Angelo Forgione – Il presidente del Consiglio Matteo Renzi si è recato alla Reggia di Caserta per la riconsegna degli ambienti utilizzati sin dall’immediato dopoguerra dalla scuola specialisti dell’Aeronautica Militare alla direzione del palazzo vanvitelliano. Il Premier-prodigio, accompagnato dai ministri della Cultura e della Difesa, Dario Franceschini e Roberta Pinotti, ha visitato le sale che verranno riassegnate e poi, dopo lavori di adeguamento, saranno dedicate alla destinazione museale ed espositiva. Tour in tutto il Real Palazzo, e sul quaderno degli ospiti illustri immortalata tutta la sua meraviglia: “Sorpreso e stupito da tanta bellezza, abbiamo la responsabilità storica di garantirla in futuro”.
Poi conferenza stampa nel Real Teatro di Corte, aperta con una candida confessione: «È un luogo incredibile! Io qui non c’ero mai stato. Vorrei invitare i giornalisti ad avere lo stesso stupore per tanta bellezza di cui non ci rendiamo conto». Il Premier, alzando gli occhi alla volta affrescata del Teatro vanvitelliano, non ha fatto mistero di non aver mai messo piede in uno dei principali siti della Cultura del Paese, il monumento universale che il Sud dell’Italia ha regalato al mondo, chiedendo ai giornalisti di stupirsi come lui. Un’ammissione pubblica negli ambienti che Luigi Vanvitelli volle più belli della prima sala barocca del Real Teatro ‘San Carlo’ e che fece da palestra formativa per il collaboratore Giuseppe Piermarini, il quale sarebbe poi andato ad applicarne il modello nella Milano asburgica, con quella nuova chiave neoclassica vanvitelliana che consentì all’epigono Antonio Niccolini di raggiungere l’apice nella nuova sala sancarlina di Napoli. Forse ai giornalisti ha stupito più l’ammissione di Renzi che non l’evidente magnificenza della Reggia, ma al capo dell’esecutivo non dev’essere sembrata una gran lacuna quella appena colmata. «Dicevano che non venivo mai In Campania. Prima a Pompei, poi oggi a Caserta, e verrò anche a Napoli. Finirà che il Governatore De Luca mi caccia». Poco male per un quarantunenne Primo Ministro, inevitabilmente sollecitato dai promettenti numeri appena sfornati sulle presenze museali in Campania e ora, magari, un po’ più curioso del mondo della cultura meridionale di quanto non fu il suo predecessore Camillo Benso, il quale unì l’Italia dopo aver visitato Londra, Edimburgo e Parigi, ma mai Napoli, Roma e Palermo. Farà bene Renzi a conoscere veramente Napoli, le eredità del suo Regno e di tutta la sua storia trimillenaria che sono tra i veri motivi del suo valore per l’umanità e del suo fascino all’estero, e non certo la Bagnoli deturpata dalle acciaierie da sottrarre al degrado e alla propaganda politica.
Accoglie ogni anno quasi migliaia di visitatori, attratti dal fascino del suo giardino all’italiana e di quello all’inglese, dai marmi e dagli stucchi, dalle linee di sublime eleganza di un luogo da sogno, “degno invero d’un re”, come disse con ammirazione Goethe, viaggiatore innamorato di un luogo unico nel suo genere. La Reggia di Caserta è la protagonista di un episodio della nuova stagione delle Sette Meraviglie, serie che vede Sky Arte HD svelare le ricchezze più affascinanti del Bel Paese. Un’impresa faraonica quella voluta da Carlo di Borbone e pensata da Luigi Vanvitelli, che segna il canto del cigno del barocco e da il là al Neoclassicismo.
Si riaccende la faida della camorra a Napoli. Succede sempre quando i capiclan finiscono in galera e perdono il controllo, aprendo conflitti che mettono in palio i posti di comando rimasti vacanti. Sui quotidiani e in tv fioccano titoli che deprimono l’umore dei cittadini, impotenti di fronte a un fenomeno che nessun Governo ha mai voluto sradicare.







facendo mettere un morso in bocca alla colossale statua del “Corsiero del Sole”, un cavallo imbizzarrito di bronzo posto su un alto piedistallo marmoreo. Il manufatto, purtroppo, fu poi fuso nel 1322 perché si credeva portatore di stregoneria, ma il cavallo inalberato rimase per secoli il simbolo della città e dell’intero suo Regno, fino all’Unità. Lo troviamo ancora oggi nelle decorazioni delle regge (basta alzare gli occhi nelle stanze reali della Reggia di Caserta così come nello scalone di Palazzo Reale) e pure nelle 

Mentre Napoli e Cagliari giocavano a chi sbagliava e segnava di più, il presidente De Laurentiis e il sindaco De Magistris assistevano allo spettacolo lontani l’uno dall’altro. La tregua tra il Comune di Napoli e la SSC Napoli, dopo la ventilata fuga in direzione Palermo, si è nuovamente interrotta in un’accesa discussione a Palazzo San Giacomo di venerdì scorso, e tra le parti è di nuovo gelo per la volontà del sindaco di aprire i cancelli dello stadio ai concerti di Vasco Rossi e Jovanotti del prossimo luglio. Il patron azzurro non ci sta, perché ha speso soldi per rifare il prato, e non ci stanno neanche i residenti attorno all’impianto sportivo, rappresentati dal comitato civico ‘Fuorigrotta vivibile’, che ha chiesto una convocazione urgente al Comune e ha inviato una diffida al Prefetto per segnalare l’esistenza di un fascicolo in Procura per inquinamento acustico. Furono proprio Mariano Attanasio e Teofilo Migliaccio, presidente e legale del comitato, a sollevare anni fa il problema delle strutture in acciaio montate per i Mondiali del 1990, che scaricavano al suolo le forti vibrazioni attraverso i sostegni della copertura e raggiungevano i palazzi circostanti. Risultato: veri e propri micro-terremoti che aprirono anche piccole lesioni nei fabbricati attorno. L’allarme fu lanciato proprio durante un concerto di Vasco Rossi nel luglio del 2004: in coincidenza dell’orario d’inizio il segnale monocromatico dell’Osservatorio Vesuviano cominciò a registrare un “fenomeno di rilievo”, che si protrasse per l’intera durata dell’esibizione musicale. Ballarono i fans del ‘Blasco’ ma anche i residenti di Fuorigrotta, che abbandonarono le abitazioni per timore di un sisma. Nel 2005 intervenne la Commissione Provinciale di Vigilanza, inibendo l’accesso al terzo anello in ferro durante le partite di Calcio. E finì anche l’epoca dei concerti nell’impianto flegreo.