Angelo Forgione per napoli.com – Gran pienone al lungomare di Chiaia per la festa di Capodanno. Un successo sotto il profilo numerico e un po’ meno sotto quello artistico e organizzativo per il sindaco De Magistris che ha chiuso per sempre l’era Bassolino trasferendo la festa di San Silvestro nel suo luogo-sponsor. Anche questa è disputa politica.
Era stato proprio l’ex sindaco di Napoli e poi governatore della Campania a inaugurare in Italia il periodo delle feste in piazza quando, dopo il G7 del ’94, l’agorà di Napoli liberata dalle auto fece da apripista del genere. Fu un ritorno al passato perché già dal Seicento lo spazio antistante al Real Palazzo, non ancora definito nelle sembianze attuali, è stato il luogo privilegiato per lo svolgimento delle feste, delle parate e delle celebrazioni, con gran contributo dei più noti architetti napoletani e non.
Come il “largo di Palazzo”, così il lungomare. Liberato anch’esso, nuovo simbolo anch’esso, nuovo spazio di Capodanno anch’esso. Non che sia sbagliato; va bene cambiare se porta benefici. E allora ben venga il Capodanno al lungomare stile Copacabana, a patto però che ci restituiscano la nostra grande piazza neoclassica ridandole dignità, splendore, luce, economia e attenzione che merita. Al momento è solo abbandono completo.
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video / Mameli e 17 Marzo nelle scuole. Che pastrocchio storico!
Il Senato fa confusione sui valori dell’identità nazionale.
L’inno che nasconde la “Lega Campana” fu davvero scritto da Mameli?
Angelo Forgione per napoli.com – L’Inno di Mameli, conosciuto anche come “Fratelli d’Italia” dal suo verso introduttivo, dovrà esser studiato e cantato nelle scuole italiane. Il Senato ha approvato in via definitiva il DDL che impone nei programmi scolastici il canto risorgimentale scritto da Goffredo Mameli (forse, ndr) e musicato da Michele Novaro. Legge incompatibile con la “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea” perchè il testo dell’inno è anti-straniero e il suo insegnamento contravviene agli articoli 10 e 11 della stessa Carta relativi alla libertà di coscienza, alla libertà di pensiero, alla libertà di opinione e a quella di “di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Istituito anche il festeggiamento della data del 17 Marzo, in continuità con il festeggiamento dei 150 anni che sarà il “Giorno dell’unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera”.
Che pastrocchio! Partiamo dal presupposto che l’inno di Mameli si chiama “Canto degli Italiani” e non “Fratelli d’Italia”. Ma questo è niente a confronto della totale confusione che i senatori della Repubblica stanno generando nelle teste degli italiani, preparandosi a deviare anche quelle dei bambini. L’inno nazionale non può essere accoppiato al 17 Marzo perchè quella è la data dell’auto-incoronazione di Vittorio Emanuele II di Savoia quale “Roi d’Italie” cioè re d’Italia in rigorosa lingua francese, non italiana, con la quale il sovrano piemontese estese la sua sovranità. “Victor Emmanuel II assume, pour lui et pour ses successeurs, le titre de Roi d’Italie”, così si legge nell’atto di incoronazione del parlamento di Torino. L’unità d’Italia, al 17 Marzo, non esisteva perchè mancavano il Veneto, la Venezia Giulia, il Friuli, il Trentino Alto Adige e Roma con i territori pontifici che, completando una certa unificazione, fu conquistata con la breccia di Porta Pia il 20 Settembre 1870. È quella semmai la data da celebrare per dare risalto all’unità territoriale se proprio non vogliamo tardare fino al 2 Giugno 1946, ricorrenza dell’istituzione della Repubblica. Mai il 17 Marzo 1861 che equivale alla celebrazione dell’auto-proclamazione della monarchia sabauda, antitetica rispetto alla Repubblica. Chissà se i senatori tutto questo lo sanno visto che l’ignoranza circa le vicende storiche della storia d’Italia è stata smascherata dalla trasmissione “Le Iene” nel giorno delle celebrazioni del “150esimo”, quando all’esterno di Montecitorio i politici, italiani, andarono nel panico per le domande di storia italiana (guarda il video). Bisognerebbe che imparassero loro la storia prima di decidere cosa mettere nella testa dei nostri figli a scuola.
Ma non è tutto. L’inno di Mameli è un canto risorgimentale che celebra i valori repubblicani, non quelli monarchici. E infatti non era l’inno nazionale del Regno d’Italia nato il 17 Marzo a Torino che invece, estendendo i possedimenti sabaudi, applicò la “Marcia Reale del Regno di Sardegna” al nuovo Regno d’Italia”. Tant’è che nel periodo bellico di transizione tra la monarchia e la repubblica fu istituita come inno nazionale “La canzone del Piave” scritta dal napoletano E. A. Mario. Il “Canto degli italiani” di Mameli e Novaro è divenuto inno nazionale italiano nel 1946, ben 85 anni dopo il 17 Marzo da celebrare.
Continua dunque la confusione forzata da parte delle istituzioni, sulla falsa riga delle celebrazioni dei 150 anni dell’unità, non ancora compiuti di fatto (succederà solo nel 2020, ndr) condotte in maniera antirepubblicana dal Presidente della Repubblica che ha festeggiato il giorno della monarchia e non quello della Repubblica (2 Giugno) rendendo persino omaggio alla tomba del re Vittorio Emanuele II.
La retorica mischiata alla disinformazione finirà ora sui banchi di scuola affinchè anche i bambini sappiano a memoria un inno che nutre sentimenti bellici antistranieri, in contraddizione con la fratellanza della civiltà europea e senza valorizzare quella italiana, dal Sud di Federico II alla “Serenissima” di Venezia. Un inno per giunta settentrionalista che promuove a simbolo di unità nazionale la battaglia di Legnano. “Dall’alpi a Sicilia ovunque è Legnano” esalta infatti le gesta della “Lega Lombarda” che mise insieme il conflittuale Nord contro Federico Barbarossa, scacciando i germanici nel 1176. Ma La “Lega Lombarda” non è il primo esempio di identità nazionale perché è al Sud che ciò si verificò intorno all’850 quando Cesario Console, ammiraglio del ducato di Napoli, coalizzò le armate di mare di Napoli, Sorrento, Amalfi e Gaeta formando la “Lega Campana” per respingere, vittoriosamente, i Saraceni che volevano invadere Roma per poi impossessarsi dei territori del Sud.
Ultimo particolare da non tralasciare: da come si legge da un articolo del Corriere della Sera del 24 Dicembre 2002 firmato da Ottavio Rossani, pare che le parole dell’inno italiano non siano state scritte da Goffredo Mameli bensì da Atanasio Canata, un padre scolopio di cui proprio Mameli fu allievo. Padre Canata lo avrebbe inviato nel Novembre del 1847 a Michele Novaro per farlo musicare e quando l’allievo divenne un eroe risorgimentale avrebbe taciuto sulla paternità del testo per non offuscarne l’immagine. Ma prima di morire rivendicò indirettamente, ma con precisa volontà, la paternità di quel testo che gli sarebbe stato «sottratto». Nella poesia “Il vate” scrisse: “A destar quell’alme imbelli meditò robusto un canto; ma venali menestrelli si rapina dell’arpe un vanto: sulla sorte dei fratelli non profuse allor che pianto, e, aspettando, nel suo core si rinchiuse il pio Cantore”. E anche sulla pubblicazione “Gazzetta letterata” lanciò un’altra freccia: “E scrittore sei tu? Ciò non ti quadra… Una gazza sei tu garrula e ladra”.
Mameli “menestrello” ladro? In perfetto “Italian style”. Detto da un italiano.
A Meta di Sorrento la ”Festa Azzurra”
A Meta di Sorrento la ”Festa Azzurra”
Auriemma, Ermetto, Forgione e Sepe con i tifosi a Meta di Sorrento
Mercoledi 30 maggio 2012, ore 20.30, sulla spiaggia di Meta di Sorrento il “Club Napoli Meta organizza” la “Festa Azzurra”. Live Show di Luca Sepe, ospiti della serata Raffaele Auriemma (Mediaset Premium), Gigi Ermetto (Canale 9) e Angelo Forgione con la proiezione di alcuni dei più bei video sportivi da lui ideati. Punti ristoro, drinks, music e gran finale scoppiettante con maxitorta e spettacolo pirotecnico! In palio anche un viaggio in una capitale europea. Ingresso libero.
videoclip / LA STELLA DEL SUD
videoclip / LA STELLA DEL SUD
il racconto della finale di Coppa Italia
Boom di richieste per l’attesissimo videoracconto della vittoria del Napoli ai danni della Juventus nella finale della Coppa Italia. Che non poteva mancare, nonostante gli importanti argomenti da approfondire che la stessa finale ho fornito fuori dal rettangolo di gioco. Il trofeo alzato al cielo di Roma, otto anni dopo il fallimento, è la certificazione della bontà del progetto di De Laurentiis. E la festa che ne è venuta segue quella per la promozione in Serie A, due gioie per le nuove generazioni di tifosi che non hanno vissuto i trionfi degli anni ’80. Una vittoria che ha sottratto alla Juventus la stella d’argento e l’imbattibilità stagionale… e ha regalato al popolo azzurro la migliore rivincita dopo la derisione di Torino. Cantanapoli chi canta ultimo!
videoclip: “10 MAGGIO ’87, La storia ha voluto una data”
10 Maggio 1987 – 10 Maggio 2012
25 anni oggi dal primo scudetto del Napoli
Venticinque anni oggi da quel giorno in cui Napoli si tinse d’azzurro ed esplose di gioia. 60 anni di speranza, un campionato di attesa, 1 settimana di passione. Immagini che vivono nei ricordi di chi c’era e nelle speranze dei più giovani che sognano di poter vivere quella emozione.È questo l’obiettivo che il Napoli deve perseguire, a prescindere dagli uomini che lo rappresentano.
Eugenio Di Rienzo: «il revisionismo non è invenzione»
Eugenio Di Rienzo: «il revisionismo non è invenzione»
a Tg2 “Mizar” un’altra spallata alla retorica risorgimentale
Angelo Forgione – Nel video “il più bello dei regni” dedicato alla vittoria sportiva del Napoli sul Chelsea, ho fatto qualche riferimento storico al ruolo che l’Inghilterra e le politiche di Londra hanno avuto (anche) nella storia di Napoli. Le ingerenze e le prepotenze furono tante perchè tanto timore e tanto astio si accumulò durante il regno di Ferdinando II che non accettava imposizioni di politica estera e non subiva alcun complesso di inferiorità.
Nella notte tra Sabato 25 e Domenica 26 Febbraio, la rubrica del Tg2 “Mizar“, una delle più sensibili alla verità storica, ha proposto una recensione del libro “Il Regno delle Due Sicilie e le potenze europee” (euro 14,00) dello storico Eugenio Di Rienzo dell’Università “La Sapienza” di Roma il quale ha spiegato a chiare lettere che il 150° anniversario dell’unità d’Italia è stato un’imposizione all’apologia del Risorgimento e che gli storici hanno il dovere di fare luce sugli accadimenti. Di Rienzo ha dato un’ulteriore spallata alla storiografia ufficiale legittimando una volta di più le tesi dei revisionisti: «Tanti fatti scaturiti dagli archivi stranieri che ho scritto sono considerati da anni leggenda neoborbonica ma quella non è leggenda» (è certamente più fantasiosa la leggenda dell’orgoglio rancoroso di matrice cazzulliana).
Il libro descrive il crollo del Regno delle Due Sicilie per causa di una decisiva pressione delle grandi “potenze marittime”, Francia e Inghilterra, che dalla metà del XIX secolo tentarono di trasformare il Mezzogiorno in una colonia economica e in un avamposto strategico funzionale alla loro strategia mediterranea. Nel testo è proposta una documentazione inedita, proveniente dagli archivi diplomatici francesi, inglesi, austriaci, russi, spagnoli. Il saggio suggerisce inoltre che la stessa debolezza geopolitica che determinò il crollo dello Stato napoletano avrebbe condizionato, fino ai nostri giorni, il destino della “media potenza” italiana nel segno di un passato destinato a non passare.
E non è un caso che Garibaldi, recatosi a Londra nel 1864, fu acclamato da migliaia di persone deliranti. Fu l’uomo che cancellò il nemico napoletano, il più grande pericolo nel Mediterraneo; fu l’uomo che regalò un regno ricco e orgoglioso ai mediocri Savoia creandone uno più grande ma politicamente suddito del Regno unito.
Carlo Giovanardi: «i Borbone avevano perfettamente ragione!»
Carlo Giovanardi: «i Borbone avevano ragione!»
il Sottosegretario contro la retorica dei festeggiamenti di Italia 150
Angelo Forgione – Nel “mare magnum” della retorica risorgimentale che ha caratterizzato i festeggiamenti del 150° anniversario dell’unità d’Italia, è da registrare una voce istituzionale che si è chiamata fuori dal racconto delle bugie e dall’omissione della verità storica. Si tratta di Carlo Giovanardi, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che in una intervista telefonica rilasciata a Klaus Davi ha definito i piemontesi come brutali invasori di uno Stato sovrano, smitizzando l’epopea garibaldina e riconoscendo il valore dei soldati borbonici.
LE TRE GIORNATE DI NAPOLI – Controcelebrazioni 150 anni d’unità d’Italia
LE TRE GIORNATE DI NAPOLI
Il video e la cronaca delle controcelebrazioni del 150°
Dal nostro punto di vista, con un pizzico di presunzione, abbiamo onorato Napoli. Abbiamo visto tanta gente e pochi giovani assembrarsi a Piazza del Plebiscito il 17 Marzo per le celebrazioni dell’unità d’Italia, molti dei quali probabilmente hanno dimenticato che questa città è passata in 150 anni dall’essere Capitale europea a capitale della “munnezza”, del crollo monumentale, della disoccupazione e della criminalità. No, non c’era proprio nulla da festeggiare e chi l’ha fatto magari ha preferito non pensarci. Noi non l’abbiamo dimenticato e anzi questo pensiero ci ha assillato e continuerà a farlo costantemente per chissà quanto tempo ancora.
I giovani erano invece tutti a Piazza dei Martiri, dimostrando voglia di riscatto e quell’ideale di speranza che in questa terra sembrava essere ormai svanito. Così non è! Vederli tutti insieme (bambini compresi) con le bandiere bianche della nostra storia, non certo per invocare monarchie o il passato ma per ostentare identità e chiedere un futuro di pari dignità, opportunità e di orgoglio, è stata una gioia immensa. I ragazzi hanno bisogno di questo, di una luce, di una speranza per la terra che amano che questo stato ha sottratto e negato. Hanno bisogno di classi dirigenti meridionali fiere, laboriose ed efficaci che il Sud non ha mai prodotto. Ecco perchè noi eravamo in piazza, per far sentire la nostra voce e per far capire alla politica locale e nazionale che i Napoletani sono stanchi di assistere alla deriva e starsene con le mani in mano, per far capire che gli staranno col fiato sul collo, a cominciare dalle prossime elezioni amministrative.
Circa 300 persone con più di 200 bandiere distribuite hanno urlato forte “Malaunità”! V.A.N.T.O., Neoborbonici, Insieme per la Rinascita e R.D.S. insieme, con la presenza del cantautore Eddy Napoli e di Enrico Durazzo patron di Napolimania. Tutti ad ostentare orgoglio e ad urlare verità!
Il resto è il rifiuto di una retorica che ha caratterizzato queste celebrazioni che con l’unità non avevano nulla a che fare. La stragrande maggioranza degli italiani non conosce la storia e non si è accorta che si è festeggiata la dinastia dei Savoia, la loro conquista del Sud e non l’unione del paese avvenuta nel 1870, non certo nel 1861. Il 17 Marzo di quell’anno si verificò al Parlamento di Torino l’autoproclamazione di Vittorio Emanuele II Re d’Italia, invasore senza dichiarazione di guerra dei territori meridionali ai quali regalò morti e devastazioni in ogni campo del tessuto sociale. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano gli ha purtroppo reso omaggio al Pantheon mentre uno striscione che ne denunciava i genocidi veniva fatto rimuovere senza che il protagonista avesse vilipeso la bandiera italiana e si fosse avvalso di qualcosa di diverso dall’articolo 21 della Costituzione che riguarda la libertà di espressione.
Per le vittime del sud di quella casata piemontese nessuna memoria se non la nostra, la sera prima della “festa” e proprio in quel luogo dove questa si sarebbe svolta. Nella chiesa di San Ferdinando la nostra celebrazione (non del sacerdote che ha assistito felice) è stata veramente toccante: 200 nomi tra le centinaia di migliaia dei meridionali che perirono in quel momento storico per decisione di Vittorio Emanuele II di Savoia hanno riecheggiato nella chiesa borbonica. Alla fine un lunghissimo applauso ha accompagnato la viva commozione dei presenti. Poi una deposizione di fiori con lumini accesi e bandiere listate a lutto al Plebiscito. Dopo 150 anni qualcuno ha finalmente ricordato quegli sfortunati uomini che parlavano la nostra lingua, il napoletano, ma anche il dialetto calabrese, lucano, pugliese, abruzzese e siciliano.
E ancora prima avevamo presentato il libro-verità “Malaunità” in una Sala della Loggia del Maschio Angioino piena di gente appassionata e curiosa che da oggi ha una nuovo potente strumento per scavare nel proprio passato identitario.
Tre eventi riuscitissimi che chiaramente non potevano godere del risalto informativo ma che hanno fortemente espresso protesta, memoria e cultura, riassunti in un videoclip in cui l’orgoglio e la voglia di verità e vera unità sono visibili sui volti dei giovani e dei meno giovani che alla retorica hanno dato un calcio ben assestato.
Il resto sono solo polemiche di chi può vedere in tutto questo della sterile nostalgia o un tentativo di creare divisioni e polemiche. No, noi non siamo secessionisti ma abbiamo “solo” onorato il nostro amore per Napoli che ci da la forza di combattere ogni giorno in strada per il suo riscatto, guardando al futuro senza perdere di vista il nostro passato. Chi ci accusa lo fa da dietro una scrivania, contribuendo allo “demolizione” della dignità collettiva di un popolo che si vuol tenere in stato di dormiveglia. E dunque, se contribuire proattivamente al risveglio dei giovani della nostra città significa essere nostalgici, allora noi siamo fieramente nostalgici. E anche fieri di come abbiamo “diversamente” celebrato l’unità d’Italia.
Noi non possiamo restituire ai Napoletani il lavoro che manca o la sicurezza del futuro. Ma almeno un merito ce l’abbiamo, ed è quello di lavorare per la restituzione dell’orgoglio, da cui poi nasce la corretta convivenza, il senso civico e l’amore per il bene condiviso. Le “tre giornate di Napoli” ci hanno detto che siamo sulla strada giusta. Andiamo avanti!
Angelo Forgione
Il video de “le tre giornate di Napoli”
vai alla fotogallery di Repubblica.it
da NapoliUrbanBlog, un video significativo:
Al Plebiscito, una signora nel suo analfabetismo si dimostra più sveglia dei napoletani presenti che hanno festeggiato il loro funerale
A NAPOLI, CONTROCELEBRAZIONI DEI 150 ANNI D’UNITA’ D’ITALIA
Controcelebrazioni dei 150 anni d’unità d’Italia
le “tre giornate di Napoli” per urlare no a 150 anni di bugie
e per dire basta alla colonizzazione del Sud
LA VERITA’ CONTRO LA RETORICA!
Napoli non resta a guardare i retorici festeggiamenti degli avvenimenti storici che ne hanno decretato la morte.
Nella ex-capitale del Regno delle Due Sicilie, tutti i meridionalisti sono invitati a partecipare a tre importanti eventi di controcelebrazione.
Il 15 l’appuntamento é accademico e culturale: nella prestigiosa location del Maschio Angioino sarà presentato il libro-verità “Malaunità” scritto a più mani dai maggiori scrittori e archivisti del meridionalismo contemporaneo.
Presenti tutti gli autori e prestigiosi ospiti, a cominciare da Pino Aprile, Lorenzo Del Boca, Gigi Di Fiore, Lino Patruno e Eddy Napoli che presenterà i suoi due brani allegati al libro dedicati alla fine del Regno meridionale.
Il 16 sarà il giorno della memoria nei simbolici luoghi della Chiesa di San Ferdinando e di Largo di Palazzo. In chiesa ci sarà il ricordo di alcuni nomi di uomini periti per l’antica patria.
A seguire, grande raduno a cui nessun vero meridionalista può mancare; tutti con le bandiere delle Due Sicilie a lutto e ceri accesi in direzione di Largo di Palazzo dove, ai piedi della statua di Carlo di Borbone, sarà deposta una corona di fiori in onore di tutti i martiri che hanno perso la vita per il Sud.
Il 17, giorno della festa nazionale indetta per celebrare la prima seduta del parlamento di Torino del 1861, ci ritroveremo invece in Piazza dei Martiri, dove i 4 leoni (rappresentanti i caduti partenopei della della repubblica napoletana del 1799, dei moti carbonari del 1820, dei moti liberali del 1848 e di quelli garibaldini del 1860) sono “colpevolmente” orfani di un quinto leone, quello simboleggiante i soldati Napoletani morti in battaglia per difendere la patria duosiciliana.
Li i rappresentanti delle varie associazioni grideranno delle parole emblematiche della colonizzazione del Sud alle quali tutti i presenti risponderanno al grido di “malaunità”.
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Martedi 15 Marzo
Maschio Angioino – Sala della Loggia
ore 17:00 – PRESENTAZIONE DEL LIBRO-VERITA’ SUI 150 ANNI
MALAUNITA’ – 1861-2011 Centocinquant’anni portati male
SpazioCreativo edizioni
presenti tutti gli autori:
Pino Aprile, Lorenzo Del Boca, Gigi Di Fiore, Ruggero Guarini, Lino Patruno, Eddy Napoli (brani allegati al libro)
(prefazione di Jean Noël Schifano)
Felice Abbondante, Antonio Boccia, Pompeo De Chiara, Gennaro De Crescenzo, Angelo Forgione, Vincenzo Gulì, Salvatore Lanza, Giuseppe Picciano, Alessandro Romano, Lorenzo Terzi.
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Mercoledì 16 Marzo
Piazza e Chiesa di San Ferdinando, Largo di Palazzo
VEGLIA DELLA VERITA’ STORICA
ore 18:00 – APPELLO AI CADUTI E PREGHIERA IN SUFFRAGIO
Chiesa di San Ferdinando, Lettura simbolica dei nomi dei soldati, dei briganti e degli emigranti
ore 20:00 – CORTEO DELLA MEMORIA
Raduno meridionalista nell’area antistante il Palazzo Reale in Piazza San Ferdinando. Segue corteo con bandiera storica e cero acceso, deposizione corona di fiori in onore dei martiri del Sud in Largo di Palazzo
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Giovedì 17
Marzo
Piazza dei Martiri
FLASH MOB – IL SUD URLA IL SUO MARTIRIO
ore 10:30 RADUNO / ore 12:00 FLASH MOB
I meridionalisti insieme al grido di “Malaunità”
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coordinamento:
MOVIMENTO NEOBORBONICO
MOVIMENTO V.A.N.T.O.
INSIEME PER LA RINASCITA
RDS
UN DISCORSO NAPOLITANO – Analisi del discorso del Presidente della Repubblica
UN DISCORSO NAPOLITANO,
l’analisi del discorso del Presidente della Repubblica
Il tradizionale discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ad aprire l’anno delle celebrazioni dei 150 anni d’unità d’Italia, non può non incentrarsi sui valori dello stato unitario. Ma il discorso è fortemente contraddittorio poichè da una parte pone l’accento sulla reale spaccatura sociale ed economica tra nord e sud di un paese comunque in grosse difficoltà, e dall’altra spinge per delle celebrazioni definite “non retoriche” ma che invece continuano a non restituire la verità sulle vicende che portarono all’unificazione ed appaiono prive di significato, alla luce di una compattezza reale che non solo non c’è mai stata ma che è tutt’altro che vicina.

