––– scrittore e giornalista, opinionista, storicista, meridionalista, culturalmente unitarista ––– "Baciata da Dio, stuprata dall'uomo. È Napoli, sulla cui vita indago per parlare del mondo."
Angelo Forgione – 61 anni dello stadio di Fuorigrotta oggi! Il 6 dicembre del 1959 si disputava la primissima partita allo “stadio del Sole”. Il Napoli batteva la Juventus con il risultato di due reti a una. Impianto colossale poi dedicato nella primavera del 1961 all’apostolo Paolo da Tarso, portatore dell’evangelizzazione in Occidente partendo da Puteoli, l’antica Pozzuoli, ove sbarcò nel 61 d. C.Lo stadio, ancora per poco “San Paolo”, festeggia oggi i suoi 61 anni con la delibera di Giunta per il via libera, a furor di popolo, all’intitolazione a Diego Armando Maradona. Uno stadio pronto ad essere intitolato non solo al più grande calciatore della storia qui di casa – e scusate se è poco – ma anche a un napoletano, al quale dedico la mia creatività.
Angelo Forgione –Le immagini della consegna della pizza al Papa sul lungomare di Napoli hanno fatto parlare il mondo. È così la nuova pizzeria di Enzo Cacialli, il figlio del ‘Presidente’, è diventata per tutti, ormai, la “pizzeria del Papa”. In settimana è infatti spuntata una diversa tabella sotto l’insegna col logo Don Ernesto. Anch’esso in bella mostra sulle spalle del temerario pizzaiuolo, durante l’impresa del 21 marzo scorso. Il logo Don Ernesto – una mia creatività grafica – ha fatto il giro del globo insieme all’ormai famosa “pizza del Papa”.
Angelo Forgione – Il nuovo Consiglio Metropolitano di Napoli, presieduto dal sindaco della città capoluogo Luigi De Magistris, ha dato pubblicazione sul sito istituzionale del Concorso di idee per l’ideazione di un’immagine-logo della Città Metropolitana di Napoli. Nel brief si leggono le indicazioni del progetto da eseguire: “vi chiediamo di proporre dei progetti grafici di logo nel rispetto dei simboli già presenti nel vecchio stemma della Provincia di Napoli (Cavallo Rampante)”. Il “Corsiero del Sole”, simbolo del carattere del popolo vesuviano, è salvo!
Angelo Forgione– Dal 26 dicembre, in via Partenope a Napoli è approdato Enzo Cacialli, figlio di Ernesto “il Presidente”, il noto pizzaiuolo che ha fatto la storia della pizza ai Decumani. Enzo ha realizzato il sogno del padre, portando l’arte della pizza di famiglia, al forno e fritta, sul magnifico lungomare della città. Per lui e i suoi soci ho realizzato e firmato il marchio aziendale ‘Don Ernesto’, coniugando stilisticamente l’antica tradizione con la modernità e l’innovazione cui la pizza napoletana non può sottrarsi. Insieme, abbiamo pensato di mettere la storia al centro della comunicazione, con il pay-off “chi gusta la storia non può sentirne il vero sapore se non la conosce”. Per questo, chiunque gusta una pizza da ‘Don Ernesto’ non assapora “solo” un prodotto realizzato con prodotti genuini (pomodori e latticini) del territorio campano accuratamente selezionati con grande attenzione per la qualità ma, su una comune tovaglietta da tavola appositamente pensata, ha la possibilità di apprendere il percorso professionale di Ernesto ed Enzo Cacialli e la storia della pizza, quella vera, in cui la nascita della ‘margherita’ è collocata nel periodo 1796-1810 e non nel 1889, come erroneamente raccontato dopo l’Unità d’Italia.
Da ‘Don Ernesto’ anche una chicca: la ‘marinara’ del 1734, la prima versione della più antica pizza napoletana, diversa da quella contemporanea e senza pomodoro. Evidentemente, da Enzo Cacialli “il Presidente”, insieme alla pizza napoletana, è un pezzo di storia di Napoli nel mondo ad essere veramente protagonista.
Angelo Forgione –La storia di Napoli racconta che il ‘Corsiero del Sole’, il cavallo imbizzarrito di bronzo posto su un alto piedistallo marmoreo nei pressi della Basilica di Santa Restituta, dove in tempi antichissimi si trovava il tempio di Apollo eretto in onore del dio solare e dove poi fu edificato il Duomo, sparì nel 1322 per decisione dell’arcivescovo, il quale mal sopportava le credenze e le superstizioni attorno a quella scultura, della quale si diceva fosse stata scolpita da Virgilio con una stregoneria e che avesse il potere di guarire i cavalli malati. Erano passati sessantanove anni dalla conquista della città da parte di Corrado IV, il quale aveva fatto mettere un freno in segno di dominio sul popolo napoletano. E così il ‘Corsiero del Sole’ divenne simbolo della città. Il colossale cavallo fu fuso per farne campane per la cattedrale.
La storia è diventata leggenda intrecciandosi alle vicende della ‘Protome Carafa’, la testa di cavallo un tempo nell’atrio del palazzo di Diomede Carafa, Duca di Maddaloni, ai Decumani e oggi custodita nel Museo Archeologico Nazionale (una copia è nella stazione Museo della Metropolitana di Napoli e un calco di terracotta, in cattive condizioni, è nello stesso atrio). Il ‘Corsiero del Sole’ fu fuso integralmente, ma una certa corrente, nel corso dei secoli, ha prodotto una mistificazione dei fatti, narrando che fosse stata risparmiata la testa, e che fosse proprio la Protome. Falso! Del Corsiero del Sole non esiste più alcun pezzo e la testa di proprietà di Diomede Carafa è tutt’altra scultura, realizzata a Firenze da Donatello nella seconda metà del XV secolo.
Il professor Francesco Caglioti dell’Università Federico II di Napoli ci racconta che essa doveva essere parte di un monumento equestre che proprio Donatello iniziò per Alfonso V d’Aragona, re di Napoli dal 1442 al 1458. Il monarca desiderava un monumento equestre a lui dedicato – simile a quello che l’artista stava concludendo a Padova per il Gattamelata – per collocarlo al centro dell’arco superiore (oggi vuoto; ndr) dell’immane portale di ingresso a Castel Nuovo a Napoli, una delle più imponenti e ambiziose opere del primo Rinascimento italiano. Lo scultore prese spunto dalla testa di cavallo Medici-Riccardi, originale greco in bronzo di età classica che a metà del ‘400 adornava il giardino di Palazzo Medici (oggi nella collezione del Museo Archeologico Nazionale di Firenze; nda), ma dovette però sospendere la realizzazione dell’opera bronzea, non riuscendo a far fronte alle troppe commissioni, e con la morte nel 1458 di re Alfonso il monumento rimase definitivamente incompiuto. Nel 1466 morì anche Donatello e l’opera fu inviata a Napoli da Lorenzo de’ Medici nel 1471, proprio l’anno della conclusione del portale, quando Ferrante d’Aragona, successore di Alfonso, decise di donare la Protome, inutilizzabile per l’Arco, a Diomede Carafa, illustrissimo rappresentante della corte aragonese in città. Fu installata nel cortile del palazzo privato di via San Biagio de’ Librai e lì ammirata fino al 1806, quando i Carafa la donarono al Museo quale pezzo di gran pregio, poi sostituito nello steso cortile con una copia.
Angelo Forgione –Si è riunito stamane il nuovo Consiglio Metropolitano di Napoli, presieduto dal sindaco della città capoluogo Luigi De Magistris. All’ordine del giorno, anche la discussione sul “Concorso di idee per l’ideazione di un’immagine-logo della Città Metropolitana di Napoli”, per il quale non è stata vincolata l’immagine del “Corsiero del Sole”, il cavallo imbizzarrito che rappresenta l’indomito popolo partenopeo dal XIII secolo, ma solo di usare dal 1 gennaio, in fase transitoria, il vecchio logo della Provincia (guarda il video). Ciò, nonostante nei giorni scorsi la stampa (Corriere del Mezzogiorno, La Repubblica e diversi siti di informaziona locale) abbiano raccolto l’allarme lanciato da questo blog.
Angelo Forgione –Il Consiglio Metropolitano di Napoli, assemblea presieduta dal Sindaco Luigi de Magistris, si prepara a lanciare un “Concorso di idee per l’ideazione di un’immagine logo della Città Metropolitana di Napoli”. Interessante atto di indirizzo, ma in fase di proposta e scelta non si potrà dimenticare che l’area metropolitana di Napoli il suo simbolo ce l’ha già, è scolpito nella Storia. Si tratta dal “Corsiero del Sole”, il cavallo imbizzarrito che dal XIII secolo identifica Napoli e, soprattutto, l’indomito e fiero popolo napoletano. La storia è leggendaria e risale al 1253, alla conquista della città da parte di Corrado IV di Hohenstaufen, figlio di Federico II. I napoletani si opposero strenuamente trincerandosi dentro le mura e lo svevo dovette aprirsi un varco sotterraneo. Entrò, vinse e volle dimostrare di aver domato il popolo partenopeo facendo mettere un morso in bocca alla colossale statua del “Corsiero del Sole”, un cavallo imbizzarrito di bronzo posto su un alto piedistallo marmoreo. Il manufatto, purtroppo, fu poi fuso nel 1322 perché si credeva portatore di stregoneria, ma il cavallo inalberato rimase per secoli il simbolo della città e dell’intero suo Regno, fino all’Unità. Lo troviamo ancora oggi nelle decorazioni delle regge (basta alzare gli occhi nelle stanze reali della Reggia di Caserta così come nello scalone di Palazzo Reale) e pure nelle Chiavi della Città, a Palazzo San Giacomo. Il Regno d’Italia ne decretò il declassamento a emblema dell’ente della Provincia di Napoli, oggi soppressa dalla riforma degli enti locali. Ora potrebbe e dovrebbe lasciare il piccolo recinto per tornare a galoppare in uno spazio più adeguato.
Non c’è altro simbolo che possa rappresentare la resistenza dei napoletani. Non c’è altro emblema che possa essere adottato, in chiave sia pur stilisticamente moderna, per la Città Metropolitana di Napoli. Il bando del concorso non potrà non fissarlo come coditio sine qua non.
Riceviamo e pubblichiamo la significativa comunicazione del Presidente della Regione Toscana in merito all’offensiva mostra da noi contestata “Viaggio in Italia” di Giulio Galgani, già difesosi in modo discutibile e autore di una diffida scritta a non inviare email di protesta alla Regione Toscana oltre che al Comune e alla Provincia di Firenze. Forse capiamo perchè.
Gentili Signori,sinceramente non conoscevo nè la mostra “Viaggio in Italia”, nè il suo autore, nè i contenuti della medesima, che ho appreso leggendo la vostra e-mail. Ma gli uffici regionali competenti, presso i quali ho chiesto spiegazioni, mi hanno detto di non aver mai concesso alcun patrocinio alla mostra “Viaggio in Toscana”.Vi informo quindi che, anche grazie alla vostra e-mail, la Regione Toscana ha provveduto ad inviare una diffida al signor Galgani, affinchè tolga dalla mostra stessa e dal suo sito sia il logo con il Pegaso alato che ogni riferimento alla Regione.Da informazioni da noi raccolte risulta che neppure il Comune di Firenze abbia concesso alcun patrocinio alla mostra.Vi ringrazio quindi per la vostra preziosa segnalazione e invio i miei più cordiali saluti. Enrico Rossi
videoclip: L’UNITA’ D’ITALIA NEL PALLONE Napoli dà un CALCIO a ipocrosia e retorica
La nazione italiana compie 150 anni e prova a festeggiare nell’indifferenza generale il suo terzo giubileo.
Perchè allora a Napoli (e Palermo), prima delle partite della Coppa Italia 2011, è stato fischiato l’inno nazionale? E perchè allo stadio “San Paolo” spuntano sempre più numerose le bandiere dell’antico stato meridionale? Proviamo a capirlo nel videoclip. Tra crisi dei rifiuti, trasferimento di stanziamenti dal sud al nord e spaccature politico-sociali di un paese falsamente unito, Napoli dissente dal racconto della falsa storia del risorgimento e prende le distanze dalla retorica patriottica. E lo fa capire al paese proprio nelle manifestazioni sportive di massa, strumentalizzate dal Governo per distribuire i falsi racconti che durano da 150 anni.