Le inaccettabili illazioni di un giornalista juventino

Invito il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Nazionale (Carlo Verna), il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e della Lombardia (Ottavio Lucarelli e Alessandro Galimberti), nonché il presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana (Luigi Ferrajolo) e i presidenti dei gruppi regionale di Campania e Lombardia della stessa USSI (Mario Zaccaria e Gabriele Tacchini) a prendere posizione rispetto alle inaccettabili illazioni di Claudio Zuliani (iscritto all’OdG della Lombardia) formulate nel corso della trasmissione Lunedì di rigore, dedicata a Milan, Inter e Juventus, e andata in onda il 27 gennaio scorso sull’emittente Top Calcio 24. Zuliani, nel tentativo di giustificare l’allenatore della Juventus Maurizio Sarri per le dichiarazioni sgradite agli ambienti juventini, definiva la sala stampa dello stadio San Paolo come un covo di provocatori e scalmanati che accolgono il pullman della Juventus con calci, petardi e insulti. Esternazioni prive di deontologia che ledono gravemente la professionalità e la serietà dei giornalisti napoletani e campani, ma anche l’immagine dell’intera categoria. Insinuazioni del genere, capaci di nutrire i più stantii e radicati luoghi comuni e fomentare sentimenti negativi, non possono essere pronunciate impunemente.


Il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Verna, dopo aver ricevuto la segnalazione, “condanna” giornalista e trasmissione intera (con incursione sulle recenti esternazioni di Giampiero Mughini) attraverso i microfoni dell’emittente regionale Televomero, passando la palla al Consiglio di Disciplina, che analizzerà e si esprimerà in merito.

Interpellanza sulla crisi del Sud a Montecitorio: tutti al mare!

Angelo Forgione – Venerdì 11 settembre, nel giorno dei funerali di Gennaro Cesarano, 17enne ucciso dalla Camorra, l’Aula di Montecitorio doveva occuparsi anche del Meridione. Era all’ordine del giorno la discussione dell’interpellanza al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell’economia e delle finanze e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sulla “perdurante situazione di grave crisi economica e sociale del Mezzogiorno e lo stato di attuazione del programma di utilizzo dei fondi europei ad esso destinati” (leggi il testo). Deputato a rispondere il sottosegretario Claudio De Vincenti. Rispondere a chi? A 11 parlamentari su 630. Aula vuota! È così che Montecitorio ha fatto avvertire il suo interesse al Sud. “È una scissione silenziosa, il tricolore e l’inno sono soltanto un guscio vuoto”, questo è il commento di Roberto Speranza, deputato lucano del PD. Mancava anche il deputato avellinese Gianfranco Rotondi (FI), componente della commissione per le Politiche dell’UE, colui che ad Agosto scrisse un cervellotico tweet: “se Napoli accogliesse tutti i migranti e li usasse per pulire le strade avremmo risolto metà dei problemi della città”.
rotondiIl giorno seguente si è aperta a Bari la Fiera del Levante, disertata dal premier Renzi, che è invece volato a New York per assistere alla finale femminile degli US Open tra la brindisina Flavia Pennetta e la tarantina Roberta Vinci. Travolto da non sterili polemiche, non dopo l’estate calda resa rovente dai dati Svimez che ha acclarato che il Mezzogiorno d’Italia è la macroarea più arretrata dell’Eurozona. Il Primo Ministro avrebbe potuto dimostrare un fermo interesse per il Sud ma nel capoluogo pugliese è andato ancora il sottosegretario Claudio De Vincenti, cha ha provato a gettare acqua sul fuoco: «È una giornata di sole per tutti. Era doveroso che il presidente del Consiglio fosse oggi a New York al fianco di Flavia e Roberta. Trovo ridicole le polemiche lette qua e là sugli organi di stampa». La platea ha risposto con il silenzio e qualche timido fischio. «Non sono qui per portare promesse, ma fatti» ha proseguito De Vincenti, annunciando i presunti vantaggi per il territorio derivanti dal discusso gasdotto TAP, che dovrebbe portare il metano dall’Azerbaigian in Italia e all’Europa, via Salento. I sindaci dei comuni salentini, decisamente contrari all’opera per questioni ambientali, hanno inscenato una silenziosa protesta lasciando la sala, qualcuno sfilandosi la fascia tricolore. Certamente, nel Salento non sono tornati con un Frecciarossa.

‘Discriminazione territoriale’: adeguamento all’Europa? Fu proprio l’UEFA a chiedere severità

Angelo Forgione Assordanti cori contro Napoli durante Lazio-Napoli di Coppa Italia, siamo alle solite. Il passo indietro della FIGC ha di nuovo reso possibile l’impunità. Il “castigo”, dopo la modifica degli articoli 11 e 12 del Codice di Giustizia Sportiva con cui è stata cancellata la chiusura dei settori responsabili di certi atteggiamenti, ricade esclusivamente sulle società, chiamate a pagare semplici multe senza rivalersi sui responsabili. Insomma, insultare Napoli si può, a pagamento dei non responsabili, ai quali una multa fa solo il solletico.
Il dietro-front sulla responsabilità oggettiva di Carlo Tavecchio, già apparecchiato al punto 2 del suo programma elettorale, fu ispirato in sede di candidatura dal suo gran sostenitore Galliani, con Lotito (proprio il presidente della Lazio) e di tutti i presidenti dei club più importanti a ruota, e ha autorizzato gli ultras a cantare vittoria nel braccio di ferro con le istituzioni del Calcio. Si è agito in direzione di una “armonizzazione a livello europeo della responsabilità oggettiva”. Falso, falsissimo, perché era stata proprio l’UEFA a chiedere severità alle varie federazioni. La FIGC fu allertata nella primavera 2013 da Platini e soci per la degenerazione degli eventi italiani, e dovette recepirne le nuove direttive, diramate il 23 maggio 2013 nel 37° Congresso Ordinario di Londra in cui il parlamento del Calcio europeo adottò la risoluzione Il Calcio europeo contro il razzismo, con cui furono inasprite le pene per i casi associati agli eventi internazionali. Attraverso l’Articolo 14 del proprio Regolamento Disciplinare, furono vietate dall’organismo internazionale le forme di propaganda ideologica e introdotte punizioni severe, compresa la chiusura parziale o totale degli stadi, per i tifosi che avrebbero insultato la dignità umana per ragioni di razza e origine etnica.
Da Londra, l’UEFA pretese altrettanta severità da ogni federazione affiliata, chiedendo di impegnarsi per favorire l’adozione di identiche politiche sanzionatorie “in relazione alle manifestazioni nazionali”, lasciando cioè ad ognuna la libertà di allargare le tipologie di discriminazione in base alle diverse problematiche presenti nei vari paesi. In Scozia, ad esempio, la questione riguardava da sempre l’ambito religioso, diviso in presbiteriani, cattolici ed anglicani. In Italia il problema interessava la divisione interna e l’aggressione ideologico-territoriale verso i meridionali, ma de facto contro i napoletani. La FIGC si adeguò, credendo di essere in grado di vincere un’antica battaglia culturale. L’insulto alla dignità umana, non potendo (volendo) la FIGC considerarlo “razziale”, fu rubricato come “discriminazione per origine territoriale”. L’Articolo 11 del Codice di Giustizia Sportiva fu adeguato alla nuova normativa UEFA con un inasprimento delle sanzioni in materia di razzismo. Gli ispettori federali furono chiamati a non tapparsi più le orecchie per far scattare la tagliola della chiusura dei settori.
Dopo le prime sanzioni e le forti proteste delle società, incapaci di svincolarsi dal ricatto dei tifosi, fu ben presto scardinata la certezza della punizione dall’intervento di Galliani. Risultato: modifica all’applicazione della norma e introduzione da parte del Consiglio Federale della ‘sospensione condizionale’, una sorta di ammonizione per le società, le cui pene sarebbero state congelate per un anno solare e applicate in modo cumulativo solo nel caso in cui i loro supporters, nel periodo interessato, si fossero resi responsabili di una seconda violazione. L’intento era quello di ridurre il rischio di chiusura parziale degli stadi, col subdolo presupposto che il Napoli sarebbe stato ospitato solo una volta l’anno da ciascuna società, ignorando però che la maleducazione dei tifosi più accesi si sarebbe manifestata anche in partite senza i partenopei di scena. Per rendere ancora più incerta l’applicazione della sanzione fu stabilito che il giudice sportivo, in caso di presenza del fenomeno, avrebbe dovuto valutarne l’entità e la capacità di raggiungere l’offeso. E su quali parametri? Tutto in modo discrezionale e soggettivo, quindi non verificabile e influenzabile da pressioni esterne. Infine, con l’elezione di Tavecchio al posto di Abete, la totale marcia indietro per conformarsi alle altre federazioni europee e “per evitare di sottoporre i club italiani a sanzioni superiori al resto dell’Europa”, come se dappertutto esistesse un problema interno come quello italiano e come se non fosse stata l’UEFA e chiedere severità, la stessa UEFA che ha squalificato Tavecchio per dichiarazioni di stampo razzista.

video / Parole Marchisio, risentimento ingiustificato

Da “La Radiazza” (Radio Marte), il parere di Angelo Forgione sull’eccessivo caos intorno alle frasi di Claudio Marchisio e la telefonata di Gianni Simioli al padre del calciatore juventino.

Marchisio detesta solo il Napoli… ma ammira Napoli

Angelo Forgione – Grandi polemiche e botta e risposta tra Napoli e Juventus hanno suscitato le parole di Claudio Marchisio rilasciate al magazine “Style” del “Corriere della Sera”. «Un calciatore che mi suscita particolari antipatie? Non qualcuno in particolare, ma una intera squadra: il Napoli. Dopo le finali ruvide di Coppa Italia e Supercoppa. Quando me li trovo di fronte scatta qualcosa». Parole del centrocampista della Juventus.
Tranquilli, non è l’Amandola bis; qui la puzza dei napoletani non c’entra. È solo sana rivalità sportiva, ampiamente ricambiata. È l’orgoglio di un torinese doc e juventino dop (rigorosamente protetto) che ancora non ha digerito la sconfitta di Coppa Italia dello scorso Maggio e la maniera con cui la sua squadra ha vinto la rivincita a Pechino. Uno sfogo che va anzi letto con grande orgoglio dai napoletani, senza alcun risentimento, firmato da un piemontese che di Napoli non nutre “antipatia” solo per la squadra di calcio: alla vigilia dello scorso Juventus-Napoli (2-0), il nostro dichiarò alla stampa che «non c’è nulla di più bello che svegliarsi a Napoli, aprire la finestra e affacciarsi sul Golfo… In ogni stagione!».
La sottrazione di trofei sul campo, le rivincite avvelenate da evidenti favori arbitrali, la disponibilità in rosa di giocatori desiderati. Questo è evidentemente il Napoli per Marchisio. E la stima, nello sport, si esprime con le forti rivalità. È appagante che lo juventino non pensi a Milan e Inter, bensì al Napoli. Che gli azzurri siano sempre più antipatici! Come Juventus, Milan e Inter.

Napoli e il Sud non si facciano offendere da Lotito! Tra lui e Cellino…

Claudio Lotito commenta la vicenda dello stadio di Quartu Sant’Elena e offende, come troppi, la storia di Napoli con quel solito aggettivo di stampo post-risorgimentale che i vocabolari continuano a riportare. Per il presidente della Lazio i nuovi stadi in Italia non si faranno per colpa de “l’atteggiamento borbonico della burocrazia italiana che lascia a persone singole di decidere di una norma al Senato”.
Vicenda grottesca che coinvolge due tra i presidenti più discutibili della Serie A. Lotito offende Napoli e il Sud e contesta lo Stato da posizione di condannato nell’ambito del processo di “calciopoli” per illeciti commessi nel suo primo anno di gestione, nonchè per aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di vigilanza sui titoli in borsa del suo club, ma anche inibito per violazione del regolamento FIGC agenti calciatori. Giudizi espressi circa l’azione a tutti gli effetti sovversiva del presidente del Cagliari Cellino che scavalca la decisione di un Prefetto, organo monocratico dello Stato, e incita migliaia di persone a infrangere la legge per poi difendersi affermando che in ventun anni con il Cagliari non è mai stato deferito per vicende legate ai passaporti, al doping, agli arbitri, a evasioni fiscali o falsi in bilancio. Peccato che i falsi in bilancio li abbia commessi nella sua attività imprenditoriale, cosa per la quale è stato condannato a 1 anno e 3 mesi di reclusione, per poi patteggiare la condanna nell’ambito di una truffa all’Unione Europea (dichiarate quantità di grano inferiori a quelle esistenti nei suoi silos). Cellino, tra l’altro, per 7 anni non ha pagato l’affitto del “Sant’Elia” e nemmeno ha speso un soldo di manutenzione che ricadeva sul Comune di Cagliari mentre lui intascava gli incassi. Poi è stato eletto il sindaco Zedda che ha messo fine a questo vergognoso vassallaggio in tempo di crisi economica, Cellino ha sloggiato smontando i tubi innocenti delle tribune costruite all’interno dello stadio “rimodernato” nel 1990 e ha sbattuto la porta rimontandole a Quartu Sant’Elena. Tanto per dirla breve, il Tribunale di Milano ha disposto il pignoramento di 1,7 milioni di euro del Cagliari derivanti dai contributi Sky/Lega Calcio per risarcire almeno in parte il Comune di Cagliari, riconosciuto parte lesa.
Se le alluvioni colpiscono il Nord per un comico di Genova è colpa del Sud. Se la Giustizia non funziona per un giudice di Treviso è colpa del Sud. Se gli stadi in Italia non si fanno per un imprenditore romano è colpa del Sud. È sempre colpa del Sud se si tira in ballo quel termine che ha utilizzato anche Claudio Lotito, il quale dovrebbe imparare (non è il primo e non sarà l’ultimo cui lo insegniamo) che l’inefficienza e la macchinosità della pubblica amministrazione attribuita ai Borbone di Napoli non sono altro che un falso storico. Anzi, in realtà l’aggettivo attribuisce ai napoletani un difetto dell’amministrazione piemontese e il Cavalier Vittorio Sacchi, amico di Cavour, direttore delle contribuzioni e del catasto del Regno di Sardegna, fu inviato a Napoli per capire come erano ordinati i tributi e le finanze delle Due Sicilie. Da Napoli, Sacchi spedì una lunga lettera a Torino annotando che era partito per la grande metropoli con forti pregiudizi, smentiti da ciò che aveva visto con gli occhi e toccato con mano. Una lunga serie di apprezzamenti coi quali consigliò di applicare la burocrazia napoletana al nuovo Regno d’Italia in luogo di quella piemontese. “Nei diversi rami dell’amministrazione delle finanze napoletane si trovavano tali capacità di cui si sarebbe onorato ogni qualunque più illuminato governo”. Questo fu il sunto di quanto riportò minuziosamente il Sacchi. Non lo presero in considerazione, e pare che non gli consentirono di proseguire più i suoi incarichi. Finì in disgrazia, come Napoli cui bastarono 62 giorni di dittatura garibaldina per distruggere le floride finanze e l’economia del Sud.
Francesco Saverio Nitti demolì la leggenda del “burocratismo” meridionale con un’analisi puntuale, dimostrando come gli uffici dello Stato fossero prevalentemente concentrati al Nord (scuole, magistratura, esercito, polizia, uffici amministrativi ecc.). Il solo Piemonte ebbe, fino al 1898, 41 ministri contro 47 dell’intero Sud e la situazione era la stessa per tutti gli alti gradi dello Stato.
Il “Sole 24 Ore”, nel Marzo del 2011, ha attribuito al Piemonte il parto del debito pubblico. La causa? La burocrazia esasperata finalizzata alla sparizione di soldi pubblici, da cui derivò una sfrenata “creatività” tributaria e la necessità di unirsi, avete letto bene, con chi aveva i conti in ordine. Per giustificarla bisognava inventarsi una propaganda per legittimare un’aggressione contro le Due Sicilie creando attorno ai Napolitani delle “leggende nere” che ancora infestano tanti manuali scolastici e il lessico popolare figlio dei vocabolari. L’efficienza borbonica è riscontrabile in molti campi, ma di sentire inesattezze non si finisce mai. In Italia, e soltanto in Italia, “borbonico” dice male; non in Spagna, non in Francia, dove non c’è stato un Risorgimento.

contatto SS Lazio: direzione.comunicazione@sslazio.it

il “cartoon” della vera storia

il “cartoon” della vera storia
in 2 minuti, come andarono davvero le cose nel 1861

Un simpatico cartone animato di Davide Ippolito e Claudio Boschi che spiega in soli due minuti gli scempi compiuti dai Savoia per unire l’Italia, anzi allargare il Piemonte. I veri volti di Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Camillo Benso di Cavour e Vittorio Emanuele II che defraudarono il sud Italia con brigantaggio ed eccidi riducendo il glorioso regno delle due sicilie in quello che oggi è il sud e costringendo i meridionali ad emigrare.


videoclip: UNA STORIA A COLORI 2… il “déjà vu” / Napoli vs Juventus 3-0

videoclip: UNA STORIA A COLORI 2… il “déjà vu” / Napoli vs Juventus 3-0

A grande richiesta, il videoclip a mia firma dedicato all’ennesima grande gioia che il Napoli ci ha regalato battendo la Juventus il 9 Gennaio… e sono ormai noti i risvolti che da buon “meridionalista” attribuisco al match calcistico tra Napoli e Torino.
Un “sequel” costruito sugli umori delle opposte fazioni interpretate da Raffaele Auriemma e Claudio Zuliani: l’umore bianconero piuttosto “grigio” ormai da troppo, ovvero dalle vicende di calciopoli in poi e da quel 2006 in cui proprio la Procura di Napoli diede via libera alla spedizione della “vecchia Signora” in serie B, facendo incrociare i destini delle due squadre; l’umore azzurro sempre più euforico sulla scia di un progetto che non ammette timore per le squadre più blasonate. E neanche troppa nostalgia per i beniamini del recente passato.
Tutto questo scandito dai tre goal del “Matador” Cavani, se volete anche un po’ “the illusionist”

Angelo Forgione ospite ad “A.C.A.N. con gli Azzurri”

Angelo Forgione ospite ad “A.C.A.N. con gli Azzurri”.
(Napoletanità e Orgoglio)

Angelo Forgione dispensa un po’ di orgoglio duosiciliano alla trasmissione dell’Associazione Club Azzurri del Napoli su Lunaset il 12 Ottobre 2010, alla vigilia del derby delle Due Sicilie Napoli vs Catania, spiegando la sua filosofia e la sua idea di Napoletanità e dibatte col parterre sul futuro del campionato 2010-11 del Napoli.