videoclip: MEZZOGIORNO DI FUOCO

videoclip: MEZZOGIORNO DI FUOCO
il film di Napoli-Lazio

Il film della partita NAPOLI-LAZIO del 3 Aprile 2011, entrata nella storia del calcio a Napoli per quanto bella, intensa ed emozionante. Una giornata di sport indimenticabile segnata da un bellissimo sole primaverile, dal saluto del “San Paolo” a Edy Reja, dal sano agonismo dei giocatori e dall’encomiabile sostegno dei tifosi. Alle 12:30, le squadre scendono in campo in una cornice di pubblico unica al mondo, dando vita ad un vero e proprio “mezzogiorno di fuoco” culminato nella doppia rimonta della squadra di casa, il cui allenatore, solo rientrando negli spogliatoi a missione compiuta, può rimettere la giacca e raffreddare i bollenti spiriti.
È quest’ultima l’immagine simbolo di questo Napoli immortale.

guarda il videoclip

Nuovo spot IKEA, luoghi comuni sui meridionali

Nuovo spot IKEA, luoghi comuni sui meridionali
degradanti messaggi riferiti a Napoletani e siciliani

Angelo Forgione – Ikea ha lanciato la nuova campagna di comunicazione che ha come focus le cucine e il rispetto ambientale. Alla base il concetto che è facile e conveniente essere ecosostenibili con una cucina Ikea perché fin dalla sua progettazione è pensata per aiutarti a comportarti correttamente e, grazie agli elettrodomestici ecologici, ti fa anche risparmiare.
Nobili presupposti, ma espressi sulla pelle dei meridionali con dei doppi sensi e dei luoghi comuni poco lusinghieri e francamente stantii. Lo spot è ambientato in una location che rappresenta un cottage vagamente americano immerso nel verde e a misura d’uomo in cui una combriccola di “apparenti” malviventi di provenienza meridionale svolge faccende di casa dopo un lauto pranzo. Fa da sottofondo musicale “Guaglione” cantata in lingua americana da Dean Martin, sulla quale si assiste ad un uomo corpulento con accento napoletano, ma con modi volgari, che trascina fuori di casa un enorme sacco nero da riporre in un bagagliaio di un’auto; sembra trattarsi di un cadavere occultato ma in realtà è solo “monnezza”. E la porta fuori il Napoletano, guarda un po’?!
Un membro siciliano del clan invita al silenzio perchè altrimenti il vicino li “ammazza”, mentre in casa la fa da padrone un tipico picciotto siciliano in abito bianco che, con fare intimidatorio, ordina a uno scagnozzo… di risparmiare acqua.

Una voce femminile fuori campo chiosa così: “Comportarsi bene in una cucina Ikea è più naturale, l’ambiente ci guadagna e tu risparmi”.
Insomma, il messaggio è che “IKEA CIVILIZZA I MERIDIONALI”, quelli che non sanno “comportarsi bene” e che non rispettano l’ambiente, ma in una cucina Ikea diventa facile anche per loro. Il tutto condito dalla strisciante e subliminale sensazione dell’atteggiamento malavitoso.
All’ideazione dello spot televisivo hanno lavorato i direttori creativi Francesco Poletti e Serena di Bruno. Al radiocomunicato la copywriter Chiara Monticelli. Per Ikea hanno diretto i lavori Chiara Nalin, deputy marketing manager Ikea Italia e Alessandra Giombini, off line advertising manager Ikea Italia. La pianificazione media è di Initiative.
Un plauso a tutto il team creativo!

Quando i piemontesi tolsero il panorama al Vomero

Quando i piemontesi tolsero il panorama al Vomero
Storia urbanistica del quartiere collinare

di Angelo Forgione per napoli.com

I Greci la chiamavano Bomos, da βωμός, cioè altura. I Romani, invece, Paturcium, trasformato nel medioevo in “Patruscolo” e poi, nel Rinascimento, “Patruce”, per opera del grande umanista Giovanni Pontano, uomo di corte aragonese, proprietario di un’amplissima villa che occupava tutta l’area tra Antignano e il Torrione di San Martino, proprio sotto la cinquecentesca fortezza di Sant’Elmo. Nel Seicento si diffuse il nome “Vomero”, derivazione del greco Bomos. Chiaro che si tratti del popolarissimo quartiere napoletano, un tempo colle campestre e poi, tra il secondo Ottocento e la prima metà del secolo successivo, massicciamente urbanizzato.
Nel primo Settecento, allorché divenne capitale indipendente, Carlo di Borbone non rivolse particolari attenzioni a questa collina, preferendole quella di Capodimonte, dove fece edificare una nuova reggia. Nel 1799, i repubblicani giacobini la ribattezzarono “Monte Giannone”, ma tornò a essere il Vomero con la repentina riconquista del regno da parte di Ferdinando I, che si interessò al luogo più del padre e acquistò, nel 1817, i terreni utili all’edificazione della Villa Floridiana, per se e la sua sposa morganatica Lucia Migliaccio di Floridia. La realizzò l’architetto toscano Antonio Niccolini, gran protagonista della stagione neoclassica napoletana, autore del rifacimento totale del Real Teatro di San Carlo dopo l’incendio del febbraio 1816. In quegli anni fu realizzata la salita dell’Infrascata, attuale via Salvator Rosa, per consentire non solo al Re di spostarsi il Palazzo Reale e la Floridiana ma anche all’aristocrazia della Capitale di raggiungere le case di villeggiatura in collina. Tre queste, anche l’ancora esistente villa Genzano-Majo all’Infrascata, firmata dallo stesso architetto, dove Gaetano Donizetti scrisse gran parte della gloriosa Lucia di Lammermoor, assoluto capolavoro composto a cavallo tra la primavera e l’estate del 1835, in quaranta giorni di intenso lavoro tra l’alloggio cittadino di via Corsea, l’attuale via Cervantes, e il ritiro estivo messogli a disposizione dall’editore musicologo di origine francese Guglielmo Cottrau, che ne era proprietario.
Quando, nel 1860, Garibaldi invase Napoli, fece suo un recente decreto borbonico di Francesco II di Borbone, ultimo re di Napoli, col quale decretò la costruzione “nei siti più propri allo estremo dello abitato della città e sulle colline che la circondano, di case salubri ed economiche per il popolo, e massime per gli operai”. La congestione urbana di Napoli necessitava di soluzioni importanti, e allora si cominciò a costruire in collina per rispondere alle sempre maggiori esigenze abitative. Nel 1885, sotto la spinta dell’epidemia di colera che aveva colpito la città, fu emanata la “legge per il Risanamento di Napoli”, con la quale si pianificò l’edificazione di un nuovo quartiere collinare. I territori tra San Martino e Antignano, quelli che furono del Pontano, erano stati da poco acquisiti dalla Banca Tiberina, una banca piemontese agevolata dalla monarchia sabauda che aveva spodestato quella borbonica. L’11 Maggio del 1885, Re Umberto I e la Regina Margherita presenziarono alla posa della prima pietra per la costruzione del nuovo rione Vomero, che venne formalmente inaugurato il 20 Ottobre 1889 con l’apertura della funicolare che conduceva a Chiaia. Le nuove strade furono battezzate il 19 Aprile del 1890, allorché il Comune definì i trentasette nomi di artisti vari a cui intitolarle. Nel 1891 fu la volta dell’inaugurazione della funicolare che collegava il quartiere a Montesanto.
Il tessuto viario a maglia reticolare appena nato prendeva corpo con le vie Luca Giordano, Scarlatti, Bernini e Morghen, e con la piazza Vanvitelli, nuovo luogo centrale di aggregazione attorno alla quale sorsero i quattro palazzi pressoché omologhi in stile neorinascimentale.
Partiva intanto la costruzione del nuovo rione Arenella, che prevedeva una sua grande piazza centrale, l’attuale Medaglie d’Oro, da cui sarebbero partite a raggiera ben sette strade nuove.
La zona collinare venne così a saldarsi alla città bassa, ma in maniera disordinata, e subito si avvertì una diversità fra i due livelli cittadini ancora oggi evidente. Nacque una conurbazione sicuramente moderna ed elegante, pronto a rappresentare il nuovo riferimento residenziale in città, ma con un errore che oggi in pochi rilevano: il piano attuato dalla banca piemontese era “bidimensionale”, adatto a una città nordica, non certo a Napoli, non considerando le tre dimensioni tipiche della città obliqua, protesa verso il mare. La verticalità tra Vomero e centro fu sostanzialmente ignorata nel progetto urbanistico; un’omissione visibile, oggi come allora, nell’ostruzione della vista panoramica, in buona parte preclusa dai palazzi e sprecata da una visione imprenditoriale fatta da uomini incapaci di rispettare l’orografia del luogo. Anche il secondo tratto del corso Vittorio Emanuele, dal Suor Orsola Benincasa all’Infrascata, cioè a piazza Mazzini, fu realizzato costruendo edifici sul lato mare, diversamente dal primo tratto borbonico, dal Santuario della Madonna di Piedigrotta al complesso monastico orsolino. Il periodico d’elite Napoli Nobilissima, nel 1893, così descrisse gli interventi appena realizzati: “Le opere sono mirabili e danno alla città un aspetto ordinato, ma quanto si è guadagnato, tanto si è perduto di notevole bellezza”.
Il nuovo quartiere continuò a prendere forma nei primi decenni del Novecento con villini dotati di giardini, chiese, scuole, impianti sportivi, cinema, studi cinematografici (qui nacque la Titanus, poi trasferita a Roma), teatri, ristoranti, esercizi commerciali e anche nosocomi, facendo della zona una vera e propria città di sopra attigua a quella di sotto, maggiormente collegata col centro tramite una terza funicolare, inaugurata nel 1928 col nome di “Centrale” per la sua posizione intermedia tra quella di Chiaia e Montesanto.
Il collasso urbanistico prese il via nel secondo dopoguerra, quando l’attività edilizia subì un’impennata vertiginosa che accrebbe la densità popolativa del trecentosessanta percento circa. Si trattò di quella speculazione edilizia di proporzioni incredibili che Franco Rosi immortalò nel film Le mani sulla città. Gli interessi politici si sposarono con la crescente domanda di una casa al Vomero, possibilmente ai piani alti, là dove il mare era possibile scorgerlo, privando il quartiere anche della sua prerogativa di zona a misura d’uomo. Ai villini di pregio architettonico si sostituirono i casermoni borghesi che si espandevano dal centro del quartiere verso i nuovi rioni più alti, cambiando definitivamente i connotati alla collina e rendendola ambita ma comunque ben lontana dagli standard di vivibilità che il posto avrebbe potuto offrire.
Gli ultimi interventi al quartiere si registrarono negli anni Novanta, con l’apertura delle fermate della Metropolitana collinare che dotarono il quartiere di un ulteriore mezzo di trasporto e di nuovi arredi urbani nelle piazze a lungo interessate dai lavori.
A testimonianza di un’urbanizzazione che ha divorato la collina agreste ma anche di una storia antichissima che fa del Vomero la corona della città, nel Dicembre 2010 l’antica Vigna dei Monaci di San Martino tra la trecentesca Certosa di San Martino e il corso Vittorio Emanuele, oggi privata, divenne monumento nazionale per decreto ministeriale. Lì, in un’oasi protetta di sette ettari tra cemento e automobili, si coltivano viti autoctone, agrumi ed altre specie da frutto. È l’ultimo pezzo di Bomos, l’ultimo lembo di verde della celebre Tavola Strozzi, miracolosamente sopravvissuto al sacco edilizio.

Il principe naufrago che la fa sul tricolore

Il principe naufrago che la fa sul tricolore
il Savoia sull’Isola dei Famosi

Aveva cominciato con “Quelli che il calcio” come tifoso. Poi, nel corollario della sua carriera televisiva, è approdato a “Ballando con le stelle” come ballerino, al “Festival di Sanremo” addirittura come cantante, a “I Raccomandati” come presentatore… e ora eccolo a “L’Isola dei Famosi” della sabauda Ventura come “naufrago”. Garibaldi sbarcò a Marsala per conto del suo antenato Vittorio Emanuele II, lui è sbarcato in Honduras. E c’è da star certi che non finirà qui!
Quando sostenne la causa di famiglia nella richiesta di risarcimento danni all’Italia forse sapeva bene cosa avrebbe ottenuto. La richiesta fu ritirata tra mille polemiche, e chissà che non abbia avuto rassicurazione su un futuro televisivo che, in qualche modo, quella richiesta la sta appagando. Compromessi italiani di una televisione, quella italiana, sempre più priva di contenuti e di personaggi. Quelli di grande calibro prediligono le pay-tv o altri scenari, e allora nasce il bisogno di creare nuovi fenomeni. Ecco dunque che chi paga il canone finisce indirettamente per contribuire a questo “alternativo risarcimento danni” al Savoia.
E il principe, dunque, approdò sull’isola sfoggiando un vasino da notte tricolore nel quale evacuare… e un libro, il suo, da promuovere nell’operazione marketing senza doversi sacrificare più di tanto in una realtà senza agi e comfort perchè, in fondo, lui è già ben preparato, abituato com’è a fare a meno del bidet.

Emanuele Filiberto e il suo rapporto col bidet


Emanuele Filiberto fischiato dai Neoborbonici a Sanremo


a 1:40, l’orchestra di Sanremo e i Neoborbonici protestano contro E. F.

“DECIBEL AZZURRI”, il nuovo videoclip

“DECIBEL AZZURRI”
il videoclip che catapulta nel “San Paolo” virtuale

3 minuti intensi di stadio virtuale: i suoni, le bandiere, le sciarpe, i cori, le esultanze, il canto di Napoli. L’esperienza del catino di Fuorigrotta con pochi paragoni da rivivere velocemente in maniera multimediale. I decibel del popolo azzurro ai picchi più alti sulla scia dello speaker Daniele “Decibel” Bellini.

Piazza Dante, lavori in corso

Piazza Dante, il revisionista pulisce
il restauratore sostiene la vera storia d’Italia

di Angelo Forgione
per napoli.com

Stanno per prendere il via i lavori per il restauro e la pulizia della statua di Dante nell’omonima piazza. La Seconda Municipalità ha stipulato il contratto di sponsorizzazione dei ponteggi grazie al quale l’opera verrà realizzato a costo zero per il Comune di Napoli.
Intanto, nello stesso largo, è pronta anche la soluzione per il Convitto Vittorio Emanuele, sfregiato da una grossa scritta «viva il brigantaggio» la settimana scorsa. Per realizzare l’intervento di pulizia gratuita e immediata si è offerto un gruppo di esperti restauratori volontari guidati dall’architetto Oreste Albarano che vive e lavora a Roma e che è già al lavoro per restituire l’antico “Foro Carolino” al nitore che merita. Incredibile ma vero, il moto spontaneo e virtuoso è nato da un sussolto di rabbia dell’architetto Albarano che presta i suoi servigi per il Ministero per i Beni e le Attività culturali e che, appena appresa la notizia dello sfregio, ha subito contattato la Soprintendenza di Napoli per ottenere il permesso di operare.
L’architetto Albarano ci ha tenuto a precisare: «sono un sostenitore delle idee revisioniste sull’unità d’Italia ma questo non potrà mai giustificare un atto teppistico come quello che s’è verificato al Foro Carolino», evidenziando non a caso l’antico nome borbonico con cui fu battezzato il monumento. E con questo gesto d’amore per la città spera di dare l’esempio anche alla cittadinanza affinchè rispetti di più i monumenti e la storia, quella vera.

La sofferenza dell’emigrante

La sofferenza dell’emigrante
testimonianza emblematica dalla provincia di Modena

Lo scorso anno la fortunata trasmissione “Notte Azzurra” di Radio Marte andava in video con la conduzione di Carlo Alvino e del compianto Guido Palliggiano, due grandi meridionalisti, revisionisti, innamorati di Napoli oltre che del Napoli. La loro presenza rese quell’edizione ricca di spunti di discussione sulla Napoletanità e sulla questione meridionale in generale. Ci fu una puntata particolare dello scorso Maggio arricchita dalla presenza di Eddy Napoli in cui si discusse di orgoglio partenopeo nell’ottica delle incalzanti celebrazioni dell’unità d’Italia.
Nel mezzo della trasmissione irruppe in diretta telefonica un ragazzo napoletano di 33 anni, Andrea, emigrato nella provincia di Modena (Mirandola) per lavoro, che sfogò tutto il suo disagio dovuto ad una mancata integrazione nella realtà provinciale emiliana, cosa che ha purtroppo contribuito alla diagnosi di una malattia. La telefonata emozionò tutti, compreso il sottoscritto chiamato in causa durante la discussione. In questi mesi, tanto io quanto Eddy Napoli, abbiamo continuato a tener corrispondenza con Andrea al quale dimostriamo sempre la nostra vicinanza.
In questi giorni di celebrazioni d’unità d’Italia, Andrea ha liberato tutto il suo punto di vista controcelebrativo esponendo al balcone di casa, lo stesso da cui urla la sua gioia ad ogni goal del Napoli, striscioni di contestazione e bandiere dell’antico regno del sud (foto in basso), avvalendosi dell’Articolo 21 della Costituzione Italiana*. Purtroppo però, dopo qualche consenso inatteso, tale “manifestazione” gli ha procurato disgustose e spiacevoli minacce anonime ricevute nella cassetta delle lettere con le quali gli è stato intimato di rimuovere il tutto dalla sua proprietà privata.

*«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.»

Al minuto 6:04, la telefonata di Andrea a “Notte Azzurra” dello scorso Maggio

seconda parte della telefonata di Andrea a “Notte Azzurra” dello scorso Maggio



intervista post-controcelebrazioni

Riflessioni post-controcelebrazioni
a Radio Incontro Roma

A “Napoli nel cuore” su Radio Incontro Roma, le mie riflessioni sugli eventi organizzati per controcelebrare l’unità d’Italia svoltisi a Napoli il 15, 16 e 17 Marzo 2011 e per protestare contro la colonizzazione del meridione e la retorica sui racconti del Risorgimento.
E alla fine, una “divertita” promessa in caso di scudetto del Napoli!

Angelo Forgione

Sit-in per la riapertura della “Floridiana”

Sit-in per la riapertura della Villa Floridiana
Sabato 26 Marzo, ore 12:00 – Via Cimarosa

Monta la protesta al Vomero per la chiusura della villa Floridiana. Cittadini arrabbiati per un evento inaspettato nel primo giorno di primavera, con motivazioni che destano non poche perplessità.
Si parla infatti di presunti rami o alberi pericolanti ma nel comunicato affisso all’ingresso del parco su via Cimarosa si legge testualmente: “Per motivi di sicurezza e di igiene il parco è chiuso al pubblico “.

Molte le associazioni, i comitati e i movimenti che aderiscono al sit-in promosso per sabato 26 marzo prossimo, con appuntamento alle ore 12:00 dinanzi all’ingresso del parco in via Cimarosa, 77, al Vomero.

Aderisce tra gli altri Insieme per la Rinascita che fa sapere, tramite la coordinatrice Germana De Angelis:
“È una vergogna, prima ci hanno sottratto il Parco Mascagna e poi ci privano dell’unico polmone verde restante al Vomero; faremo la nostra parte e porteremo tanti ragazzi sabato! “.

Si aggiunge al coro di proteste anche Mariano Peluso del Movimento 5 Stelle, che aggiunge:
“In un periodo nero da un punto di vista ambientale, economico e internazionale è importante avere un luogo delizioso, quale la Floridiana, ove poter sfogare lo stress emotivo che la quotidianità ci propone: sabato faremo tremare la casta dopo quest’ultima ingiustizia! “.

Conclude Angelo Forgione del Movimento V.A.N.T.O. che tuona:
“La chiusura del parco borbonico che ospita anche il Museo della ceramica, anche se accessibile, è solo l’ultima spallata al patrimonio e alla storia della città nel silenzio delle istituzioni. Il parco è, per la zona collinare, riferimento dei tanti genitori ma ne subiscono le conseguenze i più piccoli su cui si carica tutto il peso di una città sempre meno a misura di bambino“.

Gennaro Capodanno del Comitato Valori Collinari chiosa:
“Non vorremmo che dietro questa improvvisa chiusura si nasconda la vecchia tentazione d’imporre un ticket per i visitatori del parco. Peraltro non si comprendono i motivi per i quali ha smesso di operare la ditta che era stata incaricata della manutenzione dal Comune di Napoli in base al protocollo d’intesa siglato con la sovrintendenza negli anni scorsi“.

Coordinamento:
Comitato Valori Collinari
Insieme per la Rinascita
Movimento V.A.N.T.O.
Movimento 5 stelle

Adesioni:
Assoutenti
Centro studi Erich Formm di Napoli
Comitato Civico di Portosalvo
Federazione dei Verdi
Napoli punto a capo
Noi consumatoriTelefono blu Campania
Verdecologista


Piazza Dante sfregiata. Così non va!

Piazza Dante sfregiata. Così non va!
Raid notturno: “VIVA IL BRIGANTAGGIO”
su tutto il “Foro Carolino”

Angelo Forgione – Raid notturno a Piazza Dante. Obiettivo il “Convitto Vittorio Emanuele”, l’antico Foro Carolino realizzato da Luigi Vanvitelli per raffigurare le virtù di Carlo di Borbone.
Deturpato il monumento e il completo colpo d’occhio della piazza, già sfregiata dalle scritte sul basamento della statua di Dante e sullo stesso complesso architettonico.
Su 18 basamenti delle colonne è stata impressa la scritta “VIVA IL BRIGANTAGGIO”. L’ampiezza della scritta lascia perplessi per come essa si sia potuta realizzare senza alcun intralcio o problema.
Chiara l’ideologia anti-risorgimentale e il sostegno alla lotta partigiana delle popolazioni meridionali che lottarono contro l’invasore piemontese per finire nel sangue di centinaia di migliaia di morti.
A prescindere dalla legittimità di un pensiero, chiaramente condiviso dal sottoscritto, ritengo che nessuna ideologia possa imbrattare i monumenti che sono SACRI.
L’obiettivo è chiaro e non casuale, ovvero uno dei monumenti usurpati dalla dinastia sabauda subentrante e ribattezzato per cancellare la memoria storica della città. Tra l’altro, contornato in questi giorni di festeggiamenti da numerose bandiere tricolori. Ad ognuna di esse corrisponde una lettera dello slogan. Casuale? Non direi.
La riscoperta della nostra grande storia è cultura. Imbrattare un monumento no! La rivisitazione delle nostre radici non può passare per simili azioni dalle quali prendo fermamente le distanze, rammaricandomi che l’ennesimo monumento di Napoli sia stato fatto oggetto di vandalismo. Da anni sostengo la necessità di fare cultura recuperando il nostro glorioso passato e la memoria storica sottratta da cui sono convinto che possa partire anche il rispetto dei monumenti e del bene pubblico che tanto mi sta a cuore, e che dovrebbe stare a cuore a tutti.
Così si fa solo il male della città e la battaglia per l’affermazione della nostra dignità è facilmente strumentalizzabile.