane del Museo Marton” inaugurata, guarda caso, proprio nella giornata della riapertura. Il parco è di fatto da chiudere perchè non sussistono le condizioni di sicurezza, quanto meno per i bambini».
Sconcerto anche per Maria Teresa Ercolanese e Antonio Pariante che definiscono la riapertura  «un azzardo del Comune che ha rappresentato un vero e proprio attentato alla pubblica incolumità dove mamme e bambini hanno rischiato di farsi male seriamente».
Gennaro Capodanno è invece certo che il parco richiuderà ben presto dal momento che sussistono i problemi che il mese scorso determinarono la decisione di sbarrare i cancelli, vale a dire i problemi di sicurezza. «Con le altre associazioni – dice Capodanno – concorderemo ulteriori iniziative tese a restituire nella piena ed efficiente funzionalità l’intero parco».

 



“Aprite immediatamente la Floridiana”

“Aprite immediatamente la Floridiana”
le immagini della manifestazione

Sabato 26 Marzo, al Vomero, si è svolta la protesta contro la chiusura della Floridiana. Eravamo in tanti tra cittadini, associazioni e movimenti, uniti per ribadire il dissenso per la chiusura dell’unico polmone verde del quartiere. All’ingresso della villa un comunicato del Ministero per i Beni e le Attività Culturali affermava che il Parco è stato chiuso per motivi di sicurezza e che riaprirà 15 Aprile 2011, mentre molte mamme ignare affluivano coi propri bambini.
Ma la manutenzione straordinaria non è l’unico problema. Il vero problema è che non ci sono i soldi per la gestione ordinaria. Il governo ha tagliato i fondi alla Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici e il risultato é, tra le altre cose, un parco pubblico sbarrato alla cittadinanza!

si ringrazia per le immagini napoliurbanblog.com


La verde collina del Vomero dichiarata “Monumento Nazionale”

La collina del Vomero è “Monumento Nazionale”

di Angelo Forgione
vai all’articolo su napoli.com

Mentre il Comune di Napoli si affanna nella lotta contro il tempo per la consegna del Piano di Gestione all’Unesco, giunge una piacevolissima notizia per la città: l’antica “Vigna dei monaci di San Martino”, ovvero la verde collina nel cuore della città che si affaccia sul golfo ai piedi della trecentesca Certosa e del Castel Sant’Elmo, è stata dichiarata Monumento Nazionale.
 Lo ha stabilito il decreto n. 851 del Ministero per i Beni Culturali, emesso a seguito della proposta della Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici di Napoli e provincia.

Da sempre emblema della città, sempre presente nelle immagini e nei disegni storici di Napoli come ad esempio la celebre “tavola Strozzi”, la “Vigna San Martino” è ancora oggi un territorio agricolo urbano di più di 7 ettari. È stato quindi dichiarato “Bene di interesse storico artistico” entrando a far parte del patrimonio culturale italiano al pari di un qualsiasi monumento di fattura umana. È l’ennesima dimostrazione della 
bellezza di Napoli in quanto non solo città d’arte ma anche e soprattutto come città dall’incomparabile bellezza geologica donata dalla natura. La collina del Vomero, una corona della città, si unisce alla bellezza del Vesuvio adagiato sul mare della splendida baia di Napoli che accoglie le isole a largo e degrada fino ai magnifici Campi Flegrei.

La storica vigna fu realizzata insieme alla Certosa nel 1325 dal duca di Calabria Carlo d’Angiò e al momento dell’Unità d’Italia, divenendo la stessa Certosa un Museo, venne a decadere la salvaguardia dello spazio agricolo, separando di fatto le due entità.

Il decreto ha una valenza eccezionale per il fatto che non riguarda la tutela di un bene in pericolo come accade di solito, seppure il verde della collina vomerese sia stato aggredito nei secoli dall’urbanizzazione selvaggia. Nel 1967, la Vigna fu vincolata come “Bene di interesse paesaggistico” per evitare che fosse completamente divorata dalla lottizzazione ediliza prevista del Piano Regolatore del 1939.
 Oggi conserva ancora sentieri, terrazzamenti e edifici agricoli costruiti dai monaci certosini nel corso di sei secoli ed è ora necessario che questo nuovo “monumento nazionale” sia reso visitabile e percorribile con maggiore facilità, inserendolo negli itinerari turistici. La palla passa dunque all’amministrazione comunale nella valorizzazione di uno spazio monumentale unico che comprende castello, certosa e vigna.


ECCO PERCHÈ I NOSTRI MONUMENTI CADONO A PEZZI

ECCO PERCHÈ I NOSTRI MONUMENTI CADONO A PEZZI

A metà Ottobre V.A.N.T.O. denuncia il danneggiamento della statua di Alfonso d’Aragona sulla facciata di Palazzo Reale.
Dopo un mese e mezzo di chissà quali giri del carteggio, la Soprintendenza regionale indica al Ministro Bondi che la segnalazione di V.A.N.T.O. è relativa al Palazzo Reale di Napoli e non alla Reggia di Caserta!
Congratulazioni Sig. Ministro Bondi e Ministero tutto.

 

San Giovanni a Carbonara: piove sull’arte sacra mentre l’Unesco…

COMUNICATO STAMPA
IL “NUOVO MEDIOEVO” DI NAPOLI, piove sull’arte sacra mentre l’Unesco…

Il Movimento V.A.N.T.O. esprime il più totale sdegno per le condizioni dell’intero patrimonio monumentale di una città senza una guida, motivo per cui, crisi rifiuti e tagli del governo alla cultura a parte, l’unica vera risorsa della città, ovvero il turismo, è defunta. I pacchetti turistici natalizi non si piazzano e quelli già venduti sono in disdetta.
C’è ora da trattenere il fiato per le decisioni dell’Unesco di Febbraio visto che del “Piano di Gestione” non c’è al momento alcuna traccia, e nessuna risposta o rassicurazione convincente è mai arrivata dal Comune di Napoli dopo la nostra protesta all’ingresso di Palazzo San Giacomo del 24 Settembre scorso, ovvero due mesi or sono.
Napoli e provincia sono in ginocchio e non è esagerato ormai parlare di “nuovo medioevo” per la maniera con la quale si sta distruggendo una città che solo 150 anni fa era la capitale culturale del continente.

Fra tre mesi l’UNESCO potrebbe cancellare Napoli dalla World Heritage List dei siti patrimoni dell’umanità. In questo scenario, i monumenti di Napoli sono sempre più nel degrado perchè senza tutela.
Un nuovo allarme riguarda la splendida chiesa di San Giovanni a Carbonara, una delle più belle, antiche e ricche di storia della città, che ha evidenziato in questi giorni di incessanti piogge delle problematiche piuttosto serie e preoccupanti. La chiesa è soggetta ad infiltrazioni d’acqua in vari punti che mettono a repentaglio le decine d’opere d’arte presenti.

Lo segnalazione arriva dal giornalista Alvaro Mirabelli della rivista Chiaiamagazine, supportato dal Comitato Civico di Portosalvo e dal Movimento V.A.N.T.O.

Un po’ dappertutto sono evidenti delle ampie macchie di umidità e rivoli d’acqua. Grosso rischio lo corre “la Crocifissione”, preziosa opera del maestro del cinquecento Giorgio Vasari, allievo di Michelangelo, accanto alla quale scorre pericolosamente acqua. Infiltrazioni anche dal soffitto dell’altare della purificazione ma basta approssimarsi alla “Cappella Caracciolo del Sole” per notare che manca da ben tre anni una lastra di vetro dai finestron. Da li penetra nella struttura non solo acqua ma anche umidità e vento che minacciano gli affreschi di Perinetto da Benevento e Leonardo da Besozzo.

Ecco le tristi testimonianze fotografiche.


Emergenza patrimonio. Philippe Daverio: “Lo Stato ha fallito, più bravi i Borbone”

Mentre le celebrazioni dei 150 anni dell’unità d’Italia sono sempre più silenziose, decisamente fragorose e sempre più frequenti sono le bombe lanciate da autorevoli personaggi della cultura che stanno pian piano abbattendo il muro della retorica risorgimentale, riattribuendo i giusti meriti al sud pre-unitario e alla dinastia borbonica che lo condusse ai vertici del prestigio internazionale.

Sotto il profilo economico-industriale bastano i saggi di Paolo Malanima, direttore dell’Istituto di Studi sulle Società del Mediterraneo del CNR e Vittorio Daniele dell’Università “Magna Græcia” di Catanzaro, e quello di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli della Banca d’Italia per dimostrare che il sud non era affatto sottosviluppato rispetto al nord.
Ormai i grandi personaggi della cultura sono sempre più soliti nell’amplificare ciò che noi meridionalisti professiamo e facciamo oggetto della nostra battaglia culturale mai fumosa e poggiata, appunto, su cultura e studi in quanto consapevoli di essere “semplici” divulgatori di verità sotterrate.

Dopo l’amplificazione della legge borbonica sull’introduzione pionieristica della raccolta differenziata portata alla ribalta nazionale da Roberto Saviano, sulle pagine de “IL MATTINO” di Napoli del 1 Dicembre 2010 è il turno di Philippe Daverio, apprezzato e stimato critico d’arte e docente universitario, che decreta il fallimento della tutela del patrimonio artistico in Italia e la superiorità e l’efficienza delle Due Sicilie rispetto alla moderna nazione italica: «La tutela del patrimonio in Italia è un fallimento. Lo Stato ha fallito e l’Italia si è dimostrata meno capace di quanto fecero i Borbone nelle Due Sicilie che era un grande Stato».

Philippe Daverio sta per lanciare “Save Italy”, un progetto per portare all’attenzione dell’intera comunità internazionale il caso Italia e chiedere l’intervento di tutti per far qualcosa di utile alla salvaguardia del nostro impareggiabile patrimonio.
Del resto era stato proprio lui ad avallare la mia video-denuncia “Il ponte sullo Stretto che ammazza la cultura” ammonendo così: «In Italia viene ritenuto prioritario il ponte sullo Stretto di Messina. Vuol dire anche che per realizzare il ponte non si salva la Reggia di Caserta».

E significativo è, in chiave risorgimentale, un passaggio di una sua dichiarazione su “LA STAMPA” di Torino del 12 Dicembre 2009 in cui, pur valorizzando il patrimonio culturale torinese, Daverio trovò comunque il modo per dire ai piemontesi tra le righe che sono invasori: «il Piemonte non è Italia. Torino è la capitale di uno stato che ha conquistato l’Italia senza farne parte». Così confermando che il Risorgimento non fu un moto di unione ma una guerra senza dichiarazione, un’annessione del sud, unica parte del paese davvero indipendente e italiana, da parte di un nord sabaudo filo-francese (e inglese), quindi straniero.

Crolli a Pompei, cosa c’è dietro? (intervista a Radio SBS Australian Network)

Crolli a Pompei, cosa c’è dietro?

intervista a Radio SBS Australian Network

6 Novembre 2010: crolla la “Schola Armatorarum” detta anche Domus dei Gladiatori. Un pezzo di patrimonio unico al mondo che l’Italia perde per sempre. Disponibile online l’intervista ad Angelo Forgione sul crollo di Pompei concessa al prestigioso network australiano “SBS Radio” in cui si tenta di fare chiarezza sulla situazione.