Gennaro Iezzo: «A quest’Italia nessuno crede più!»

Gennaro Iezzo: «A quest’Italia nessuno crede più!»

dibattito sui fischi all’inno nazionale su Capri Event

Dalla trasmissione “Ultimo Minuto” su Capri Event, uno stralcio del dibattito nel corso del quale si è affrontato anche il tema dei fischi all’inno nazionale. L’ex portiere di Napoli e Cagliari Gennaro Iezzo ha espresso il suo pensiero ostentando consapevolezza e curiosità riguardo temi storici e contemporanei approfonditi tramite letture meridionaliste.
Il suo ex compagno De Sanctis ha invece detto di capire il malessere ma che avrebbe protestato in maniera diversa e più elegante. “Parate” di due portieri; uno tesserato e selezionato in Nazionale, l’altro ormai senza condizionamenti di sorta. 

Spunta la parodia dello spot garibaldino

Spunta la parodia dello spot garibaldino

E così, dopo l’offensiva parodia dei soldati napoletani da parte della compagnia telefonica garibaldina, spuntano le parodie-verità degli spot della campagna. Ironiche, divertenti… istruttive.

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Eugenio Di Rienzo: «il revisionismo non è invenzione»

Eugenio Di Rienzo: «il revisionismo non è invenzione»

a Tg2 “Mizar” un’altra spallata alla retorica risorgimentale

Angelo Forgione – Nel video “il più bello dei regni” dedicato alla vittoria sportiva del Napoli sul Chelsea, ho fatto qualche riferimento storico al ruolo che l’Inghilterra e le politiche di Londra hanno avuto (anche) nella storia di Napoli. Le ingerenze e le prepotenze furono tante perchè tanto timore e tanto astio si accumulò durante il regno di Ferdinando II che non accettava imposizioni di politica estera e non subiva alcun complesso di inferiorità.
Nella notte tra Sabato 25 e Domenica 26 Febbraio, la rubrica del Tg2 “Mizar“, una delle più sensibili alla verità storica, ha proposto una recensione del libro “Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee” (euro 14,00) dello storico Eugenio Di Rienzo dell’Università “La Sapienza” di Roma il quale ha spiegato a chiare lettere che il 150° anniversario dell’unità d’Italia è stato un’imposizione all’apologia del Risorgimento e che gli storici hanno il dovere di fare luce sugli accadimenti. Di Rienzo ha dato un’ulteriore spallata alla storiografia ufficiale legittimando una volta di più le tesi dei revisionisti: «Tanti fatti scaturiti dagli archivi stranieri che ho scritto sono considerati da anni leggenda neoborbonica ma quella non è leggenda» (è certamente più fantasiosa la leggenda dell’orgoglio rancoroso di matrice cazzulliana).
Il libro descrive il crollo del Regno delle Due Sicilie per causa di una decisiva pressione delle grandi “potenze marittime”, Francia e Inghilterra,  che dalla metà del XIX secolo tentarono di trasformare il Mezzogiorno in una colonia economica e in un avamposto strategico funzionale alla loro strategia mediterranea. Nel testo è proposta una documentazione inedita, proveniente dagli archivi diplomatici francesi, inglesi, austriaci, russi, spagnoli. Il saggio suggerisce inoltre che la stessa debolezza geopolitica che determinò il crollo dello Stato napoletano avrebbe condizionato, fino ai nostri giorni, il destino della “media potenza” italiana nel segno di un passato destinato a non passare.
E non è un caso che Garibaldi, recatosi a Londra nel 1864, fu acclamato da migliaia di persone deliranti. Fu l’uomo che cancellò il nemico napoletano, il più grande pericolo nel Mediterraneo; fu l’uomo che regalò un regno ricco e orgoglioso ai mediocri Savoia creandone uno più grande ma politicamente suddito del Regno unito.

Muti: «Non sono grande, sono Napoletano»

Muti: «Non sono grande, sono Napoletano»

Napoli chiude le celebrazioni di Italia 150

Angelo Forgione – Dodici minuti di applausi per Riccardo Muti al Real Teatro San Carlo per la messa di Requiem di Giuseppe Verdi che ha chiuso simbolicamente le celebrazioni dei 150 anni d’unità d’Italia. E per porre in evidenza l’importanza di Napoli nell’ambito del progetto unitario evidentemente ancora tutto da realizzare, proprio a chiusura delle manifestazioni, il grande Maestro ha lanciato un messaggio identitario alla nazione dopo quelli di Oviedo di Ottobre e del suo settantesimo compleanno:  «Non sono grande – ha risposto Muti ad un complimento urlato dalla platea – sono Napoletano». Poi si è appellato ai ministri: «Restate vicini a questo teatro che uno dei centri culturali del mondo, affinchè la gloria di Napoli possa proseguire per sempre».
E infine un messaggio a tutti i cittadini: «Essere Napoletani non significa seguire la parodia del folklore. Io sono Napoletano tosto, ho imparato qui il rigore, non a Vienna o Parigi».

Presenti tra gli altri anche Roberto Bolle e Roberto Benigni che ha brindato a Napoli: «Questa è la serata dell’unità e Napoli ne è il simbolo nel mondo». Lo ha detto ammirando e celebrando il teatro simbolo di una Napoli mondiale costruita anche da chi lo stesso attore ha denigrato sul palco di Sanremo. Lo stesso Benigni ha detto che mancava solo Garibaldi. In verità a mancare era il solo Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che a Gennaio ha aperto le celebrazioni unitarie a Modena e si è tanto speso per diffondere il messaggio unitario istituzionale in ogni dove. Alla chiusura nella sua città ha preferito la registrazione in mattinata del Concerto di Natale di Assisi, anch’esso nel calendario delle celebrazioni.

Cruciani-Salvini, due anti-Napoli insieme

Cruciani-Salvini, due anti-Napoli insieme
la premiata ditta dell’incoerenza 

ascolta Cruciani e Salvini a “La Zanzara” del 7/11

Angelo Forgione – Aveva appena finito di litigare con Diego Abatantuono il noto provocatore Giuseppe Cruciani, sempre pronto a spendere due parole contro Napoli (e chi scrive ne sa qualcosa). L’attore aveva avuto il coraggio di attaccare la linea editoriale della redazione di “Controcampo”, nell’occasione “Contronapoli”, per difendere la decisione del Prefetto della città partenopea di rinviare la partita Napoli-Juventus. Una delle poche voci sagge a rispettare una volontà seguita a dei fatti luttuosi, nell’interesse della sicurezza pubblica. Cruciani invece era di tutt’altro parere.
La zanzara è diventato un agnellino, capace di farsi detestare col suo modo di fare radio e tv anche da Abatantuono che quasi se lo mangiava. Ma qui non aveva sirene da azionare per tappare la bocca ad un uomo con una personalità e un’autorità superiore. Mentre le espressioni di Cruciani tradivano il ridimensionamento del suo ego, quelle di Abatantuono testimoniamano una vera ira, quasi sdegno per doversi trovare a discutere forzatamente per una partita non disputata mentre sette persone avevano lasciato dolore ai propri cari. Uno spettacolo indegno, anzi degno della tv italiana, di cui Abatantuono era involontariamente e scomodamente protagonista.
Il giorno seguente, andava in onda l’incoerenza di Cruciani nel suo spazio radiofonico a Radio 24, dove l’ospite leghista Matteo Salvini andava a comporre un bel duetto, anzi un trio considerando David Parenzo in onda con loro.
Durante il dibattito, Cruciani tirava fuori le dichiarazioni shock del deputato leghista Davide Cavallotto, torinese, che giova per lo sgombero dei nomadi grazie alla pioggia. Salvini e Cruciani le condannavano con una frase giustissima, ma di un’incoerenza gigantesca se rapportate alle discussioni della domenica di calcio e morte. «Quando ci sono disastri e morti di questo genere…» diceva Salvini, e Cruciani completava la frase così: «bisogna stare zitti». Parenzo incalzava con un «ha detto una stronzata!». A quel punto Salvini, ormai entrato nella sua miglior parte, dimenticava i suoi cori da stadio contro i Napoletani e tutti gli episodi per cui è tristemente famoso e, mentendo sapendo di mentire, ribatteva così: «io non sono così volgare e non utilizzo il suo turpiloquio». Risate.
Il siparietto veniva spezzato da Cruciani che tirava fuori il coniglio dal cilindro. Non gli sembrava vero di poter parlare di Napoli con Salvini, anche se gli accade spesso, e quindi chiedeva al leghista cosa gli “ispirassero” le immagini di Napoli prima piovosa e poi assolata. Uno schema perfetto studiato in allenamento, assist al bacio da spingere solo in rete: «Napoli è uno dei problemi del paese!», diceva Salvini, con tanto di sfottò al Sindaco De Magistris. E tanto per proseguire l’apotesi dell’incoerenza già ampiamente raggiunta, c’era spazio per una stoccata a Berlusconi, alleato di coalizione… fino ad oggi.
Cruciani e Salvini, media e politica all’italiana. Andiamo bene!

Garibaldi voleva trasferirsi a Baia

Garibaldi voleva trasferirsi a Baia
il Generale scoprì il paradiso dei Campi Flegrei e se ne innamorò

Angelo Forgione – Alle bellezze paesaggistiche di Napoli e dintorni in pochi resistono. Un’importante testimonianza ce l’ha data nel 1933 Raimondo Annecchino, storico flegreo e poi sindaco di Pozzuoli, che portò a conoscenza degli italiani un eccezionale documento retrospettivo della vita di Giuseppe Garibaldi (Memorie garibaldine Flegree, con due lettere inedite di Garibaldi, Tip.Unione, Napoli 1933, p.8).
Con una lettera del 5 Aprile 1876 oggi conservata nel Museo del Risorgimento Italiano di Roma, Garibaldi espresse al Sindaco di Pozzuoli Giovanni De Fraja il desiderio di abitare a Baia, in una casa per sé e la sua famiglia. Si era innamorato di un sito che aveva sempre negli occhi e nella mente da quando nell’autunno del 1866 si era affacciato sbalordito dagli spalti del Castello per ammirare l’incanto del golfo cumano.

Illustrissimo Signor Sindaco di Pozzuoli,
Vorrei abitare una casetta sulla sponda del mare nella vostra baja – casetta capace per 5 individui e 3 bambini – da abitarla per 3 o 5 mesi – con orticello – e preferibilmente nella parte occidentale della baja – isolata da altre abitazioni.
Vi sarei riconoscente se voleste occuparvene ed avvisarmi dell’affitto da pagarsi ogni mese.
Di Vs dev.mo
G. Garibaldi

Il desiderio del “dittatore delle Due Sicilie” non venne però esaudito per motivi ignoti ma è facile presumere che i Savoia che ne temevano ogni mossa, incamerate le ricchezze di Napoli, preferirono per qualche motivo che chi glielo consentì non godesse di un paradiso conquistato.

videoclip: UNA SETTIMANA DA DIO

videoclip: UNA SETTIMANA DA DIO
il Napoli abbatte Villarreal e Inter… in 5 giorni!

20 anni per ascoltare l’inno della Champions League al San Paolo culminano nel grido “the champions” dei 65.000 del San Paolo.
17 anni senza vittoria a San Siro contro l’Inter trovano fine col roboante 0-3, sacrosanto nonostante gli errori arbitrali. Tutto in cinque giorni! Il videoclip pone l’accento sul potere taumaturgico della squadra del cuore di Napoli.
Il “focus” dedicato al ruggito del San Paolo e al fascino esercitato su Giuseppe Rossi che ha “catturato” il catino di Fuorigrotta è venuto fuori più spontaneo che doveroso.

Cruciani insultato in diretta. Napoli è contro la volgarità!

Cruciani insultato in diretta. Napoli è contro la volgarità!
l’insulto equivale alla sirena, ognuno a suo modo fa male a Napoli

In relazione ai volgari insulti ricevuti da Giuseppe Cruciani in diretta da parte di un telespettatore in collegamento telefonico da Pozzuoli (NA), è da stigmatizzare l’atteggiamento dello stesso che non rappresenta assolutamente i Napoletani civili.
Già da questo movimento in passato sono state stigmatizzate alcune esternazioni su Napoli e il Napoli intrise di prevenzione e incultura da parte del Cruciani sia in ambito sportivo (da “Controcampo” di Mediaset) che in ambito storico e più ampiamente sociale (da “La Zanzara” su Radio 24). Ma non è con la maleducazione che si ottiene il rispetto. Con l’aggressione verbale, un qualsiasi concetto evidente finisce per non essere affermato affatto. Anzi!
Il malcostume procura solo danno, a chi ha torto ma anche a chi ha delle ragioni da esprime e che invece non le esprime affatto. E in virtù di ciò, il suono della sirena insistente che zittisce chi parla (e dice cose certificate dai documenti degli archivi storici) denigrando la storia di un intero popolo non è assai meno volgare di un insulto.
Non solo i Napoletani veri ma ogni uomo non può non dissociarsi dai modi del signor Schettino da Pozzuoli. Le scuse competono al colpevole dell’errore, a noi non resta che dissociarci. Ma le vogliamo porgere ugualmente, come non ha fatto Cruciani quando ha offeso la grande storia di Napoli approfittando della sua posizione di forza dai microfoni di Radio 24, evitando il contraddittorio e rincarando la dose dopo proteste e richieste di confronto ignorate. Sia Cruciani che il telespettatore Schettino fanno male a Napoli, chi rendendosene conto e chi no.

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.

Alenia da Napoli a Varese e cancellazione di Casoria

Alenia da Napoli a Varese e cancellazione di Casoria
la Lega Nord dietro la deindustrializzazione campana

Angelo Forgione – 1200 gli esuberi strutturali dichiarati da Alenia Aeronautica che annuncia la chiusura di tre siti: Casoria, Venezia e Roma con periodi di cassa integrazione per mille lavoratori ed esternalizzazioni di attività che coinvolgono 500 addetti. 
Grave colpo per l’economia della Campania e il primo a tuonare è l’Assessore allo Sviluppo del Comune di Napoli Marco Esposito«Se dovesse emergere un ridimensionamento delle strutture campane di Alenia ci sarà una reazione fortissima del territorio».
«L’amministratore delegato di Finmeccanica, uomo della Lega nord, sposta la sede legale di Alenia da Napoli a Varese. Non ci vuole molto per capire che si tratta di una decisione politica», ha detto il deputato del Pd Luisa Bossa.
Sta di fatto che la Lega Nord continua a decidere degli equilibri economici del Paese a danno della Campania e del Mezzogiorno, decretandone la deindustrializzazione del tessuto economico e ricattando il centrodestra cedevole ad ogni richiesta delle camicie verdi. Nelle scorse settimane il ministro Maroni, in visita a Varese, aveva esortato pubblicamente il neo Ad di Finmeccanica Giuseppe Orsi a battersi per le eccellenze aeronautiche della provincia e solo nei giorni scorsi Umberto Bossi ha parlato pubblicamente di una Lega che “ha  messo  il cappello sul progetto dello stabilimento di Cameri”.
L’Ad Giuseppe Orsi, anche presidente del Distretto dell’aerospazio della Lombardia, è uomo della Lega Nord e avrebbe avuto un forte appoggio alla nomina dal partito secessionista. I frutti cominciano a vedersi.
Si attende una reazione del Governatore della Campania Stefano Caldoro.

(video) Sentenza calcioscommesse: DONI E I BERGAMASCHI NON SONO NAPOLETANI

(video) Doni e i bergamaschi non sono Napoletani!
Bergamo nella vergogna, Napoli esempio di lealtà

«Noi non siamo napoletani, l’Atalanta è una società seria, non abbiamo i boss dietro la rete della porta noi»… quella frase pronunciata in diretta nazionale da un tifoso dell’Atalanta che non abbiamo dimenticato. Come avremmo potuto?
Amarezza a Bergamo per le sentenze di primo grado del processo sportivo ai protagonisti del calcio-scommesse. Da li si era levata la protesta in difesa del capitano Doni, con tanto di esponenti della Lega Nord ad alzare la voce e tifosi che davanti alle telecamere dichiaravano «noi non siamo napoletani, l’Atalanta è una società seria…». Frase sdoganata su tutto il territorio nazionale per la quale Gad Lerner dovette scusarsi due volte coi Napoletani, anzi tre Facebook compreso, dopo la denuncia vibrata di V.A.N.T.O.
Purtroppo, per i sostenitori atalantini, la giustizia sportiva non ha ravvisato irregolarità nella posizione del Napoli come fece in tempi non sospetti una certa stampa a cui non parve vero poter sbattere il solito mostro in prima pagina: il pregiudicato a bordo-campo e la storia della sua mancata esultanza al goal del Napoli, che invece ci fu eccome. Sembrano tempi lontani e invece è storia di soli due mesi fa.
Che i bergamaschi non siano Napoletani è legge di natura. Ma ora è chiarissimo che non lo siano i giocatori dell’Atalanta condannati in primo grado e lo stesso Signori che pure di Bergamo è. Se lo fossero, si sarebbero comportati come il napoletano Fabio Pisacane e ora non si starebbero nascondendo per la vergogna. Vero Giorgio Buffoni?

Giustizia sportiva è fatta, almeno per ora. Quella penale è altra cosa (e conosciamo l’infiltrazione delle mafie nel calcio), quella divina poi… è bello sapere che lassù qualcuno ci ama.